giovedì 18 giugno 2020

La prossima Sarajevo?


Anche in Nepal hanno letto il post.


Immaginiamoci che la Cina possieda tre portaerei e le mandi ai limiti delle acque territoriali della California. È esattamente ciò che hanno fatto gli Usa mandando un’imponente flotta nel Pacifico occidentale dove opereranno in acque appena al largo della Cina continentale.

Mettiamoci anche la strategia di “disaccoppiare” l’economia americana dalla Cina, facendo pressione sulle multinazionali americane per spostare le produzioni dalla Cina, promuovendo l’India come hub alternativo della catena di produzione manifatturiera cinese.

La campagna Usa per spingere i paesi a vietare Huawei e contrastare in ogni altro modo l’emergere della Cina come concorrente nei settori high-tech, paventando l’uso spionistico dei dati raccolti. Il bue che dice cornuto all’asino.

E molto altro ancora. Qui non si tratta di prendere le difese della Cina, ma di aver una visione delle cose decentemente oggettiva, poiché poi, quando la crisi non dovesse più essere contenuta con mezzi pacifici, divenendo incontrollabile, non si venga a raccontare che gli Usa sono innocenti come dei fantolini.

Nello stesso quadro anche lo scontro di lunedì sera che ha causato la morte di dozzine di soldati dell’esercito indiano e dell’esercito cinese, una vera e propria battaglia che potrebbe preludere a una guerra a tutto campo tra i due paesi più popolosi del mondo (potenze nucleari).

Dopo lo scontro, sia Pechino che Nuova Delhi si sono impegnate ad una soluzione diplomatica alle loro rivendicazioni territoriali rivali, ma questo genere di cose vanno per le lunghe, e le cose lunghe diventano serpenti.

Ieri, Narendra Modi, primo ministro suprematista indù, ha tenuto un discorso televisivo in cui ha promesso che “il sacrificio dei nostri soldati non sarà vano [...] L’India vuole la pace, ma se provocata è in grado di dare un’adeguata risposta”.

Pechino ha ribattuto che lIndia “non deve sottovalutare la ferma volontà della Cina di salvaguardare la sua sovranità territoriale”.

Il confine controverso di 3.500 chilometri dell’India e della Cina attraversa l’inospitale territorio dell’Himalaya. I combattimenti di lunedì notte si sono svolti lungo una stretta cresta a più di 4.260 metri sul livello del mare. Una disputa territoriale che non avrebbe senso combattere con le armi, se non ci fosse dell’altro.

Sotto Modi, Nuova Delhi ha aperto le sue basi militari alle navi e agli aerei statunitensi e ha sviluppato una rete in continua espansione di legami multilaterali di sicurezza militare con Washington e i suoi principali alleati dell’Asia-Pacifico, Giappone e Australia fra tutti.

Pechino ha risposto cercando di sfruttare la stretta collaborazione in materia di sicurezza con lo storico rivale dell’India, il Pakistan, potenza nucleare, anche attraverso la costruzione d’infrastrutture, linee ferroviarie e collegamenti stradali dalla Cina occidentale al porto pakistano di Gwadar, nel Mar Arabico, con l’obiettivo di contrastare i piani degli Stati Uniti di soffocare la Cina inibendole i chokepoints dell’Oceano Indiano e del Mar Cinese Meridionale.

Il corridoio economico tra la Cina e il Pakistan attraversa la regione cinese di Aksai Chin, vicino al luogo in cui si sono verificati gli scontri di lunedì e dunque nel territorio che il governo di Modi ha riaffermato, fin dallo scorso agosto, come storica rivendicazione dell’India. Quel territorio fu una delle cause della guerra sino-indiana del 1962, durante la quale la Cina s’impadronì della regione in quanto l’area consente il collegamento stradale tra lo Xinjiang e il Pakistan.

È vero che noi siamo alle prese con ben altre preoccupazioni, tuttavia non dovremmo sottovalutare che la disputa sul confine sino-indiano è intrecciata con la rivalità strategica tra Stati Uniti e Cina, che sta aumentando enormemente il suo carattere esplosivo, con un enorme significato geo-politico globale.

Voglio dire, spero senza fraintendimenti per chi legge, che gli effetti del coronavirus, a confronto degli sviluppi della disputa sino-americana, un giorno, in sede storica, potrebbero essere ridotti a una nota a piè di pagina.

8 commenti:

  1. semplice e chiaro
    https://www.babilonmagazine.it/armi-nucleari-usa-russia-cina-israele-corea-nord/

    RispondiElimina
  2. senza dimenticare il genocidio dei tibetani, dalla quale territorio, i cinesi usano lo stesso stratagemma di annessione dei territori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. certamente mia cara Silvana, ma quello degli indiani d'america non fu da meno. la storia è una lunga catena di misfatti.

      Elimina
    2. Misfatti delle società divise in classi ...

      Elimina
    3. Anche dove hanno detto che le avevano abolite

      Elimina
    4. Non mi sembra di aver alluso a questa eccezione. Il mondo è pieno di falsi socialismi passati e presenti. GS

      Elimina
    5. vero, hai ragione. al commento però mancava quella sigla GS che sarebbe bastata a chiarirmi il mittente

      Elimina
  3. Quindi i suoi post vengono letti più in Alaska e nord'America che in Europa?
    Attento, la Cia ti spia.

    RispondiElimina