La decisione di Standard & Poor’s di abbassare il rating degli Usa è, ovviamente, una decisione politica. Il tentativo di Gene Sperling, direttore del consiglio economico della Casa Bianca, di addebitare un errore di calcolo e di chiamare in causa "il palese dilettantismo" di Standard & Poor’s, finge di non tener conto che tale mossa è tutta politica (*). Già a luglio l’agenzia aveva ammonito che i tagli non dovevano essere inferiori a 4.000mld di dollari. In questo modo si è chiarito chi comanda. Ma chi è Standard & Poor’s?
È sussidiaria della multinazionale McGraw-Hill Companies, colosso delle comunicazioni, dell'editoria, delle costruzioni e presente in quasi tutti i settori economici. Il presidente è Harold McGraw III, che è, tra le altre cose, contemporaneamente membro del Board of Directors della United Technology (multinazionale degli armamenti) e della ConocoPhillips (petrolio ed energia). È stato anche membro del “Transition Advisory Committe on Trade” del presidente George W. Bush (vedi anche questo post).
Tra i membri del Board of Directors della McGraw-Hill, che decidono quindi anche dell'attività della S&P, troviamo:
Winfried Bishoff, presidente della Citigroup Europa e uomo di punta della Henry Schroder Bank di Londra;
Dougals N. Daft, presidente della Coca Cola Co.;
Hilde Ochoa-Brillenmbourg, alto responsabile della Credit Union del FMI-World Bank;
James H. Ross, della British Petroleum;
Edward B. Rust Jr., presidente dell’assicurazione State Farm Insurance Company (gigante del settore assicurativo, bancario e immobiliare, sotto inchiesta per le politiche troppo disinvolte dopo l'urgano Katrina), direttore della Helmyck & Payne, colosso del settore petrolifero e già membro del Transition Advisory Team Committee on Education della presidenza di George W. Bush (padre);
Sidney Taurel, presidente della farmaceutica Eli Lilly (quella del Prozac) e direttore dell'IBM, già membro nel 2002 dell’Homeland Security Advisory Council (l'apparato dell'antiterrorismo).
Insomma il Gotha della finanza e dell’industria. Questa decisione è il modo per mettere ulteriore pressione sulla commissione del Congresso (non ancora nominata) per trovare ulteriori tagli alla spesa pubblica entro novembre, senza toccare i ricchi e le corporation. È un “avvertimento”, tutto qui.
Curiosa la reazione della Cina che non ha certo mandato a dire che Washington ha bisogno di "curare la sua dipendenza dai debiti" e di "vivere con i propri mezzi". Se gli Usa decidessero di vivere con i propri mezzi i cinesi tornerebbero alla ciotola di riso e al libretto rosso nel giro di un anno.
La decisione di tagliare il rating potrebbe avere, nei prossimi giorni, a livello di borsa e in seguito a livello economico, effetti devastanti, ovvero offrire la scusa buona per dare il via a una spirale di vendite e mettersi in liquidità, come del resto ha già fatto nelle settimane scorse Soros. Tira una brutta aria e Obama, a meno di colpi di scena, può già pensare al titolo da dare alle sue “memorie”.
(*) Sulla diatriba dei conteggi vedi questo articolo del NYT, nel quale è detto che S&P ha infine ammesso di essersi sbagliata nei conteggi, ma che ciò non avrebbe influito sulla sua decisione!
Quando scrivi:
RispondiElimina«La decisione di tagliare il rating potrebbe avere, nei prossimi giorni, a livello di borsa e in seguito a livello economico, effetti devastanti, ovvero offrire la scusa buona per dare il via a una spirale di vendite e mettersi in liquidità, come del resto ha già fatto nelle settimane scorse Soros».
Potresti spiegarmi a chi vendono i Grandi Investitori? Vale a dire: chi è che acquista ciò che già ora sappiamo diventerà carta straccia?
Abbi pazienza, ma non trovi sorprendenti le motivazioni per cui Standard & Poor's ha declassato il rating Usa?
RispondiElimina«Rispetto alle nostre precedenti previsioni, il nostro scenario di base rivisto assume ora che i tagli d’imposta del 2001 e 2003, attesi scadere alla fine del 2012, resteranno in essere. Abbiamo cambiato le nostre assunzioni si questo perché la maggioranza dei Repubblicani in Congresso continua ad opporre resistenza ad ogni misura che che alzerebbe il gettito fiscale, una posizione che riteniamo il Congresso abbia rafforzato, approvando la legge».
Via Phastidio
http://phastidio.net/2011/08/07/tutta-colpa-di-barack-pisapia-obama/
Scusami Luca ma non commento i brani di cui non conosco la fonte esatta e il contesto (Phastidio non la indica esplicitamente e la traduzione mi sembra fin troppo approssimativa anche se il senso forse è chiaro, ma appunto manca il contesto in cui inserire la frase).
RispondiEliminaPer quanto riguarda le motivazioni penso che l’articolo del NYT che ho segnalato nel post sia eloquente (verso la fine dell’articolo).
Per quanto riguarda il secondo quesito mi permetto rinviarti a:
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/10/lorologio.html
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/10/la-droga.html
Buona sera.
RispondiEliminaMettiamo che un povero fesso come me, vorrebbe approfondire (e capirci qualcosa) di economia, cioè, le relazioni tra economia reale e finanza, come si crea il debito, la moneta, il valore dell'oro, ecc., ecc.
Come iniziare?
Da dove?
Esisterà pure una metodologia, o mi devo iscrivere all'università?
Alla mia età poi.
E poi, ho una idiosincrasia per i professori accademici.
Sera.
se si accontenta, ho intenzione nei prossimi giorni o dopo ferragosto di scrivere qualche riga su banche, denaro e dintorni
RispondiEliminauna COSETTA molto semplice e chaira
intanto potrebbe procurarsi un libro di Marx:
Per la critica dell'economia politica
può trovarlo in questo sito ma le suggerisco di leggere il LIBRO
sera a lei