Con sorpresa ho ricevuto una nuova mail da suor Benedetta del Santissimo Sangue di Gesù. La reverenda mi comunica che in merito allo scherzetto di disseminare tra i libri devozionali della biblioteca conventuale le incisioni erotiche di Hogarth, tra le sorelle è prevalsa la disponibilità al perdono, poiché – inferisco da me – è così bello stizzirsi e ciò nonostante dover amare. E del resto, non è l’oggetto della loro fede fatto a immagine della loro alienazione?
Più grave, rileva la superiora, è l’aver dato in lettura il Concilio dell’amore di Oskar Panizza alla giovane novizia. Suor Benedetta trascura che la rinuncia è la virtù di cui si onora lo schiavo. Vorrei dirle che l’amore della vita è nella totalità dell’amore. Ed è nell’amore sessuale che il corpo impara a revocare il senso di colpa e a scoprirne l’innocenza. Sottratta a questa esperienza, la vita è condannata all’incompiutezza. Non c’è eternità se non nel cuore del presente, nel libero godimento di sé.
Infine, la suora racconta che è prevalso il perdono anche in questo caso e mi comunica che in questo mese d’agosto c’è meno affluenza del solito presso il convento. Dice che questa calma dà sollievo e m’invita a trascorrervi ancora qualche giorno. È fin troppo candida questa badessa nel preporre questioni di mero interesse al desiderio – che lei sa bene essere ingiusto quanto vano – di fare di me una coscienza contrita e devota.
Per questo ho deciso che andrò altrove. Ciao.
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