sabato 31 ottobre 2020

Come neanche il virus

 

Può succedere di tutto, qui come altrove. Le immagini dei parigini in fuga sono eloquenti. Da che cosa fuggono, dal virus? Neanche per idea. Tutti irresponsabili, stiamo scivolando verso l’anarchismo?

La cosa più banale che si possa dire, ma che va detta, e che l’umanità sta attraversando un brutto sogno e il potere non è all’altezza della crisi, il che non è una sorpresa. Siamo completamente rannicchiati nella nostra situazione, perdendo interesse per tutto il resto. Si salvi chi può e come ci riesce.

Perciò la fuga, non solo fisica.

Fermiamo tutto, ci dicono politici, amministratori pubblici, premi Nobel della chiacchiera televisiva, che non sanno nulla di come viviamo, dei nostri quartieri, e però prendono decisioni per noi. Per problemi che non conoscono. Non sanno come vivono le persone comuni: un cameriere, un ristoratore, una colf, una guida turistica, un autista, un lavoratore pendolare, una barista, un giovane o un anziano a 750 euro, una mamma con figli che vanno all’asilo e a scuola.

Lor signori si fanno consegnare la spesa a domicilio, la loro colf non si deve ammalare, l’autista sia puntuale, la parrucchiera pronta, il mondo in vendita ai loro piedi .

Gli stessi che sono oggi a cantare le lodi del servizio sanitario pubblico fino a ieri argomentavano sui giornali e sui social i benefici del taglio delle spese e delle privatizzazioni della sanità, che di quella privata sono azionisti.

Condividono dividendi grazie ai licenziamenti, al precariato e allo sfruttamento. Il mercato sei tu, ci dice la loro pubblicità. Siamo fatti complici di questo stato di cose, schiacciati in un meccanismo perverso.

Hanno benedetto il virus per motivi di cassa e ora sono ricoverati in un ospedale pubblico, in cura con il Remdesivir, che non doveva funzionare. 

Perché nessun farmaco devessere efficace, nessun vaccino deve arrivare troppo presto e nessuna vaccinazione sarà rapida e l’immunizzazione duratura. È questo che fin dall’inizio ci stanno ripetendo alla nausea.


Non esiste nessun’altra presunta democrazia dove il capo dell’esecutivo non sia stato eletto. Ciò è accaduto nell’ultimo decennio in Italia per ben tre volte. Tanto più grave se anche il ministro dei temporali a sua volta non è stato eletto.

È comune a tutto il mondo, invece, che l’informazione pubblica sia in mano al potere politico e a quello economico. Non venite a dar lezioni di democrazia, buffoni asintomatici. 

Dobbiamo reagire e dire: basta, basta, basta. Già questo è un atto dimpegno civile e politico. Che li spaventa come neanche il virus.


venerdì 30 ottobre 2020

"Prima la salute"

Per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, a Taranto per esempio s’è scelto il “lavoro”. La salute viene dopo. Questo fatto dovrebbe farci riflettere su qualcosa che ci stanno ripetendo ora: prima la salute. Bene, belle anime, parliamone tra un cazzeggio e laltro su twitter. 

L’ho scritto già un paio di volte, lo ripeto. In Italia muoiono di tumore cerca 485 persone, di ogni età, prevalentemente adulti e anziani, ma anche giovani e bambini. Ogni giorno, festività comprese. Questo dato per il registro nazionale dei tumori, che copre il 70% del territorio. Pertanto, si può arrotondare questa cifra, per difetto, a 500 morti il giorno.

Una bara è lunga circa due metri. Messe in fila quelle dei morti per tumore, sono 365 chilometri ogni anno. In altezza una pila di 90 chilometri di legno e cadaveri. Morti silenti, non fanno notizia (*).

La ricerca sul cancro riceve sovvenzioni dallo Stato, donazioni e lasciti da privati. Il risultato sono farmaci e cure migliori. Bene, grazie.

Salvo eccezioni, quando ci sono le maratone televisive per raccogliere fondi per la ricerca, nessuno sottolinea che i tumori in gran parte sono dovuti non al destino cinico e baro ma all’avvelenamento dell’aria, degli alimenti e dell’acqua. 

giovedì 29 ottobre 2020

Ci penserà il tempo e la natura

 

Dopo nove mesi, le massime istituzioni dell’Unione Europea hanno deciso, forse, di battere un colpo. Nel frattempo noi, come specie, non siamo riusciti nemmeno a salvaguardare i più esposti e deboli, convinti di averla fatta franca. Lui, il virus, che non è nemmeno un mostriciattolo ma un’entità eterea che punta a sopravvivere e moltiplicarsi, secondo leggi di natura, ha atteso il momento giusto per colpire, nell’autunno-inverno e nel via vai delle città, i luoghi più maledetti, come le scuole e i ritrovi di socialità.

È difficile capire la natura, ma ancor più metter d’accordo i virologi. A sentire certe cose in tv, verrebbe quasi da dire che il virus sia diventato l’intelligenza di questi specialisti.

C’è chi considera un evento straordinario avere la febbre a 38 e mezzo. Vero però che le terapie intensive sono diventate il sudario di questa sventura. La vita sedentaria e il lento avvelenamento dei corpi hanno fatto il resto. Ogni persona è simile al suo stomaco. Le cose possono essere in un modo o nell’altro non solo per volontà del destino e delle circostanze, ma anche per via della volontà e del comportamento di ciascuno nell’arco della sua vita.

Ci penseranno il tempo fuggitivo e la natura testarda, abili amministratori, a sostituire quelli che scompariranno.

Se mi accusate di cinismo è perché non avete frequentato abbastanza il mondo.


Il primo Madoff


Se non è la Cina è la Russia. Patetici.

*

Provo a diradare l’interesse e il flusso dei lettori: parliamo di libri.

Domenica scorsa sul Domenicale del Sole 24 Ore si poteva leggere una recensione a firma di Giuseppe Scaraffia dal titolo: John Law, un (geniale) scozzese a Parigi. Una nota alla fine della recensione avverte: L’articolo in pagina è uno stralcio della prefazione [al libro di Silvia Maria Busetti: John Law, vita funambolica e temeraria di un genio della finanza].

Nello stralcio si riporta che il duca Philippe d’Orleans, nipote di Luigi XIV, alla cui morte divenne reggente di Francia, fu “lavoratore inesauribile, in grado di affrontare ogni sera un’orgia in compagnia degli intimi e della duchessa di Barry, la figlia favorita”.

La quale duchessa di Berry era figlia di Francesca Maria di Borbone-Francia, figlia di Luigi XIV e della sua amante ufficiale, madame de Montespan. Vigeva un’universale promiscuità sessuale, tanto che la previdente duchessa di Berry, per risparmiare tempo, aveva invitato il suo confessore ad assistere alla consumazione dei suoi peccati.

Ciò che lo stralcio omette riguarda, tra l’altro, la principessa palatina, ossia il giudizio della madre del duca Philippe, e dunque nonna della duchessa di Barry, su quelle notti agitate: “Qui le dame bevono anche più degli uomini e mio figlio ha una maledetta amante che beve come una spugna e gli è infedele. Lui passa tutte le notti in quella brutta compagnia fino alle tre o alle quattro del mattino”.

Si doleva, la principessa, soprattutto che il figlio devolvesse “tutto ciò che possiede alle sua amanti”. Del resto Madame non si faceva illusioni sui costumi di corte, né sul conto del proprio marito, il quale si dedicava “totalmente ai suoi favoriti maschi” (p. 50 del libro).

Erano tutti, gli aristocratici s’intende, dei bon viveurs. E del resto non avevano obbligo d’alzarsi di buon’ora per andare ad incrementare il prodotto interno lordo della Francia, che anzi dilapidavano con magnifica larghezza avendo in mente soprattutto un altro tipo di Pil, per dirla al modo di un odierno intellettuale di origini calabresi.

L’esempio dell’incesto del Reggente (si può leggere nella Prefazione integrale) era diventato frequente tra la nobiltà di corte. Il campionario della disinvoltura sessuale era assai ampio. Per esempio, la disinvolta marchesa di Richelieu si era infilata nel letto del Delfino, il futuro Luigi XV, “a sua insaputa”. Quelle délicatesse, soggiungo. Era usanza diffusa offrire le proprie amiche agli amanti prediletti senza prima avvertirle. Non solo in Francia, non solo nel XVIII secolo. Un manque de bon ton, sicuramente.

mercoledì 28 ottobre 2020

Solo un’opinione proibita

 

Mi pongo, nel mio piccolo, le vostre stesse domande. Come tutti coloro che rifiutano l’Obbedienza cieca. È anche vero che non eravamo così lontani dal trabocco nelle terapie intensive. Inconfutabile. Tuttavia non faccio parte del comitato tecnico-scientifico, trasformato in una dittatura del Verbo “scientifico”.

Non ho votato per loro, né per gli altri.

Per vent’anni ci sono state vendute tutte le pandemie fantasiose: H1N1, influenza aviaria, altre esotiche, addirittura invisibili. Vent’anni di pianto al lupo senza che lui arrivasse; all’improvviso, il giorno in cui spunta il suo naso, ci parlano di asteroidi. Poi il panico.

Al punto che non crediamo più al reale, che ci colpisce in faccia, viviamo nella finzione. Non eravamo più abituati alla realtà. Anche l’idea della morte era stata rimossa e ammessa solo come caso limite.

Benché alle domande non abbia nemmeno io, ovviamente, delle risposte: non è mio compito e mestiere dare risposte. Ho solo un’opinione proibita (non solo mia, sebbene più antica di Capua).

Inoltre credo di avere diritto di cambiare idea tanto quanto gli esperti.

Sono già in troppi a catechizzarci, con piglio sicuro. Basta accendere la tv, la radio, il computer, il cellulare. Ognuno con la sua ricetta, in ogni momento della giornata. Con la claque! Campioni del mondo.

La Francia farà un altro lockdown, per un mese. Forse lo farà anche la Svizzera, con ogni probabilità anche l’Italia, con molti distinguo lessicali, peculiarità nazionale come i vermicelli al sugo. Poi a dicembre tutti liberi? A gennaio o febbraio saremo punto e a capo? Possibile, probabile, chissà.

Non lo può sapere nessuno, neanche il papa, in crisi didentità.

Se quella del lockdown è la strategia, a me sembra di più uno stratagemma. Non ci si prende gioco della natura, delle sue leggi.

La Cina riesce a fare oltre un milione di tamponi il giorno? In rapporto alla sua popolazione è sotto la media dei paesi europei. Per quanto tempo potrà andare avanti così? Per quanto potrà restare chiusa al mondo? Che fine ha fatto il suo vaccino?

Non sono solo affari loro, come dovremmo aver imparato. E nemmeno solo nostri. Il punto è proprio questo: agiamo in disordine sparso. Nemmeno a livello europeo s’è riusciti a realizzare una strategia comune e un coordinamento. Esiste l’euro, non l’Europa unita. Questo è un punto fermo, l’unico.

Sul vaccino e la sua efficacia nel tempo se ne dicono molte. Nulla di preciso. Se il virus si comporta come quello del raffreddore, come dicono, staremo freschi. Mah, vedremo e speriamo di venirne fuori.

P.S. : quanto alla Svizzera, c’è chi dice (i soliti) che s’è capito male. Leggiamoci le direttive ufficiali. Sono scritte anche in italiano. Poi ne riparliamo.

file:///Users/marco/Downloads/direttive_v2_assm_medicina_intensiva_triage_scarsita_di_risorse_2020324.pdf



martedì 27 ottobre 2020

La Maria Antonietta de noaltri

 

Non hanno capito, non possono capire, continueranno a non voler capire. Perciò insistono a parlare di strumentalizzazioni e d’infiltrati. Che pure ci saranno, ma la protesta, anche silenziosa, è ampia. Riguarda milioni di persone.

Il primo motivo di questa incapacità e volontà nel non voler capire la situazione è molto semplice: LORO ricevono puntuale ogni mese lo stipendio. Pensano che chi ha perso il lavoro possa vivere di mancette, se e quando arrivano.

Sono stati rasi al suolo interi settori economici. Quelli che danno modo di sopravvivere, di sfangarla, a milioni di famiglie. Persone che magari in certi casi lavoravano in nero, ma lavoravano, cazzo!

Non puoi dire, se non sei un imbecille, a una guida turistica di 40 o 50 anni che deve cambiare mestiere. Dire a un cameriere o a un barista che arriveranno 600 euro a novembre. Forse. Devi spiegare il motivo per cui chiudi un bar o un ristorante alla sera ma non un centro commerciale o una fabbrica, una palestra ma non una chiesa.

Protocolli ospedalieri semplicemente demenziali per cui si ricovera gente con una classica sindrome influenzale (che non è robetta, sia chiaro!), ma positiva al tampone! Bisogna rendersi conto, lo ripeto da nove mesi, che non si può andare contro le leggi di natura e la stagionalità di certe sindromi virali. Lasciate stare la Cina, che è un altro pianeta. I conti li faremo alla fine.

Una continua campagna mediatica che crea psicosi da virus da un lato, una totale assenza per mesi di misure di prevenzione, specie a riguardo degli anziani dall’altra. Poche cose, fatte bene!

Il lockdown non puoi farlo spiegare a certe persone. Alla signora Dietlinde Gruber che trasmette da casa con alle spalle un Mark Rothko che quota milioni di euro. È un insulto, e se non lo capite vuol dire che siete stupidi, ma per davvero.

È la stessa situazione delle brioches di Maria Antonietta.


lunedì 26 ottobre 2020

La spinta al taglio dei servizi sociali

 

Nel denaro è materializzata la natura sociale della ricchezza, che però esiste soltanto come ricchezza di singoli, che ne sono i proprietari privati. La moneta, come segno del valore del denaro (oro), lo soppianta e ne usurpa il posto. La forma monetaria del denaro si regge sulla fiducia, ma, non appena tale credito viene scosso c’è la corsa a trasformare concretamente i propri “biglietti” in denaro, in oro o in altri valori tangibili, oppure in una moneta che goda di fiducia.

Al momento della svalorizzazione della moneta di un paese si corre a trasformare non solo la moneta in proprio possesso in qualcosa che abbia e mantenga valore reale, ma si ha anche la pretesa di convertire immediatamente tutte le cambiali, i titoli, le merci in moneta bancaria e tutta questa moneta bancaria a sua volta in oro, o in una moneta che goda fiducia, eccetera.

Si può chiedere agli argentini o ai venezuelani, per esempio, o ai russi degli anni Novanta. Personalmente ricordo che, nel gennaio 2009, una tizia telefonava da Milano e chiedeva insistentemente di acquistare degli appartamenti in una località balneare, qualunque essi fossero. Tranquilla signora, non è ancora la fine del capitalismo.

*

E neanche così

Ricordiamoci di questa roba qua.

*

Da un documento del patriarcato di Venezia evinco che il battesimo avvenne solo due giorni dopo il mio approdo su questo pianeta. Ciò conferma le notizie familiari secondo le quali corsi grave rischio di vita alla nascita. Non era evento infrequente a quel tempo. Un paio di anni dopo, sempre secondo quelle cronache domestiche, mi beccai anche la famosa “asiatica” del 1957. Di cui non ricordo nulla.

Invece rammento molto bene l’influenza detta Hong Kong, che imperversò alla fine degli anni Sessanta. Rimasi indenne, ma ho ancora negli occhi le immagini dei molti banchi vuoti durante il primo anno nella nuova classe che cominciai proprio allora. Quel virus cinese mise a letto milioni d’italiani, senza troppe distinzioni d’età.

Dopo le festività, in Riva degli Schiavoni arrivavano regolari le giostre. Noi ormai ci sentivamo troppo adulti per quelle cose, e però quello era rimasto il luogo del nostro appuntamento pomeridiano, a conferma di un legame recente con quel genere di divertimenti che ora guardavamo con altezzoso e compiaciuto distacco.

Dopo aver sbrigato in fretta i compiti di scuola, sempre troppi, dal luogo di prima raccolta il nostro gruppetto sciamava per la città. Una delle nostre mete preferite, oltre ai “giardini” e, quando pioveva, un certo “cantinon”, erano i cinema, che ovviamente non avevano subito alcuna chiusura a causa dell’epidemia virale.

A nessuno sarebbe passata per la testa la balzana idea di chiudere causa un evento del genere.

I cinema allora erano molto più frequentati di oggi, gli spettacoli serali affollati. C’era da scegliere: il Malibran (la “fiaschetteria toscana” nei pressi), il Rossini (chic e appartato), l’Accademia (puzzolente di fumo), San Marco (nobile), Italia (infine declassato a “luci rosse” e poi supermercato), il proletario Garibaldi, i mitici Santa Margherita e Giorgione, quindi quello alle spalle del bacino Orseolo di cui non mi sovviene il nome, l’austero Olimpia, in seguito comparve anche l’oscuro Mignon.

Se colpiti dal virus (una brutta bestia), si restava a casa, nel letto per due settimane, a volte tre o quattro per smaltire febbri, catarri, mal d’ossa e raffreddori persistenti. Si accusava strascichi per l’intera stagione, e anche ci si lasciava la pelle. Non solo anziani con altre rogne di salute, ma questi erano naturalmente i favoriti dalla sorte maligna.

Allora le trasmissioni televisive, nell’unico canale disponibile, iniziavano alle 17 con i programmi dedicati ai ragazzi. Seguiva un controllatissimo tg, alle 21 carosello, poi un film, oppure una commedia, in seconda serata l’inchiesta giornalistica settimanale, il sabato Canzonissima e la domenica il varietà di pragmatica.

Mi chiedo che cosa sarebbe successo allora se ci avessero imposto, d’autorità, di restarcene tutti a casa per mesi causa epidemia virale, di sottoporci a coprifuoco e controlli stringenti alle libertà più elementari, di rinunciare alle attività consuete con il rischio concreto di perdere il lavoro, o quantomeno di veder ridotte e compromesse le proprie entrate economiche, distrutto in toto il settore turistico e altro.

In pieno “autunno caldo”? Diciamocelo francamente, ci sarebbero volute le bombe per creare e diffondere una psicosi isterica come quella di oggi. E neanche così si sarebbero raggiunti certi livelli di follia. 

Questo titolo l'ho visto subito dopo il post. Del resto non ci vuole molto per questo genere di sintonia.

domenica 25 ottobre 2020

Camorristi tutti

 



«Quello che è successo a Napoli è il segnale di ciò che potrebbe accadere nel resto d'Italia e in Europa. È troppo facile pensare che quella rivolta sia stata organizzata dai clan camorristi o dagli ultras del tifo».

Saviano lo vada a dire alla ministra Lamorgese e al questore di Napoli. E a tutti quelli che a fine mese ricevono puntuale il loro bravo bonifico e diffondono isteria h 24. A coloro che fanno il tifo per telelavoro e telescuola avendo interessi nel settore della comunicazione elettronica. Eccetera.


Pragmatismo elvetico.


I soliti camorristi d'oltralpe.

Marx e l'abolizione del papato

 

Nel corso delle ricorrenti crisi del capitalismo sono state portate avanti da teorici riformisti varie teorie che sostengono che queste “disarmonie” possono essere superate, se non del tutto eliminate, agendo sul sistema monetario senza toccare le fondamenta stesse della produzione capitalistica.

Uno di questi teorici fu Clifford Hugh “CH” Douglas, un ingegnere britannico che fece una scoperta straordinaria. Leggo da Wikipedia:

«Mentre stava riorganizzando il lavoro del Royal Aircraft Establishment durante la prima guerra mondiale, Douglas notò che i costi totali settimanali delle merci prodotte erano superiori alle somme pagate ai lavoratori per salari, stipendi e dividendi. Questo sembrava contraddire la teoria dell'economia classica ricardiana, affermando che tutti i costi sono distribuiti simultaneamente come potere d’acquisto».

Peggio di così non si poteva dire. Douglas ”scopriva” che c’è una differenza tra il valore prodotto dalla forza-lavoro e i salari erogati, ossia che questi ultimi erano di valore inferiore.

Douglas raccolse i dati da più di 100 grandi imprese britanniche e “scoprì” che tutte, tranne quelle in bancarotta, pagavano meno in stipendi, ossia che “il sistema economico era organizzato per massimizzare i profitti per chi deteneva il potere economico”. Quel Candide di Douglas, dopo tanta faticosa indagine, giungeva alla conclusione che i capitalisti non rischiano il loro capitale per beneficienza.

venerdì 23 ottobre 2020

Ringraziamo il Cielo

 


Sono una persona ostinata, e forse per questo abbastanza solitaria. Ieri scrivevo che un concorso di circostanze conferisce quasi a tutto ciò che diciamo una certa aria d’irrealtà. Non ho dubbi che sia così. Ciò vale per me e per tutti. Sia per chi diffonde la psicosi, e sia per quelli che cercano di opporvi una qualche resistenza.

È comico vedere le arie di superiorità che si danno i pensatori del giornalismo e gli esperti della “salute”. È irritante il loro sarcasmo, la cosiddetta seconda ondata costituisce il loro enfatico trionfo sul terreno di un nuovo tributo di vittime da conteggiare, senza più il freno di nessunaltra considerazione.

Sono diventati i veri padroni di tutto ciò che si fa o è permesso fare. E di tutto ciò che se ne dice! E tutto ciò che vi è di contrario è indegno di attenzione.

È altrettanto comico sentire chi nega la pericolosità di un virus che può uccidere persone anziane, 33.000 su 36.000, in copresenza di gravi patologie. Più qualche eccezione, come sempre quando il caso ci mette la sua zampa.

I giornalisti grandi firme e gli esperti accreditati al loro seguito possono vendicarsi per il limitato successo che per molti mesi hanno avuto i loro avvertimenti. Quando loro stessi, spente le telecamere, si erano dati lunga vacanza.

Oggi ci dicono che sarebbe stato sufficiente sconfiggere le insulse chiacchiere dell’ottimismo estivo, di sottometterci come beoti alla loro indiscutibile e universale competenza, e farci vivere come dei lombrichi e così la falcidia virale dell’autunno e dell’inverno sarebbe stata ben contenuta e controllata.

Che il virus fosse qualcosa d’impreciso l’hanno ripetuto per mesi. Checché se ne sia voluto dire, la sua formulazione oggi non è più oscura, né più difettosa di tante altre conoscenze.

E tuttavia nonostante la vaccinazione di massa si presenti come possibile e prossima ventura, ora ci dicono che la vaccinazione raggiungerà risultati ottimali solo tra un anno. Tra qualche settimana ci diranno che ci vorrà una seconda vaccinazione, poi un vaccino diverso, e così via.

È difficile disintossicarsi dalla notorietà mediatica.

Ne è un esempio paradigmatico l’ineffabile Pregliasco, il quale avrebbe avuto un ben altro destino se Christian De Sica si fosse accorto di lui. Ci racconta che dobbiamo rinunciare ai rapporti sessuali di coppia, surrogandoli con l’onanismo.

Ogni persona che abbia il senso dei piaceri dell’esistenza deve ringraziare individui simili, e anche il cielo che ci ha concesso di vivere in un simile paese e una simile epoca.


"Spensieratezze giovanili"

 

Non c’è una sola crisi economica che sia uguale ad un’altra ma tutte si assomigliano. Questa è una frase che suona abbastanza bene e racchiude in sé anche una certa verità, ma che in definitiva è banale e non ci porta in nessun posto.

Se ogni crisi assume caratteristiche particolari che possono più o meno differenziarla dalle precedenti non è per dar modo agli economisti di sbizzarrirsi su cause presunte e rimedi ipotetici, ma perché il fenomeno è sempre più ricco della legge (in natura e in società, come osserviamo nostro malgrado in questo frangente).

giovedì 22 ottobre 2020

Pochi come lui

 

Un concorso di circostanze conferisce quasi a tutto ciò che diciamo una certa aria d’irrealtà. È difficile, infatti, dimostrare fino a che punto sia giunta la bassezza di ciò che ci raccontano, e basta solo ricordarlo per semplice necessità logica che si è giudicati malissimo.


Non riguarderà lo stesso ordine delle cose, come insiste dire qualcuno, ad ogni modo conosco diversi ex operai a cui mancano due o tre dita, ad alcuni una mano intera e ne conosco uno a cui mancano entrambe. Causa? Le presse, alle quali erano tolte le sicurezze per velocizzare la produzione. Il mitico nordest s’è costruito anche sulla loro pelle, cioè sulla cinica intraprendenza di certi padroni.

Questa la veracità dei fatti che ho visto, non che mi hanno raccontato. La data e le condizioni generali e particolari da cui prende le mosse ciò che dico non può essere contraddetta da nessun infame. Il poveretto al quale mancano entrambe le mani ha acquisito un’abilità straordinaria usando ciò che gli restava. Fa (o faceva) del volontariato presso la sede di un sindacato.

Nessuno l’ha mai intervistato o scritto qualcosa sulla sua vicenda. Pochi come lui hanno saputo come passa la vita.


Continueranno



mercoledì 21 ottobre 2020

Sarebbe questo il punto di svolta per il federalismo europeo?

 

È passata una settimana dal rapporto World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale che ha indicato un graduale rafforzamento dell’economia internazionale nel 2021, e già le sue previsioni iniziano a far acqua.

All’inizio di questa settimana, la Cina ha reso noto che la sua crescita è stata del 4,9% nel terzo trimestre, dopo il 3,2% nel secondo trimestre e una contrazione del 6,8% nei primi tre mesi dell’anno. Indubbiamente un importante aumento della produzione industriale sostenuto dallo Stato, ma il risultato cinese è l’unico numero positivo all’orizzonte.

Non c’è alcuna prospettiva realistica che la Cina possa ripetere il ruolo che ha svolto dopo la crisi del 2008, quando le sue massicce misure di stimolo, alimentate dalla crescita del debito, hanno funto da volano dell’economia mondiale, e in particolare nei paesi esportatori di materie prime.

Nonostante le dichiarazioni ufficiali ottimistiche sul rimbalzo favorevole della Cina e sul ruolo che esso avrà nel promuovere una ripresa economica globale, i dati non sono stati all’altezza delle aspettative degli economisti, con segni di una rallentamento nel fondamentale settore delle infrastrutture.

Le prospettive economiche globali sono instabili e incerte, tanto più per quanto riguarda l’Europa. Il FMI prevede una caduta dell’8,3% nell’economia della zona euro per quest’anno (che non è poca cosa!), seguita da un “rimbalzo” del 5,2% per il 2021. Tuttavia, questo ottimismo sembra fuori luogo visto come stanno procedendo le cose.

Non a caso il Financial Times ha scritto questa settimana che “l’economia europea sta scivolando verso una doppia recessione”, visto quanto velocemente si sta andando verso i blocchi delle attività commerciali e shock di fiducia, con impatti devastanti soprattutto nei settori dei servizi ad alta intensità di forza-lavoro.

Questo fatto sarà “apprezzato” in Italia non appena sarà revocato il blocco dei licenziamenti e certi altri nodi finanziari e sociali verranno al pettine.

Le previsioni della BCE di una crescita della zona euro del tre per cento nel quarto trimestre, forse non sono azzardate grazie all’effetto “traino” del terzo trimestre ma bisogna tener conto che la spesa per consumi nelle festività natalizie sarà fortemente penalizzata se perdura questa situazione di panico generalizzato. Quanto poi a un ritorno dell’economia a livello pre-pandemico nel 2022, come ipotizzato, mi sembra davvero un ottimismo eccessivo.

E tutto ciò proprio quando molti Stati membri stavano ancora scommettendo su una forte ripresa nel 2021 e pianificando la politica fiscale conseguente. Anche perché non vedo un significativo coordinamento della politica economica europea, che sarebbe quanto mai necessario in questo frangente, fatto salvo l’accordo di luglio sul Recovery Fund.

Tuttavia i negoziati sui dettagli del Recovery Fund, cioè il prestito congiunto da 750 miliardi di euro, che entrerà in vigore l’anno prossimo, pare si siano bloccati sulle delle clausole secondo cui i pagamenti potrebbero essere sospesi ai paesi che hanno violato certi principi dell’UE.

E sarebbe questo il tanto decantato punto di svolta per il federalismo europeo?


Vabbè, parliamo di morti e di terapie intensive

 

Ieri, in Italia, sono morte 657 persone per infarto e ictus, che rappresentano la prima causa di morte e invalidità. Anche oggi moriranno 657 persone per infarto e ictus. Anche domani, e in seguito la media giornaliera si attesterà sullo stesso numero.

Sempre ieri, sempre oggi e anche domani, secondo il registro dei tumori, che copre il 70% dei dati sul territorio, sono morte e moriranno 485 persone di tumore. Quello al polmone ha la più alta incidenza.

Secondo il rapporto Diabetes Atlas dell’International Diabetes Federation, il diabete causa 73 morti al giorno in Italia, ma ben 9 persone ogni ora muoiono per cause collegate al diabete.

Più di 1.200 morti per queste patologie. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, con lievi scostamenti. Persone di ogni fascia d’età. Tuttavia i media non né parlano tutti i giorni, e soprattutto non intervistano a ogni ora del giorno e della notte cardiologi, oncologi, diabetologi, statistici e pseudo statisti.

Come dite, ora c’è il problema terapie intensive? C’è da sempre. Il titolo qui sotto si riferisce a un articolo del Corriere del 10 gennaio 2018. E c’era Gallera (e la Beatrice Lorenzin, do you remember?). Un Gallera o una Lorenzin li trovi sempre, ovunque, comunque.



Questo è quando dice, per esempio, il Rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza Stagione 2017/2018, poi invece i calcoli sul totale vengono fatti diversamente, vale a dire solo su autopsie dove si rilevi (se cercati) la presenza di determinati virus, ecc. ecc.. E su questa intricata questione non è il caso di aprire un altro capitolo della storia. Ognuno creda quel che vuole e piace. 

martedì 20 ottobre 2020

Come Artilio

 

Il rapporto sull’Asia meridionale, South Asia Economic Focus dell’autunno 2020, pubblicato dalla Banca Mondiale, ha rilevato il forte impatto economico della SARS-CoV-2 in una regione che ospita 1,38 miliardi di persone (il triplo della popolazione europea).

Intitolato “Beaten or Broken? Informality and Covid-19”, il rapporto afferma che l’Asia meridionale sta vivendo la sua peggiore recessione di sempre, con l’attività economica portata “quasi a un punto morto”. Si stima che l’economia regionale si contrarrà del 7,7% quest’anno, con l’India che si contrarrà del 9,9% e le Maldive e lo Sri Lanka rispettivamente del 19,5 e 6,8%.

Sebbene la Banca mondiale si aspetti ottimisticamente che l’Asia meridionale rimbalzi del 4,5% nel 2021 (prospettiva assai aleatoria), il suo reddito pro capite sarà inferiore del 6% rispetto al 2019 e la sua popolazione, non certo già benestante, molto più povera di quell’anno.

Il rapporto, che stima che oltre tre quarti della forza lavoro totale è nel settore “informale”, afferma che “più persone si aggiungeranno alle file dei poveri estremi in Asia meridionale rispetto a qualsiasi altra regione nel 2020”.

Il report rileva che milioni di posti di lavoro sono stati distrutti in India, producendo un forte aumento della povertà urbana e la creazione di un “nuovo povero”. Il capitalismo non crea solo “nuovi ricchi”, evidentemente.

La crescita economica indiana, che stava già rallentando prima della SARS-CoV-2, ha subito una contrazione senza precedenti, di quasi il 25% nel trimestre aprile-giugno. Secondo il Center for Monitoring Indian Economy, un organismo indipendente, in quel trimestre sono stati distrutti 18,9 milioni di posti di lavoro stabili.

Anche il Pakistan è stato gravemente colpito, in particolare il settore dei servizi, con un grave aumento della povertà. L’inflazione dei prezzi al consumo è già salita al 10,7 per cento e la rupia pakistana è scesa del 13,8 per cento per quest’anno.

Le cose non vanno meglio nel Bangladesh, dove il maggiore impatto si ha sui “lavoratori giornalieri e autonomi nel settore non agricolo e sui lavoratori salariati nel settore manifatturiero”.

Secondo rilevazioni della Banca Mondiale, i salari medi dei lavoratori salariati e giornalieri in Bangladesh sono diminuiti del 37%, rispetto ai salari abituali immediatamente prima della pandemia psicotica. Circa il 68% dei lavoratori direttamente interessati sono concentrati a Dhaka e Chittagong, città che rappresentano 26 milioni dei 166 milioni di abitanti del paese.

L’Afghanistan, che è stato devastato dall’invasione e dall’occupazione prima sovietica, poi islamista, quindi da quasi vent’anni da quella guidata dagli Stati Uniti, dovrebbe subire un calo del 30% delle entrate a causa della debole attività economica e delle interruzioni del commercio causate dalla SARS-CoV-2. Il rapporto della Banca mondiale stima che “la combinazione di redditi in calo e prezzi più alti potrebbe portare il tasso di povertà fino al 72%”.

Il rapporto prosegue con i dettagli catastrofici di altri paesi dell’area. Ma a noi, che ce frega? Noi ci abbiamo il Recovery Fund, il Mes, il Pest, il Caz. Noi non possiamo fallire, e ci facciamo tutto il debito che volemo, perché semo in una botte de ferro. Come Artilio Regolo.


[...]

 




Tutta questione di merito, chiaro.




lunedì 19 ottobre 2020

L’eclissi


Mentre noi ci stiamo accapigliando sui dpcm della disperata improvvisazione e della falsa coscienza, alcune centinaia di persone, al più qualche migliaio, tutte conosciute le une alle altre, regnano sul destino dell’intero pianeta. Società e fondazioni, banche e borse, brevetti e tecnologie, suolo e sottosuolo, ogni ricchezza e risorsa, appartiene anzitutto a loro.

Risorse e relazioni personali che permettono di potersi fare un giudizio molto preciso della situazione in generale così come degli aspetti particolari e segreti, ossia quel flusso informativo e quegli intrecci che permettono di conoscere l’intero meccanismo economico e quello delle forze che lo alimentano.

I popoli sono del tutto impotenti di fronte a questo potere che li sovrasta, che domina i processi reali, quelli che caratterizzano la produzione e la distribuzione a livello mondiale, le comunicazioni e l’informazione, la pace e la guerra, l’effettività sociale da una parte e le psicosi indotte dall’altra.

L’eclissi della democrazia, non meno di quella della ragione, nella quale abbiamo vissuto o creduto di abitare, è ormai un fatto certo e definitivo. Il potere reale è in mano a un ristretto numero di tecnocrati e plutocrati, i cui nomi sono spesso sconosciuti ai più.

Chi pensa di poter uscire da questa situazione sul piano pacifico delle riforme vuol dire che non ha capito nulla dello stato delle cose o è suo complice, e spesso si tratta, come verifichiamo ogni giorno, delle due cose insieme.


domenica 18 ottobre 2020

Con una nuova curiosità


Il famoso (?) influencer Dmitriy Stuzhuk, 33nne ucraino, era quantomeno cardiopatico. Come volevasi dimostrare.

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Siamo sempre stati grandi ammiratori della Svizzera e della Svezia, dei loro sistemi sociali, del loro livello di democrazia e di civismo. Questo non accade più da parecchi mesi. Della Svizzera addirittura non si parla, della Svezia invece si dà qualche notizia, in modo unilaterale e solo per denigrare le scelte sanitarie delle sue autorità.

Un tempo, molti fra noi erano grandi estimatori e, sotto molti aspetti, imitatori degli Stati Uniti d’America. Non più da quando alla Casa Bianca siede Trump. Oggi autorità istituzionali in televisione si scagliano contro una festa popolare tipicamente americana, definendola “una stupida americanata e un monumento all’imbecillità”.

Invece siamo diventati estimatori della Cina, fino ad implementare come modello nel nostro paese le sue scelte socio-sanitarie. Poi, sul nostro esempio, anche altri paesi europei l’hanno fatto, ma non è un buon motivo per rallegrarsene.

Siamo il paese che ha criminalizzato qualsiasi comportamento anche lievemente difforme da norme statuali e regionali spesso irragionevoli, contraddittorie e basate su presupposti e dati manipolati.

Il paese più spaventato dai pangolini, cioè quello dove gli esperti dispensano inesausti la loro conoscenza impeccabile e le loro certezze contagiose, fino a vaticinare che dopo l’estate segue l’autunno e dopo l’autunno l’inverno, cioè la cattiva stagione, e la trasmissione di certe malattie diventa più frequente. È la prova che loro avevano regione e noi torto marcio.

Il paese che più a lungo ha mantenuto le scuole chiuse, e ancora le chiude, quando magari basterebbe spostare di un’ora o due l’orario ingresso e di uscita.

Un paese che trova comodi capri espiatori nelle categorie lavorative e produttive più deboli, le meno sindacalizzate e tutelate da proprie associazioni, come il settore del turismo, dell’intrattenimento, le palestre, i parrucchieri e tutte quelle categorie che sono state fatte passare per essere degli untori seriali, mentre, all’opposto, in capannoni poco areati e super affollati continua, come sempre, la produzione del nostro prodotto interno lordo.

Non curando più di contraddire la verità ufficiale, contempliamo il pianeta con una nuova curiosità.

venerdì 16 ottobre 2020

mercoledì 14 ottobre 2020

Il signor Mario

 


Che cosa ha detto di tanto lesivo della Verità Ufficiale il professor Massimo Cacciari? Riassumo: ha chiesto un minimo di buon senso.

Non ha osato andare oltre, perché è ben conscio degli anatemi e dell’ostracismo cui andrebbe incontro.

Il buon senso è la risorsa di cui c’è più bisogno, purtroppo è anche la più rara.

Il signor Mario, noto distillatore di tale risorsa, è rimasto con gli scaffali vuoti. Diamogli il tempo di approvvigionarsi.

Tuttavia ciò che ha inphastidito di più, c’è da scommetterci, è che il professor Cacciari ha pronunciato la parola “patrimoniale”. Se si fosse spinto a chiedere una tassazione del lavoro più morbida di quella del capital gain, il signor Mario l’avrebbe randellato per un post intero.


Eroicamente

 

Le grandi banche statunitensi registrano profitti molto più elevati del previsto nel terzo trimestre. Sostenute dalla liquidità del governo versata nei mercati finanziari, JPMorgan Chase ha registrato profitti del terzo trimestre pari a 9,44 miliardi di dollari, 2,92 dollari per azione, ben sopra le previsioni. Questa cifra si confronta con i 4,76 miliardi del secondo trimestre e i 9,08 miliardi di un anno fa.

Le operazioni di negoziazione di obbligazioni e azioni di JP Morgan hanno rappresentato un aumento del 20% anno su anno dei ricavi, compensando il calo dei prestiti al consumo e delle carte di credito. I profitti della banca sono aumentati nonostante un addebito di 524 milioni di dollari per spese legali relative alla sua manipolazione dei mercati di materie prime e altre cosucce.

Provate a farle voi simili truffe e vi sbatteranno dentro fondendo la chiave.

Citigroup ha registrato 3,2 miliardi di dollari per il terzo trimestre, nonostante un calo del 13% dei ricavi da servizi bancari al consumo poiché i suoi ricavi da trading e investimenti sono aumentati del 5%.

Anche BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo, ha registrato ottimi profitti nel terzo trimestre, che sono saliti a 1,36 miliardi. Il patrimonio gestito è aumentato a 7,8 trilioni di dollari, con un aumento del 12% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno.

Altre grandi banche statunitensi, tra cui Bank of America, Goldman Sachs e Morgan Stanley, mostreranno buoni profitti nel terzo trimestre quando i loro report usciranno alla fine di questo mese.

I buoni risultati per le banche arrivano nel mezzo del peggior crollo economico dalla Grande Depressione e delle crescenti difficoltà negli Stati Uniti. La situazione che devono affrontare i disoccupati è sempre più grave poiché il supporto limitato e inadeguato per i disoccupati contenuto nel CARES Act è scaduto da tempo e i fondi dall’amministrazione Trump per un supplemento di 300 dollari sono in gran parte esauriti.

Prima o poi il conto degli aiuti governativi arriverà anche da noi, così come quello dei fallimenti e della disoccupazione di massa. Intanto continuiamo a lottare orgogliosamente, eroicamente e diuturnamente contro le leggi della natura.


domenica 11 ottobre 2020

Quel pirata del papa

 

Walter Brandmüller è un cardinale, arcivescovo cattolico e storico tedesco, assurto alle cronache per un commento fortemente critico nei confronti del documento programmatico pubblicato in preparazione del Sinodo sull’Amazzonia, svoltosi il 6 ottobre 2019 in Vaticano. Il cardinale ha definito l’Instrumentum laboris come un testo viziato da eresia e apostasia. Non le ha mandate a dire a Francesco.

Brandmüller è incidentalmente il prefatore del libro di Mario Prignano, Giovanni XXIII, l’antipapa che salvò la Chiesa. Prignano è un discendente (come può esserlo dopo sei secoli) di papa Urbano VI, e il suo libro merita senz’altro la spesa poiché si legge davvero come un romanzo pur essendo un’opera di sicuro rigore, basata su fonti primarie, anche inedite, che non concede nulla alla fantasia e tuttavia non lesina dettagli di costume e aneddoti veraci e gustosi.

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venerdì 9 ottobre 2020

Benvenuti nella nuova realtà

 

Mentre stiamo lottando eroicamente contro le leggi di natura, dal clima a tutto il resto, la Federal Reserve statunitense ha intensificato le sue richieste al Congresso e all’amministrazione Trump di adottare ulteriori misure di stimolo economico, con il presidente Jerome Powell che prevede conseguenze “tragiche” se ciò non accadesse.

Martedì, in un importante discorso a una conferenza, ha avvertito dei rischi per l’economia statunitense, affermando che “un prolungato rallentamento del ritmo di miglioramento nel tempo potrebbe innescare tipiche dinamiche recessive poiché la debolezza si nutre di debolezza”.

La sua preoccupazione principale è che, sebbene abbia usato i suoi poteri finanziari per rilanciare il mercato azionario pompando trilioni di dollari, da soli questi stimoli non sarebbero sufficienti a prevenire lo sviluppo di “dinamiche recessive” che alla fine avranno un impatto su Wall Street e sul sistema finanziario più in generale.

Mercoledì in un’intervista con il canale CNBC, il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, è entrato nella mischia con più impeto di Powell, avvertendo che ci sarebbero “enormi conseguenze” per l’economia statunitense se non ci fosse un nuovo pacchetto di stimoli.

La scorsa settimana il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha segnalato 840.000 nuove richieste d’indennità contro la disoccupazione, solo un leggero calo rispetto alla settimana precedente, ma ancora ben sopra il record pre-pandemico di 695.000 richieste di disoccupazione settimanali. Gli ultimi numeri non riflettono ancora i massicci licenziamenti delle compagnie aeree dopo la scadenza del 30 settembre dei divieti sui licenziamenti.

Il 1° ottobre, American Airlines ha iniziato a inviare avvisi di licenziamento a 19.000 dipendenti e Delta Airlines ne ha inviati altri 13.000. Alaska, Allegiant, Hawaiian e Spirit hanno annunciato tagli di posti di lavoro, che porteranno il totale a circa 50.000 nel settore del trasporto aereo. Altri licenziamenti includono Disney, che ha tagliato circa 28.000 posti di lavoro, mentre i fallimenti societari si susseguono a un ritmo incalzante e milioni di lavoratori sono con orario e salario ridotto.

L’economia americana non si sta riprendendo, gli indici borsistici sono rimbalzati a causa di trilioni di denaro gratuito che ora sono spariti, e il governo non potrà fornire “stimoli” per sempre.

Anche se il numero di lavoratori che ricevono l’indennità di disoccupazione è sceso a 11 milioni, in calo rispetto ai 12 milioni della settimana precedente, ciò riflette in parte il fatto che i lavoratori stanno esaurendo i loro sussidi, che sono limitati a 26 settimane nella maggior parte degli stati.

La sofferenza economica della popolazione non è mai stata affrontata nei dibattiti presidenziali e dei vicepresidenti, né l’amministrazione Trump, né i Democratici e Repubblicani al Congresso hanno mostrato alcun senso di urgenza nel ripristinare i sussidi di disoccupazione supplementari scaduti alla fine di luglio. Questo è un dato di fatto, il resto sono chiacchiere.

Quanto all’Italia e all’Europa ne riparleremo il prossimo anno. Sempreché il famigerato virus non ci abbia ucciso tutti!

Benvenuti nella nuova realtà, quella vecchia è andata per sempre.


Napoleone e la guerra delle Falkland


Ludovico de Varthema (1470 circa – 1517), è stato un viaggiatore bolognese che ci ha lasciato una straordinaria relazione del suoi viaggio che copre un itinerario tra il Cairo e il Borneo, con un eccezionale ritorno oltre l’Africa, attraverso l’isola di Sant’Elena e le Azzorre. Un percorso assolutamente eccezionale per quell’epoca.

Lasciò l’Europa verso la fine del 1502, raggiunse Alessandria d’Egitto e risalì il Nilo fino al Cairo. Dall’Egitto navigò a Beirut e da lì raggiunse Tripoli, Aleppo e Damasco. Fu il primo occidentale ad introdursi nella città vietata della Mecca. Arrivò in India, nel Borneo e si spinse fino alle Molucche.

Nota e registra i tratti salienti delle culture che incontra, sottolinea le specificità locali negli avvenimenti a cui gli capita di assistere. Parla l’arabo e dunque è in grado di comprendere perfettamente ciò a cui assiste, avvenimenti assolutamente esclusi agli occhi dei rarissimi viaggiatori occidentali.

Il suo resoconto, dettagliato e preciso, fu pubblicato a Roma nel 1510, fu tradotto in molte lingue, ebbe lettori attenti tra gli esploratori e gli antropologi inglesi. Richard Francis Burton, nella descrizione del suo viaggio incognito alla Mecca, dedicò a Varthema le sue annotazioni. Ancor prima i portoghesi utilizzarono la sua relazione per intraprendere le loro navigazioni di conquista.

In Italia fu presto dimenticato (nemo profeta in patria), e del resto l’economia italiana stava avviando verso un rapido declino e l’isolamento dal quadro economico internazionale. Tra le edizioni recenti, segnalo: Itinerario dallo Egypto alla India, a cura di Enrico Musacchio, Alice edizioni, 2015, da cui sono tratte le citazioni e l’immagine che riproduco.



Del passaggio nei pressi dell’isola di Sant’Elena purtroppo ci ha lasciato una scarna descrizione:

«Passammo presso un’altra isola chiamata a Sant’Elena, dove vedemmo due pesci uno dei quali era grande come una casa, di quali ogni volta che sono a galla alzano una cosa come una visiera larga [i fanoni delle balene], credo, tre passi, e la bassa quando vogliono procedere sott’acqua. Fummo tutti spaventati dall’impeto nel loro modo di andare avanti, di modo che scaricando tutta l’artiglieria».

Varthema ci ha lasciato anche una rapida descrizione di un’altra sperduta isola atlantica:

«E poi trovammo un’altra isola, chiamata l’Ascensione, nella quale trovammo certi uccelli grossi come anatre, che si posavano sopra la nave ed erano tanto semplice e innocenti che si lasciavano prendere in mano. E quando erano presi parevano selvaggi che feroci. E prima di essere presi ci guardavano come cose miracolose. E questo era perché non avevano mai visto esseri umani, in quest’isola non c’è altro che pesci e acqua e questi uccelli».

L’Isola di Ascensione, quando vi approdò Varthema, era stata scoperta da pochissimi anni. Rappresenta il punto di maggior vicinanza tra l’Africa e il Sud America, chiaro dunque il suo ruolo strategico nelle comunicazioni, ruolo che conserva nonostante risulti anche oggi quasi inaccessibile via mare. Infatti per arrivarci è necessario prendere un aereo della RAF che due volte la settimana si ferma sull’isola per fare rifornimento prima di ripartire per le Falkland.

Per venire ai fatti più recenti, il suo aeroporto, con una lunga pista asfaltata, fu uno di quelli allestiti per accogliere il ritorno degli Space Shuttle americani. Durante la guerra delle Falkland fu fondamentale per l’andirivieni dei bombardieri Vulcan.

In epoca più remota era stata assegnata una guarnigione agli ordini dell’ammiragliato britannico, perché era la località più vicina alla prigione di Napoleone. Il fatto che Sant’Elena si trovasse a oltre 1000 km di distanza dimostra i livelli di paranoia rispetto a eventuali missioni per liberare imperatore.

L’arcipelago delle Falkland, molto più a sud e a ovest, è sempre stato oggetto di conflitto tra le potenze, nonostante la loro estrema desolazione. Nel 1763, alla fine della guerra dei Sette anni, quando i francesi avevano perso gran gran parte le loro colonie in Nord America, in India e nelle Indie occidentali, cercarono disperatamente un modo per riaffermare globalmente il proprio potere.

Louis Antoine de Bougainville, nel 1764 battezzò le isole con il nome della città da cui provenivano i suoi marinari e carpentieri: Îles Malouines, che più tardi in spagnolo diventò Islas Malvinas. La capitale la chiamò Port Loius, oggi è invece Stanley (in passato Port Stanley, in spagnolo Puerto Argentino). Le sue prime impressioni non furono positive: “Un luogo privo di vita per mancanza di abitanti, un silenzio infinito infranto solo dal grido di un mostro marino, ovunque una strana e malinconica piattezza”.

La Francia non fu l’unico paese ad accampare dei diritti. Essendo sbarcati in altri punti delle isole, in seguito gli inglesi espressero il loro interesse, mentre gli spagnoli reclamarono la proprietà di tutte quante le isole in base al trattato di Tordesillas, quello che nel 1494 aveva ripartito il “nuovo mondo” tra la Spagna e il Portogallo. Con l’espansione dell’industria baleniera nell’Atlantico meridionale, anche gli statunitensi reclamarono i loro diritti. Infine, nel 1820, un nuovo paese, nato dal crollo dell’impero spagnolo, l’Argentina, annunciò formalmente la propria rivendicazione.

giovedì 8 ottobre 2020

L'Antartide e la Venere di Milo

 

Antartide, un pianeta sconosciuto ai più, o quasi. Vasto 46 volte l’Italia, al netto delle barriere di ghiaccio. Per esempio la Barriera di Ross, vasta più della Francia. È un continente inospitale, bagnato da tre oceani, abitato stabilmente solo da uccelli: pinguini, albatros, procellarie, stercorari, gabbiani, sterne, e poi da foche. Quando il Sole cala sotto l’orizzonte, rimane pressoché costante per tutto l’arco di un semestre.

Vi sono i più grandi giacimenti di carbone e ferro con grandi quantità di nichel, manganese e uranio, e anche molto petrolio. Rappresenta la più cospicua riserva d’acqua dolce (92%), ma è un deserto di ghiaccio dove, causa la scarsa umidità, le precipitazioni sono mediamente scarse.

È il continente più freddo, anche se nel 2020 pare si siano toccate nella parte nord le temperature più alte degli ultimi trent’anni; va comunque ricordato che nei decenni Settanta e Ottanta si erano toccate le temperature più basse, il record con meno 89,2 gradi (1983). Negli ultimi decenni del secolo scorso, secondo rilevazioni satellitari, l’estensione dei ghiacci antartici è andata aumentando, fino a raggiungere 1,8 milioni di km2 di estensione in più. Pare che nel periodo 2014-2017 si sia prodotta una diminuzione delle estensioni di ghiaccio del mare.