La Libia ha un terzo in meno degli abitanti della Lombardia, ma diversamente da questa regione italiana, la Libia è ricca di datteri, come peraltro rilevavo il 22 (qui), 23 (qui) e il 25 febbraio scorso (qua) e poi nei post successivi. Adesso della faccenda dei datteri sono diventati tutti esperti. Ricordate quando Eugenio Scalfari (vedi questo post) liquidava il petrolio libico come uno “dei peggiori” per qualità?
La notte del 18 marzo i cacciabombardieri dell’Impero hanno cercato di far fuori Gheddafi al primo colpo bombardandone la residenza. Dopo cinque mesi sono ancora lì che bombardano. Le truppe speciali francesi, inglesi e del Qatar stanno facendo il resto. Poi arrivano gli “insorti”, i “ribelli”, gli ex alleati e gerarchi del regime, a sfilare per le foto di rito con la bandiera monarchica (chi si ricorda di re Idriss?).
Solo una domanda: ma se il popolo libico era tanto scontento del tiranno, come mai ci sono voluti sei mesi di guerra e cinque di bombardamenti da parte della Nato per aver ragione di poche migliaia di “lealisti”?
Naturalmente gli italiani, voglio dire i fascisti italiani, oggi come ieri, non si fanno mancare niente: «Senza l'apporto dell'Italia, Gheddafi non sarebbe caduto – dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa –. Il nostro Paese ha svolto un ruolo fondamentale».
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