venerdì 6 settembre 2024

Le scimmie di Agnelli

 

Il vecchio sogno dei padroni: la forza-lavoro, lo schiavo umano, sostituito dallo schiavo macchina, lo schiavo bionico. Chi se ne lamenterà? Puoi frustare una macchina, prenderla a calci in culo, insultarla, romperla con un martello, non appartiene alla specie umana. Soprattutto non sciopera e non rompe i coglioni per il rinnovo del contratto.

Ricordo un’intervista di Giovanni Agnelli, detto Gianni, nella quale, divertito, raccontava di un esperimento effettuato presso gli stabilimenti della Fiat: una “giostra”, una catena di montaggio, dove al posto degli operai erano state immesse delle scimmie. Eppure è noto che lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori, che ha una natura essenzialmente storica e dunque è una specificità propria dell’uomo, non riguarda gli altri primati né gli economisti.

La prossima previsione? Il momento in cui le macchine riusciranno a migliorarsi e in cui gli esseri umani non avranno altra scelta se non quella di fondersi con loro. Le persone con l’intelligenza, l’istruzione e/o la ricchezza necessarie per potenziare il proprio corpo e il proprio cervello diventeranno una specie che avrà poteri di gran lunga superiori a quelli della specie umana. Le persone che, per un motivo o per l’altro, non si evolvono nella stessa direzione, diventeranno la specie inferiore incapace di sopravvivere o in grado di sopravvivere solo per servire come schiavi.

I migliori trionferanno. E i migliori sono quelli che hanno i soldi. Che cosa accadrà ai diritti degli altri il giorno in cui una frazione dell’umanità avrà raggiunto questo potenziale di “uomo aumentato”?

Questo futuro non sta per realizzarsi, contrariamente a quanto affermano questi tecnoprofeti. Dei folli incapaci di pensare all’umanità se non attraverso il prisma della tecnologia e del denaro. Fanno di tutto per essere i primi a padroneggiare queste tecnologie, perché ciò equivarrebbe, pensano, a padroneggiare il futuro dell’umanità.

Come sempre, le fantasie di queste élite hanno poco peso di fronte alla realtà scientifica: affermano che un giorno saremo in grado di trasferire il nostro cervello in un computer, “trascendere” il nostro cervello in una sorta di disco rigido. Questa è una stronzata. Attualmente siamo in grado di simulare le connessioni di un piccolo verme chiamato Caenorhabditis elegans e che ha solo 302 neuroni. Detto questo, nonostante tutte le conoscenze che abbiamo al riguardo, non riusciamo ancora a riprodurre il suo modo di funzionamento.

5 commenti:

  1. per l'intanto bastano e avanzano le sempre attuali: festa, farina, f..a e forca.

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  2. Gianni Agnelli era noto più che altro per le dimensioni del suo uccello. Ormai le sue opinioni possono essere un riferimento solo per gli editorialisti del gruppo GEDI.
    Quello che dici è corretto se applicato all' intelligenza artificiale, che è di là da venire. Ultimamente, i gazzettieri hanno chiamato IA una cosa che assomiglia a quei giochi per bambini di domande e risposte, con la risposta giusta che si illumina.
    Nessuna minaccia di sostituzione uomo/macchina per questa roba, a parte lo sfigatissimo personale dei call centers.
    Per quanto riguarda l'automazione di fabbrica, invece, il problema c'è, ma riguarda gli operai cinesi. Gli operai italiani non ce l'hanno, il problema, in quanto prima che esso si manifesti avranno dovuto cedere il loro posto, appunto, ai cinesi. È una catena conosciuta, dello stesso tipo che ha visto i commercianti al dettaglio, e relativo personale, soppiantati prima dai centri commerciali, e poi questi ultimi soppiantati da Amazon. Allora i commessi di salumeria si metteranno a fare consegne? Sì, fino a che le consegne non saranno anch'esse automatizzate.

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  3. Riguardo le previsioni della perdita dei posti di lavoro a ragione della automazione spinta e della digitalizzazione dei processi consentita dalle nuove tecnologie, non sarei così ottimista da relegarla alle fabbriche o ai call center. Guardiamo per esempio al mondo bancario. Sono almeno 10 anni che si susseguono chiusure di sportelli e filiali a ripetizione, il che è scontato visto che ormai il 90% di quello che gli serve il cliente può farselo comodamente in autonomia da casa. Ormai in filiale vanno gli anziani e i meno inclini all'uso della tecnologia, due categorie che il tempo si occuperà di asciugare rapidamente, considerando che i 60enni di oggi (gli anziani di domani) sono già tecnologicamente più preparati.
    Risultato? Un eccedenza di personale di circa il 15%, cioè 40.000 persone (in Italia). Naturalmente questo fenomeno non è limitato solo alle banche. I numeri in gioco sono elevati, è inequivocabile che la tecnologia stia ponendo a rischio severo centinaia di migliaia di posti di lavoro, con un tasso di potenziale riqualificazione molto più basso che nei tempi passati, posto che le competenze necessarie ai nuovi ruoli sono sempre più elevate e difficilmente raggiungibili. Il reddito di cittadinanza, ora di inclusione, opportunamente da lungo tempo è stato pensato come necessaria mitigazione.
    Tutto quanto la tecnologia consentirà tempo per tempo di fare - e gli sviluppi sono rapidi e soprattutto poco conoscibili nelle prospettive a breve - sarà fatto senz'altro. Secondo certe visioni malate dei dominanti, i "mangiatori inutili" saranno sempre di più, e in un modo o in un altro bisogna metter mano al problema.

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    1. Il vento maligno della Storia, dei suoi demagoghi e dei suoi assassini, ha ripreso a soffiare con forza. ne vedremo delle belle. È solo questione di temo.

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    2. Credo sia inevitabile ma non necessariamente catastrofico, anche la rivoluzione industriale causò la perdita di posti di lavoro, ma contemporaneamente nacquero nuove tipologie di impiego.
      Sicuramente non una passeggiata per chi si ritrova disoccupato a 50 anni ma l'alternativa qual'è? Bloccare lo sviluppo tecnologico?

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