venerdì 13 settembre 2024

Determinismi interiorizzati

 

Negli anni 1960, Andy Warhol spiegò di amare gli Stati Uniti perché, in questo paese, un milionario e un senzatetto bevevano la stessa Coca-Cola. Non gli venne nient’altro in mente a proposito della produzione d’identità e, per contro, delle reali differenze di classe. Anche i suoi “dipinti” erano prodotti in serie, ma non li vendeva ai senzatetto. Come fabbricare un paio di jeans per i ricchi e un altro per i poveri?

Prima di essere un sistema, il capitalismo è un problema: come creare distinzione? Come possiamo garantire che la stratificazione sociale venga perpetuata? La sopravvivenza del sistema dipende dalla sua capacità di rispondere a questa domanda. Ogni classe sociale non ha solo gli articoli a lei destinati, ma anche i luoghi in cui può acquistare i suoi.

In passato il lusso era naturalmente riservato ai nobili; oggi, ci sono negozi riservati a una manciata di persone facoltose, di proprietà di miliardari e destinati ai milionari. Un nuovo modo di considerare il privilegio. I poveri restano fuori, a guardare le vetrine. E andranno a casa per ordinare su Internet. Tutti interiorizzano i vincoli di classe, ed è così che il sistema regge: facendo liberamente le nostre scelte.

Lo stesso vale per gli asili nido, le scuole, le spiagge e anche per i partiti politici e i loro elettori. Sempre di braghe di tela e altri bling-bling si tratta, ma ad ognuno sono offerte le sue preferite. Comprese le “idee” politiche.

Poiché la maggior parte dei bisogni primari è stata soddisfatta, non restano che oggetti inutili che devono essere resi essenziali. Lo scopo del capitalismo consiste nell’inventare costantemente nuovi desideri. Quello della politica è d’inventare nuovi miti, nuovi slogan, nuove bugie, nuove stronzate profonde in cui credere. Sfumature senza le quali il sistema non sopravviverebbe.

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