sabato 28 agosto 2021

Come dice la canzone del Guccini

 


Pare già di sentirli, quando sarà data loro nuovamente voce al rientro degli esponenti del grande giornalismo militante: «Vi è andata di culo, ma vedrete a settembre con la riapertura delle scuole, altrimenti a ottobre o novembre». Gli esperti di queste cose sono come gli orologi rotti: basta aspettare e due volte il giorno azzeccano l’ora esatta.

La campagna vaccinale a livello mondiale assomiglia molto al ritiro della NATO dall’Afghanistan: ognuno fa e va per conto suo (salvo il tentativo di scaricare i profughi agli altri). Per i vaccini sarebbe stato necessario un impegno e coordinamento internazionale per la produzione e la distribuzione. Solo così sarebbe stato possibile raggiungere, in tempi non biblici, certi obiettivi che ora paiono miraggi nella situazione attuale.

La variante “delta” sta per variante “indiana”. Quanti sono i non vaccinati in India? Nel resto dell’Asia, in Africa o in Sudamerica? Guai a rimuovere i brevetti sui vaccini. Del resto, siora mia, non è come fare la pasta in casa. Possono fabbricare missili balistici, far atterrare macchine sofisticatissime su Marte, ma ci vogliono le centrifughe adatte per impastare i “cosi” del vaccino. E “loro” non sono in grado. E poi, cristo santo, bisogna remunerare gli investimenti profusi dalle società farmaceutiche nella ricerca! I miliardi di profitti non bastano mai per tirare avanti, questo si sa.

Il programma “nuovi leader” seleziona ogni anno i migliori candidati.

E così ci vorrà la “terza dose”, poi la quarta, poi “ogni anno uguale”, come dice la canzone del Guccini. Vaccini, tamponi, mascherine, detergenti, guanti, eccetera. L’affare ormai è troppo grosso, lunga la catena degli interessi in gioco, l’esposizione mediatica in overdose e un dispensario di “esperti” da gestire, marchette per stringere legami, sedurre e convincere.

Non c’è stato nemmeno il classico “delitto dell’estate”, ma per fortuna è arrivata in soccorso la grana dell’Afghanistan, se no che scherzi vocali potevano inventarsi da qui alla riapparizione televisiva dalle stelle del firmamento, posto che Salvini regge Draghi e poi ormai puzza di rancido?

A proposito ancora di Afghanistan, prima che venga a noia mortale, vale la pena osservare che nel gennaio scorso a Washington si respirava un’aria più democratica. E non ci voleva molto. Il 46° presidente degli Stati Uniti si era proposto bene, ha eliminato con un tratto di penna le misure di punta del suo predecessore firmando 20 decreti presidenziali in tre giorni, quindi aveva lanciato tre grandi piani per aiutare i più fragili: tassare i più ricchi, rilanciare l’economia e ripristinare le infrastrutture. Insomma, dare all’America un volto umano, o quantomeno passabile. Un piano per una cifra stratosferica di 6 trilioni di dollari. Dove trovarli? Eh, un po’ si potrebbe portarli a casa da quel posto laggiù. Un’idea che era già venuta al suo predecessore.

Nessun commento:

Posta un commento