La vice del Segretario di Stato USA, Ellen M. Lord,
ha minacciato, in una lettera indirizzata all’Alto rappresentante dell'Unione
per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che se
l’UE, ossia il Fondo europeo per la difesa, continuerà a realizzare progetti di
difesa autonomi, ci saranno conseguenze politiche ed economiche.
Il Fondo europeo per la difesa è stato creato su
iniziativa della Commissione Europea, che ha proposto di aumentare gli
investimenti nel campo della sicurezza del 40% nel periodo dal 2021 al 2027.
Grazie agli investimenti l’Unione Europea conta di entrare a far parte dei
quattro maggiori investitori nel campo della ricerca e delle tecnologie in
ambito militare, tanto più che la Brexit ha privato Londra, per conto di Washington, del suo diritto di
veto sui piani per un esercito europeo.
Affari e strategia vanno assieme, come sempre. Questa
lettera di minacce rivela la condizione di effettivo e permanente vassallaggio
dell’Europa nei confronti dell’”alleato” statunitense. Settantaquattro anni
dopo la fine del II conflitto, Yalta non è ancora superata. Almeno per quanto
riguarda i rapporti Europa-Usa. Washington non ha bisogno di mandare i propri
carri armati per farsi obbedire (del resto le basi americane non schiodano
dall’Europa nonostante la fine dell’Urss e del patto di Varsavia), sono
sufficienti le minacce d’ordine economico-finanziario e di abbandonare
l’alleanza NATO (*).
*
La Francia, con la sua inossidabile vocazione alla grandeur, è abituata a lavorare soltanto
per il proprio vantaggio, essa calcola solo questo (basti citare la questione
libica); l’Europa – di là delle dichiarazioni di principio – scompare ai suoi
occhi (**). Nondimeno la Germania persegue il proprio disegno di potenza
egemone e però dimostra l’incapacità di una politica generosa, dimentica, tra
l’altro, degli aiuti politici ed economici ricevuti per la sua agognata riunificazione.
L’Italia, strategicamente ed economicamente indispensabile, viene percepita con
preoccupazione per la sua instabilità politica e finanziaria. E non a torto,
visto anche il livello per così dire semantico cui è giunto lo scontro politico
interno.
Pertanto, c’è da chiedersi che cosa voglia essere e
diventare l’Unione Europea, condannata in realtà a non diventare mai quello che
si vorrebbe essa possa e debba essere.
(*) L’Istituto Internazionale di Studi Strategici di
Londra, certo una fonte non indipendente, stima in 110 miliardi di dollari gli
investimenti necessari all’Europa per lo sviluppo di capacità navali e 357
miliardi per prepararsi alla guerra contro la Russia. Per quale motivo l’Europa
dovrebbe fare la guerra alla Russia non è detto nel documento dell’IISS.
(**) Emmanuel Macron si è lamentato del siluro
americano all’accordo nucleare iraniano (l’Iran è la seconda economia nel Medio
Oriente, quarto produttore di petrolio al mondo e secondo per riserve di gas
naturale, 80 milioni di abitanti di cui più del 60% sotto i 30 anni). In un
vertice UE della scorsa settimana in Romania, ha dichiarato: “Innanzitutto,
l'Iran non si è ritirato da questo accordo. Secondo, se l’Iran si ritira da
questo accordo, sarà responsabilità degli Stati Uniti”. Nel gennaio 2019, Francia,
Germania e Regno Unito hanno costituito INSTEX, Instrument for Support of Trade Exchanges, uno special purpose vehicle
(SPV) per permettere alle proprie aziende di fare affari con l’Iran senza
incorrere nelle sanzioni statunitensi. È stato progettato con lo scopo di
convincere il governo iraniano a non affossare l’accordo sul nucleare concluso
nel 2015. Lo SPV ha sede a Parigi ed è diretto dal tedesco Per Fischer, che in
precedenza ha ricoperto il ruolo di direttore di Commerzbank.
Mercoledì scorso, la Spagna ha ritirato la sua
fregata Méndez Núñez dal gruppo aeronavale a guida statunitense guidato dalla
portaerei Abraham Lincoln, che si sta recando nel Golfo Persico per minacciare
l'Iran.
Negli Stati dell'Unione Europea manca non solo la volontà politica, ma anche il pio desiderio di diventare una Unione effettiva di Stati guidati da un unico governo che, insieme, perseguano interessi comuni. Ogni Stato, come qui ricordato Francia e Germania in testa, sta dentro l'Unione tra stati per mero tornaconto nazionale.
RispondiEliminal'interesse nazionale è più che comprensibile, ma fare ciò che la francia ha fatto in libia è altra cosa
EliminaKissinger definì la Merkel "leader locale", tanto per dire la considerazione da portare a lei e al tentennante progetto egemonico tedesco riassumibile nel progettino "il banco vince sempre"
RispondiEliminaLa grandeur francese dovrebbe meditare su quando sarkò in libia finì letteralmente i missili
almeno imparassero qualcosa dagli americani, invece ancora la puzza sotto al naso
mi sorprese la Merkel quando a proposito della crisi infinita, disse: ma gli economisti avevano detto ...
Eliminala Merkel, Sarkò, Blair, gente così, che cosa hanno prodotto a livello politologico se non la pedissequa nebbia neoliberale? vuoi mettere il livello intellettuale di un Churchill o anche di un De Gaulle o Kennedy? vero che l'Italia ha Renzi, Di Maio e Salvini ...