domenica 31 agosto 2014

Come ogni santo giorno dimostra



Il mondo è sconvolto, non riesce a trovare un asse intorno al quale si possa organizzare una convivenza accettabile. L'Europa è sconvolta per le stesse ragioni; in un mondo multipolare ogni area continentale deve avere i propri punti di riferimento che contribuiscono all'equilibrio generale, ma in Europa quei punti di riferimento mancano, ogni nazione fa da sé e per sé e la multipolarità diventa a questo punto ragione di conflitto e di guerre.

Così appare oggi il mondo nell’editoriale di Eugenio Scalfari. A queste parole che colgono la superficie della realtà, seguono poi delle considerazioni di storia patria d’impronta evenemenziale, come quella secondo cui Mussolini governava da solo senza “ corte e oligarchia”. Oppure, semplificando, dicendo che “gli italiani, nella loro ampia maggioranza, si rifugiano nell'indifferenza, gli piace avere un sovrano purché gli lasci piena libertà privata”. Chiedo: gli italiani o le classi dirigenti italiane, perché tale distinzione non è inessenziale, posto per esempio che il fascismo non nacque per caso e che poi per decenni l’Italia ebbe ad annoverare il più forte partito comunista dell’Occidente? Quello di Scalfari è un modo suggestivo ma idealistico e soggettivo di raccontare la storia, poiché non tiene conto degli effettivi rapporti sociali di cui quelli politici sono in ultima analisi espressione diretta.

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venerdì 29 agosto 2014

Dentro il gioco dell'informazione


Sul Fatto quotidiano compare un articolo del giornalista (ex direttore Ansa) Gianfranco Gramaglia dal titolo: Isis, Califfato, Yazidi: glossario del Medioriente, fra mitra e preghiere. Ebbene, provate a cercare nell’articolo, il quale dovrebbe tracciare una panoramica di ciò che avviene in Medio Oriente, l’Arabia Saudita, il Qatar, e, tra tutte le varie componenti etnico-religiose, quella wahabita, non certo la meno importante dal punto di vista del fondamentalismo e delle fazioni del terrorismo islamico. Nessuna traccia, tantomeno nessun riferimento a finanziamenti e supporto logistico. Superfluo ogni commento su questi professionisti dell’informazione.


P.S. : tra l’altro Osama bin Laden non è stato ucciso il primo maggio 2010 come riportato nell’articolo, bensì il 2 maggio dell’anno dopo. Inoltre userei più cautela nel definire Ayman al Zawahiri, attuale capo di al Quaeda, “fuori dai giochi”.

giovedì 28 agosto 2014

Spulciando


La verità una buona volta: guadagnano troppo questi cazzo di operai e gli sono rimasti ancora troppi diritti. Gli espropriamo la vita e ancora non sono contenti, ma cosa vogliono? Guarda i manager, non si lamentano e sopravvivono con un salario appena 400 o al massima 500 volte quello di uno schiavo. E vuoi mettere la vitaccia che fanno, il carico di responsabilità, eh?!

E quando va male sono i primi a pagare, come quel Stanley O’Neal della Merill Lynch che se n’è andò con una liquidazione di 161,5 milioni di dollari tra stock options e altre diavolerie, dopo essersi lasciato alle spalle macerie per 22,4 miliardi. Dove sarà ora, dopo essere diventato disoccupato a soli 57 anni? Chissà quali rimorsi di coscienza s’è portato dietro che non lo faranno dormire la notte e vivere di giorno. Per fortuna che nel gennaio 2008, ossia prontamente, è stato assunto dall’Alcoa e fa parte del suo consiglio d’amministrazione. Sì, la multinazionale dell’alluminio che ora licenzia gli operai italiani.

Teste di cazzo


Quello che vorrei fare è un appello agli industriali: chi ha i bilanci in ordine deve fare il possibile per mantenere i livelli occupazionali. Bisogna salvare il lavoro, non licenziare. Il mio è un appello alla responsabilità sociale degli imprenditori.

Dopo aver demolito le forme di tutela del lavoro, tanto a caro prezzo conquistate, queste facce come il culo fanno appello alla responsabilità sociale dei capitalisti, al loro buon cuore. Come se i fatti economici avessero a che fare con la giustizia eterna e la verace morale, e non con il conflitto sociale.

mercoledì 27 agosto 2014

Il prof. Jürgen Stark, quasi un marxista


Quella che chiamano estate sta finendo e incalza l’autunno (ieri e stanotte, come da menu, ha piovuto, e c’è nebbia questa mattina). Ieri ho visto del fumo uscire da un comignolo di una villetta. Effettivamente ieri sera il maglione di lana non bastava se si usciva di casa.

Anche Angela Kasner deve aver buttato l’occhio al calendario e pensato, mentre sorseggiava un cappuccino, che se i tedeschi dovessero scaldarsi a legna non basterebbe abbattere le residue foreste di Germania e della succursale polacca. È per questo motivo che è volata a Kiev (partendo dal vecchio aeroporto, poiché quello nuovo, in costruzione dal 2006, sembra seguire le orme della Salerno-Reggio), ma prima deve aver telefonato a Mosca. In tal caso il colloquio è avvenuto in russo.

martedì 26 agosto 2014

Nella pura fantasia


Si dirà che questo Papa è solo chiacchiere e distintivo, come del resto tutti i papi della nostra epoca che non hanno più il bastone del potere temporale e la loro autorità è solo d’immagine. Possono solo brandire il megafono del sacro e dell’esortazione laddove è chiaro a tutti che il monopolio spirituale è andato e che la Chiesa deve combattere sul mercato delle nuove e vecchie povertà una battaglia sulla difensiva contro la concorrenza agguerrita. Ed è nell’ambito di tale lotta per la sopravvivenza che dal galero cardinalizio è saltato fuori il nome di Bergoglio, un prete non curiale che viene quasi dagli antipodi, che sa mostrarsi in atteggiamento più profano rispetto al suo introverso e ieratico predecessore.

Tuttavia, in quest’anno e mezzo di pontificato, Bergoglio, oltre a nascondere un po’ di polvere sotto il tappeto, non ha fatto altro che il parroco in gita con i parrocchiani. Almeno per quanto se ne sa. Non si vede all’orizzonte l’unica grande e vera riforma per tentare di tenere ancora in piedi in questo secolo la baracca vaticana. Si vede che una riforma simile non fu concordata in conclave. Eppure i preti, specie i più giovani, sono in grande sofferenza, e sono in calo da decenni le “vocazioni”.

lunedì 25 agosto 2014

Un timido giovane di 22 anni


Eugenio Scalfari classifica come sunniti gli aderenti di al-Qaeda e quelli del cosiddetto califfato di Abu Bakr al Baghdadi. I sunniti costituiscono la stragrande maggioranza dei credenti islamici, dall’Indonesia alle comunità europee, ma sono ben una minoranza i sunniti che condividono, nonostante il loro diffuso risentimento verso l'Occidente, le pratiche terroristiche dei gruppi fondamentalisti islamici.

Osama bin Laden, per esempio, era sì sunnita, ma anzitutto wahabita, così come è anzitutto wahabita al Baghdadi. Le eccessive generalizzazioni mediatiche non fanno comprendere bene in che cosa consista quello che chiamiamo fondamentalismo islamico. Esso va inteso nel contesto della lotta religiosa inter-musulmana e non solo quale strumento di strategia geopolitica in cui si è recentemente consolidato. Si tratta di quel frazionismo di varie sette islamiche che ognuna per sé dichiara di essere la vera fede, e che tanti motivi di ribellione trovano nella crisi dello stato-nazione, nella asimmetria distributiva dei proventi del petrolio, così come cercano e trovano sostegno finanziario e logistico in chi ha interesse ad alimentare questi movimenti per proprie finalità politiche, per indirizzare la protesta sociale travestita da motivazioni religiose verso obiettivi esterni.


È da imputare alla nostra pigrizia intellettuale, favorita dai media, considerare l’islamismo quasi come un tutt’uno, come se, per fare un paragone, considerassimo quasi un tutt’uno il cristianesimo, ossia come se non distinguessimo tra cattolicesimo e protestantesimo, e nel protestantesimo equiparassimo luterani e calvinisti, eccetera. Consideriamo poi dei fanatici i musulmani per le loro pratiche religiose, ma non abbiamo nulla da dire per le assurdità delle nostre più stravaganti pose devozionali.


domenica 24 agosto 2014

Wahhabiti, questi sconosciuti (in occidente)


Il dramma della nostra epoca è che nessuna potenza sembra in grado di poter imporre una vera pace o viceversa poter combattere e vincere una grande guerra senza troppo danno anche per se stessa e i propri alleati. Per questo motivo si combattono delle guerre locali a bassa intensità. Bassa per chi?

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sabato 23 agosto 2014

Della buona fede


Come è a tutti ben noto, quello che oggi chiamiamo Medio Oriente, oppure Vicino Oriente (includendovi l’Egitto e magari, assai più impropriamente dal punto di vista geografico, anche altri paesi della costa mediterranea), ha sempre svolto fin da epoche remote un ruolo strategico rilevantissimo, non fosse altro per essere stata quell’area, per tanta parte, culla della civiltà e necessario e insostituibile tramite tra ciò che chiamiamo Oriente e Occidente. Anche nei secoli successivi al 1492, contrariamente forse a ciò che più comunemente si crede, il Medio Oriente conservò grande importanza, tanto è vero, solo per citare un caso curioso, che la campagna napoleonica nel Vicino Oriente aveva per scopo, per ovvie ragioni antibritanniche, lo scavo, già tentato in passato, di quello che alcuni decenni dopo sarà il progetto esecutivo di Luigi Negrelli, sempre tanto contrastato dall’opposizione britannica.

giovedì 21 agosto 2014

Qui ventum seminabunt et turbinem metent


Ogni aggettivo per definire l’assassinio del giornalista americano James Foley è inadeguato. Il 12 scorso scrivevo di un orrore che ricorda altre epoche, aggiungendo che la responsabilità degli Usa è di aver alimentato in ogni modo il fondamentalismo islamico, con il quale prima o poi anche la silente Europa dovrà fare i conti. Quello stesso fondamentalismo su cui poggia il regime dell’Arabia Saudita laddove le decapitazioni sono all’ordine del giorno. Nondimeno l’omicidio del giornalista è stato colto al volo dai predatori dell'imperialismo per giustificare la loro politica in tutta la regione, a cominciare dalla distruzione della società irachena e l'uccisione di un milione d’iracheni in una guerra dichiarata sulle menzogne.

mercoledì 20 agosto 2014

Misure straordinarie


Ci stanno dicendo, le solite facce di merda, che chi prende fino a 90mila euro di pensione fa parte del ceto medio. È vero che prima di toccare le pensioni (ve ne sono decine di migliaia di scandalose) sarebbe necessario eliminare sprechi inauditi, ma questo non si può fare a causa delle innumerevoli camarille politiche che altrimenti manderebbero a casa Renzi e le sue ancelle. Anche toccare le pensioni del cosiddetto ceto medio sarà impresa non facile perché si perde consenso e si rischia di andare sotto alle elezioni. In una situazione che si è fatta assai straordinaria e che lo sarà sempre di più, le misure ordinarie non servono (e già queste sarebbero pur qualcosa).

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martedì 19 agosto 2014

Una domanda semplice


"Ci sono giovani uomini neri che commettono crimini. Possiamo discutere sul perché accada, per la povertà in cui sono nati o per il fallimento di sistemi scolastici o per quello che volete. Ma se commettono un reato devono essere perseguiti".

Chi può aver pronunciata una frase così? Un poliziotto, oppure un giudice, o anche il proprietari di un negozio che ha subito una rapina. L’ha invece pronunciata il presidente Obama, il quale evidentemente non va oltre a ciò che potrebbe dire chiunque. E invece sarebbe di estremo rilievo che egli spiegasse per quali motivi la stragrande maggioranza dei detenuti nei carceri sono neri. E che cosa egli intende e può fare dalla sua altissima carica istituzionale.

lunedì 18 agosto 2014

Di cazzari in vetta non c'è solo Renzi



Qual è la causa della depressione economica, ossia della crisi?

Nell’evo antico e poi nel medioevo la crisi economica, quale noi oggi l’intendiamo con il concetto di “depressione”, non esisteva. C’era la carestia, ossia la mancanza di generi di prima necessità, dovuta a cause naturali o come conseguenza delle guerre. Nelle formazioni sociali precapitalistiche la crisi economica nelle forme quali noi oggi la conosciamo non poteva esistere, dal lato pratico per motivi “tecnici”, e dal lato teorico poiché anche i concetti che la descrivono hanno carattere storico. La semplice tesaurizzazione di una parte della ricchezza sociale non era causa di crisi, bensì l’accaparramento di granaglie e altri generi alimentari poteva aggravare lo stato di carestia.

domenica 17 agosto 2014

Il principale pericolo per la pace mondiale


Se si vogliono evitare conflitti e mantenere la pace tra le potenze, in qualsiasi epoca c’è bisogno del rispetto di un principio vitale che consiste essenzialmente nella non ingerenza delle une nelle sfere d’influenza delle altre. Tale principio chiave per la pace viene infranto se una potenza rivendica esplicitamente il diritto di ingerirsi ovunque e comunque rivendicando la propria leadership mondiale. Si tratta in tal caso di un atteggiamento in politica estera paragonabile a chi se ne va in giro minacciando e agitando a destra e a manca la propria forza militare come un rasoio.

sabato 16 agosto 2014

Se i dieci italiani più ricchi .....


Tutti gli atti economici degli individui rispondono a casualità, e tuttavia i rapporti economici nel loro complesso seguono leggi cogenti e imprescrittibili delle quali gli economisti non vogliono occuparsi se non nel senso che essi, ancor prima d’indagarle, si preoccupano di negare le contraddizioni fondamentali in modo da dimostrare che il sistema economico capitalista può trovare un proprio equilibrio in coerenza, ovviamente, con le loro farneticanti teorie. L’economia politica è ad ogni effetto un caposaldo dell’ideologia del capitale.

Rilassati



Cari proletari (*) vicini e lontani, rammento che terminate le delizie vacanziere, impegnata anche la mancia degli ottanta euro fino a natale, vi aspetta, se siete baciati da Tiche, un lavoro sotto padrone, le rate del mutuo da pagare e altre misure urgenti per rassicurare i creditori del debito pubblico. Una consolazione consiste nel fatto che anche il periodo delle ferie vale per la pensione: 42 anni di contribuzione fino al 2018, poi si andrà, salvo nuova troika, a 66 anni, ma c’è da tener conto che la pensione possano abolirla, come ha suggerito recentemente uno stronzo forever sul Corriere, sostenendo ineccepibilmente che la quiescenza è un anacronismo posto che gli schiavi tirano a campare più a lungo.


(*) Chi appartiene alla categoria dei lavoratori che non sono proprietarî dei mezzi di produzione e vivono unicamente del salario corrisposto in cambio della forza-lavoro (Treccani).

venerdì 15 agosto 2014

[...]



Buon ferragosto, se siete al centro-sud; agli altri dico: facciamoci coraggio. In questo momento, in vestimenti tutt’altro che estivi, sto ascoltando il diluvio nel pineto, e non c’è mirto divino che mi trattenga dall’imprecare contro dèi, santi e madonne insieme.

giovedì 14 agosto 2014

Nessuna riforma


È dai primi anni Sessanta che sento parlare di “riforme”. Urgenti, ovviamente. E qualcuna è stata anche fatta da allora, o almeno tentata. Quella della scuola dell’obbligo, per esempio, ma anche la nazionalizzazione dell’energia elettrica, un provvedimento che oggi non ci dice più nulla ma che a suo tempo fu molto dibattuto. Più tardi venne anche la riforma che portò al servizio sanitario nazionale, assolutamente necessario (do you remember dottor Guido Tersilli?). Da ultima anche la riforma delle pensioni, con gli strascichi e le sperequazioni che ben sappiamo.

mercoledì 13 agosto 2014

Ma quali gattopardi, una classe dirigente corrotta e parassita


Per quale motivo due regioni italiane, quali la Sicilia e la Calabria, con tassi di povertà sopra il 32 per cento e tassi di disoccupazione giovanile ben sopra il 40 per cento, ma anche Campania e Puglia che certo non brillano per reddito pro capite, non utilizzano fondi europei per miliardi di euro? Per i soliti motivi, ossia a causa di carenze di tipo organizzativo (mancata esecuzione dei progetti), inefficienze burocratiche, incapacità di presentare progetti valutati come appropriati, cioè menefreghismo, fancazzismo, sciatteria e parassitismo cronici. Eppure in termini di funzionari e di personale esecutivo queste regioni vantano organici pletorici da far invidia all’Urss di Breznev. Leggiamo cosa dice l’Eurispes:

martedì 12 agosto 2014

[...]


Non so quanto di vero vi sia nella notizia che giunge dall’Iraq sulle efferatezze dell’Isis, sui sepolti vivi. Un orrore che ricorda altre epoche. E però la responsabilità degli Usa mi pare palmare, non solo per aver scatenato una guerra di rapina e di vendetta, ma per aver distrutto un sistema sociale che fino allora aveva retto. La principale colpa storica degli Usa è di aver alimentato in ogni modo il fondamentalismo islamico, con il quale prima o poi anche la silente Europa dovrà fare i conti.

Quanto ai palestinesi, essi non saranno mai pacificati, poiché non potranno mai accettare il sopruso che li ha privati della loro terra, tanto più che gli israeliani li considerano come i loro iloti, ossia manodopera a buon mercato. Solo per questo motivo Israele non ha ancora proceduto pragmaticamente alla soluzione finale del problema palestinese.



lunedì 11 agosto 2014

Qualcuno me lo potrebbe spiegare?

Secondo dati Istat riferiti al 2013, l’otto per cento delle famiglie italiane vive in povertà assoluta, vale a dire che fanno fatica a mettere assieme il pranzo con la cena. Per il ministro Alfano il problema pare sia dovuto a ciò che resta del famigerato art. 18. Rispetto al 2012, le persone in povertà assoluta sono aumentate di 1 milione e 206mila unità. I poveri assoluti e quelli relativi sono complessivamente oltre dieci milioni. Renzi sostiene che in due mesi sono stati creati 108mila posti di lavoro. Non ha precisato quanti di questi sono stagionali e quanti boy scout.

Ciò che non riesco a comprendere (ma forse qualcuno me lo potrebbe spiegare con parole semplici) è la differenza abnorme tra il dato di due regioni a statuto speciale, il Trentino Alto Adige e la Sicilia. La regione alpina non è particolarmente industrializzata e tuttavia mostra un tasso di povertà (4,3) sette volte e mezza inferiore alla popolazione povera dell’isola (32,5).


Forse lo potrebbe spiegare, a proposito di Selinunte, l’assessore Pina Fornari, “contraria all’uso consumistico dei beni archeologici”. Se le tenga ben strette le pietre di Selinunte, non lasci che gente molto famosa e molto ricca promuova nel mondo quel suggestivo sito archeologico, e del resto non faccia caso se lì a fianco, a Triscina, vi sono migliaia (migliaia) di case abusive e altre 4.500 semplicemente condonate.

domenica 10 agosto 2014

Molto ingenui


Scrive Scalfari:

Il secondo tema con il quale confrontarsi è la contrapposizione che molti fanno tra democrazia, cioè potere del popolo, e l'oligarchia, cioè potere di pochi […]. Se posso dare il mio giudizio, io credo che la sola e vera forma che realizza la sovranità sociale sia l'oligarchia.

Per avvalorare la sua tesi, Scalfari chiama in causa nientemeno che Platone, vissuto, come si ricorderà, qualche tempo addietro, in una società divisa tra liberi e schiavi dove questi ultimi, a prescindere dal regime politico vigente, contavano meno di zero.

E, soprattutto, Scalfari ci ricorda che secondo lui finora non si è realizzata in Italia la “sovranità sociale”, peraltro senza chiarire in che cosa esattamente consista tale fantomatica “sovranità sociale”. Se s’intende quella delle classi dominanti, essa è stata pienamente soddisfatta; se invece s’intendono gli obiettivi di promozione sociale sanciti dalla costituzione, è vero che essa non è stata realizzata se non in minor misura, ma per i limiti propri di una società di classe.

sabato 9 agosto 2014

I tedeschi lo sanno bene


Succede in Italia quanto già avvenne in altre non proprio fauste circostanze storiche. Come a Costantinopoli nel 1453, quando ai piani alti si discuteva dell’organigramma del paradiso e intanto i turchi sbrecciavano le mura della città. Quando si dice che è anche colpa della Germania è in parte vero, per il semplice fatto che al momento avremmo bisogno, per fare davvero le riforme e non le chiacchiere (l’unica riforma istituzionale urgente e seria riguarda l’istituto delle autonomie regionali), di almeno un paio di centinaia di miliardi di nuovo debito (oltre a utilizzare integralmente i fondi europei). Volete chiamarlo keynesismo? Chiamatevelo come cavolo vi pare. Per fare che cosa con nuovo debito? Le note cose: tagliare l’Irap, gli oneri sociali a carico delle imprese, aumentare le pensioni minime (chi ne ha una sola), rendere strutturali gli 80 euro e allargare la platea ai pensionati. Ma soprattutto investire in formazione e ricerca, sburocratizzare gli apparati statali centrali e locali (nel senso di chiudere seduta stante enti e uffici), reimpiegare centinaia di migliaia di burocrati in lavori utili dopo averli preparati adeguatamente a nuovi compiti (nel settore tutela del patrimonio e del territorio c’è possibilità enorme di lavoro e di occupazione). Dare finalmente un secchio e una ramazza a molti giovani diplomati e laureati cronicamente disoccupati e far pulire le città che sono luride (quattro ore il giorno di lavoro e altre quattro di formazione in cambio di un salario). Altri giovani, senza oneri sociali a carico delle imprese, a quattro ore di lavoro pagate dalle aziende e altre quattro di formazione pagate dallo Stato (come fanno con grande successo in Germania e in parte anche in Francia). Obbligo (la legge esiste già) di impiegare i cassaintegrati in lavori presso gli enti locali (abbinando lavoro e formazione). E, non ultimo, per gli evasori, lavori socialmente utili a manetta. Insomma, un cambio di rotta che induca gradualmente un mutamento di mentalità.

giovedì 7 agosto 2014

Quaquaraquà



Manca la domanda, nel senso che non c’è chi compra. Da un lato perché si sono tagliate pensioni e salari, dall’altro perché più di due automobili, una lavastoviglie, due televisori e tre pasti al giorno non si può. Il nodo, dunque, è il capitalismo: si produce più di quanto i salari possano acquistare, si producono cose che non servono laddove si vogliono vendere. Inutile lambiccarsi sui decimali di Pil in più o in meno. Negli anni del cosiddetto boom economico, cioè tra i Cinquanta e i Sessanta, le esportazioni crescevano ad un ritmo del 15 per cento l’anno, neanche la Cina di oggi riesce a fare tanto. In dieci anni (1958-1967) quintuplicarono le vendite degli elettrodomestici. Oggi le lavatrici non le vendi più perché il mercato è saturo, e chi ha necessità di cambiare un elettrodomestico, dato il reddito medio, ci pensa molte volte prima di decidersi, e lo fa a credito. Non ci resta altra strada che quella dell’export, ma bisogna avere prezzi e qualità competitivi. I prezzi delle merci non sono competitivi perché l’operaio italiano lavori poco (è quello che lavora di più in Europa) e i salari siano troppo alti (sono tra i più bassi dell’occidente), bensì perché manca un’adeguata innovazione (cioè investimenti: gli Agnelli, per fare un nome, preferiscono investire all'estero e le banche concedere credito in Ungheria o Ucraina, ma anche comprare Bot) in macchine, attrezzature, formazione, ricerca e infrastrutture (comprese quelle civili) e perché sono troppo alte le tasse e gli oneri sul lavoro. Tasse che servono per mantenere in piedi, per esempio, quel carrozzone di 33mila aziende partecipate dagli enti locali (da quanti decenni se ne parla e scrive?), per pagare stipendi pubblici da record mondiale, per pagare pensioni di centinaia di migliaia di euro l’anno, per fare tunnel e dighe che non servono a nulla. Eccetera. E tutto ciò serve ai partiti e a mantenere un’architettura burocratica e istituzionale pletorica e fuori dal tempo. I partiti politici, per loro genetica, sono una mafia anacronistica, un potere che gestisce e mangia soldi pubblici senza dare nulla in cambio, anzi, impedendo qualsiasi seria riforma, poiché ogni riforma seria, radicale e incisiva lede gli interessi di padrini e picciotti. Se ne accorse anche Berlusconi (e di sicilianità se ne intende) che pur con una maggioranza parlamentare assoluta non poteva governare stante i molteplici ostacoli e ricatti frapposti dalla miriade di camarille parlamentari e istituzionali. E pure Renzi, che sta a mischiare le carte con grande affanno, non combinerà nulla di buono per il semplice motivo che è il gioco stesso ad essere truccato, e lui sicuramente non è il cartaro ma solo un quaquaraquà.

mercoledì 6 agosto 2014

L'Asinara


Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24ore, nonché consueto editorialista del Domenicale, domenica scorsa ha dedicato il suo pezzo all’isola dell’Asinara, all’amarezza inconsolabile della sua bellezza. Da ciò che racconta è evidente che è rimasto sull’isola per poche ore, forse per qualche giorno, una fortuna che non capita a tutti. In ogni senso.

Napoletano riporta ciò che rammenta Pierpaolo Congiatu, direttore del parco dell’isola, ossia che lì “vivevano pastori e pescatori abbandonati da tutti, ma una bella sera furono deportati a Stintino per fare posto al lazzaretto e al carcere”. Non dice quando ciò avvenne, ma posso precisare la data: 1884, ossia quando si decise di fare dell’isola un luogo di detenzione. Pare non risultino discendenti di quegli esiliati forzati.

Nemmeno di quale lazzaretto si tratti è specificato nell’articolo, e quanto al carcere ricorda “i grandi penitenziari che hanno ospitato boss del calibro di Riina e Cutolo”. Non una parola nell'articolo sul fatto che l’isola sia nota per essere stata il campo di detenzione di prigionieri politici. È anche questo un modo di fare memoria storica. A mia volta non è di ospiti relativamente recenti dell’isola che voglio dire, ma di quelli presenti durante la Grande guerra. Tra le molte cose curiose occorse durante il periodo di detenzione dei prigionieri asburgici (ve n’erano però anche di tedeschi) all’Asinara, c’è n’è una di particolarmente singolare, ossia la caduta di un enorme oggetto volante al cui interno furono trovati quattro corpi. Di questo dirò poi.

Di seguito alcuni dati relativi all’isola: ha una superficie di 52 km, è a 14 miglia nautiche da porto Torres, dunque nella parte nord occidentale della Sardegna, raggiunge la massima lunghezza (in linea retta da punta Salippe alla settentrionale punta dello Scorno) di 17 km e mezzo, e la massima larghezza (da punta Crabara a punta Gian Maria Cucco) di 7 km. Possiede 110 km di coste, la quota più elevata, citata anche nell’articolo di Napolitano, è quella di punta della Scomunica (408 m). Prevalentemente arbustiva è dominata da venti di est e di nord-ovest, e il suo clima è molto mite.

Dato il suo completo isolamento fu scelta come stazione sanitaria e come colonia penale agricola. A Cala d’Oliva è la direzione della colonia penale e residenza del personale di custodia. Lì vi era anche la parrocchia e l’ufficio telegrafico. Da Cala d’Oliva, seguendo verso sud una strada costiera sinuosa, si giungeva al lazzaretto o Cala Reale. Prima di giungervi, appena passata punta del Trabuccato, s’incontrano dei fabbricati, costruiti in origine nel 1885 quali stazioni sanitarie per il periodo di quarantena per le persone sbarcate sull’isola. Tali caseggiati, erano stati, fino al dicembre 1915, occupati in parte da ergastolani e dal relativo personale di custodia, altri adibiti a magazzino, altri ancora lasciati vuoti. Seguendo la strada che passa per Cala Reale si giunge a Campo Perdu, Stretti, Tumbarino e Fornelli.

I reclusi vi coltivavano poche cose: alcuni vigneti, qualche campo di frumento e biada, e già era in numero ridotto la presenza degli asinelli bianchi dagli occhi azzurri che vivevano allo stato brado nelle alture. A quei tempi i mezzi di collegamento con la Sardegna erano a vela, compreso il servizio postale giornaliero nella tratta Cala Reale – Porto Torres, quando il mare lo permetteva. Ogni martedì però, a Cala d’Oliva, giungeva il postale proveniente da Genova – Livorno – Caprera – Maddalena – Porto Torres. E il giovedì vi faceva scalo quello proveniente da Cagliari per Alghero. L’approdo però a Cala d’Oliva era facoltativo. Poi c’era la navetta cisterna Dora, che riforniva d’acqua, assai scarsa nell’isola. Insomma, una bellezza inconsolabile, soprattutto se non a scopi turistici.

Sennonché nel 1915-’16 l’Italia si fece carico dei prigionieri austro-ungarici, ma non di quelli provenienti dal fronte italiano, bensì di quelli catturati dai serbi e che nella loro ritirata, sotto l’incalzare asburgico, i soldati di re Pietro traevano con sé fin verso l’Adriatico, cioè fino al porto di Valona, dove, raccolti e imbarcati su navi italiane, furono poi inviati in l’Italia. I più fortunati, si dovrebbe dire, poiché furono migliaia coloro che morirono nella marcia da Niš a Valona (Vlora).

Dove si sarebbero potuti alloggiare, nutrire, curare e sorvegliare questi prigionieri? Non in una qualche sperduta isola, sicuramente, viste le loro condizioni a dir poco “pietose” e “miserande”, come ebbe a suo tempo a rilevare chi li vide imbarcare a Valona. L’ordine di predisporre l’Asinara a ricevere i prigionieri giunse di pochi giorni l’arrivo degli stessi sull’isola.

Il 16 dicembre, periodo ideale per questo tipo di escursioni, su ordine del comando della legione di Cagliari, giunse sull’isola il capitano dei carabinieri reali Curti Giardino (che non ho conosciuto) con sedici militi, il capitano di commissariato Ulleri ed il ragioniere del genio sig. Canessa, i quali avevano l’incarico di predisporre ai bisogni, inizialmente, dei 5 o 6 mila prigionieri in arrivo! Alla ricezione dei materiali necessari, diciamo così, fu inviato il giorno 14 a Porto Torres il sottotenente Scano.

Nel pomeriggio del giorno 17, giunsero nell’isola il ten. col. della riserva Efisio Paulis, il quale assunse il comando del costituendo presidio, e il comm. Giuseppe Druetti, medico provinciale di seconda classe, quale ispettore di sanità pubblica, quindi il cav. Paolo Brigida, medico di terza classe, ed il dott. Raimondi, medico di porto. Restava da provvedere alla sorveglianza dei prigionieri e alla sicurezza dell’isola, e perciò un fatto sbarcare il giorno 18 la 3^ compagnia del 319° btg. territoriale (immaginiamo costituita da quali scarti della leva), con un tenente e tre sottotenenti.

Ma già dei prigionieri, quel mattino stesso, erano giunti con i piroscafi Alighieri e America, in totale 3.716 uomini di cui 635 ufficiali. Durante la traversata si erano verificati dieci decessi. Uno dei primi problemi che si presentarono, non il più grave però, fu quello delle lingue. Incomprensibili non solo, immaginiamo, al dott. Efisio Paulis, ma incomprensibili anche ai prigionieri stessi, di diverse nazionalità, per cui le traduzioni che si poterono rimediare portarono confusione sui nomi che non di rado furono completamente cambiati.

Dagli atti della capitaneria di porto e da quelli della stazione sanitaria dell’Asinara, si rileva che i prigionieri dell’esercito asburgico sbarcati sull’isola furono complessivamente 23.339, ma da Valona ne partirono 23.854. E tuttavia sono solo 515 quelli ufficialmente non giunti sull’isola, e non 522.

martedì 5 agosto 2014

L'idiozia di massa


La prima guerra mondiale ha contato circa diciotto milioni di morti dalla prima grande battaglia combattuta il 4 agosto 1914 fino all’armistizio dell’11 novembre 1918. Il trattato di pace di Versailles, firmato il 28 giugno 1919, esattamente cinque anni dopo che l'erede al trono austro-ungarico fu assassinato a Sarajevo, è stato il più grande esempio di miopia politica dimostrata finora dal genere umano. Una generazione più tardi, un’altra guerra mondiale causò 73 milioni di morti.

Prima che il trattato di Versailles fosse firmato, e prima che la Società delle Nazioni fosse stata creata, Gran Bretagna, Francia e Italia inviarono loro truppe in Russia per combattere contro il governo rivoluzionario. Nella guerra civile russa sostenuta dall’occidente vi furono almeno tre milioni di vittime. Poi venne Hitler e la Russia contò 26 milioni di morti. In entrambe le guerre, la Russia fu alleata alla Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti e, in entrambe le guerre, la Russia ha messo in campo il più grande esercito e sostenuto il maggior peso della guerra in termini di vittime. Senza tale tributo di sangue, l’Europa non sarebbe stata liberata dal fascismo.

Quali lezioni abbiamo imparato? Dalla prima guerra mondiale, nessuna. E anche dopo la seconda, a guardare il mondo in cui viviamo, sembra che siamo pericolosamente ritornati a 100 anni fa.

lunedì 4 agosto 2014

Dalla parte dei banditi


Nessuno se ne ricorda più, e non per caso. Non se ne parla nei documentari di rievocazione e raramente vi si fa cenno nei libri, ossia al fatto che cento anni fa, il 4 agosto 1914, il Partito socialdemocratico tedesco (SPD), primo partito di Germania, votava i crediti di guerra, sostenendo che non si poteva abbandonare la patria nel momento del bisogno. La storia della sinistra europea è ben sintetizzata da tale dichiarazione e da quell’evento: il tradimento. Con il voto a favore dei crediti di guerra, la sinistra europea siglò la condanna a morte di milioni di proletari.

domenica 3 agosto 2014

Scalfari esclude


Questa mattina devo prendere atto di due cose: che molta gente è in ferie e Il Gattopardo è di Lucchino Visconti (così come, anzitutto e conseguentemente, Il dottor Zivago sarebbe di David Lean). Visconti ha realizzato un capolavoro, il suo, ma non ha saputo tradurvi il senso più vero del romanzo, attratto più dal fasto del ballo, dall’ambientazione, dal carattere dei personaggi, che dal motivo più autentico del racconto, quello che molti credono di ravvisare nella quarta parte, mentre esso è quasi tutto raccolto nel finale (che nel film non c’è).

sabato 2 agosto 2014

Volevano fare la rivoluzione


Beppe Grillo dice che questo sistema è peggiore del fascismo. Come solito gli piace dirne tante ed esagerare. Peggiore del fascismo non certo, ma presenta molti tratti del regime autoritario, laddove si pensi che la nostra è sempre stata una democrazia (borghese) incompiuta e vincolata dapprima agli Usa e ora anche a Berlino e a una cupola economico-finanziaria internazionale dai tratti nettamente criminogeni.

Dal punto di vista politico, a gestire il mazzo e a mischiarlo come vogliono sono alcuni partiti che si sono fatti padroni in nome e per conto dello Stato. Gestiscono lo stato delle cose, la liquidazione di ciò che c'è ancora in cassa. Resta il simulacro delle libere elezioni, ma sappiamo bene che esse sono tali solo formalmente, e se anche fossero le più libere e democratiche il discorso non cambierebbe nella sostanza. 

L’unica formazione politica sorta esterna ed estranea ai partiti è stata proprio il movimento di Grillo. E però come tutte le formazioni politiche borghesi nate per riformare “il sistema” dal suo interno, essa è stata ridotta all’impotenza nel gioco parlamentare. Perciò Grillo strilla come una zitella tradita nella speranza.

venerdì 1 agosto 2014

I cinesi pensano agli affari e noi alle madonne



I media ci ingentiliscono la vita con notizie come questa. La ministra (centrosinistra) della burocrazia, va a cantare litanie a Medjugorje, coronando così il sogno della sua vita (testuale). Sapesse quanti italiani invocano madonne e santi quando sono costretti ad avere a che fare con un ufficio pubblico. Il Corriere della Sera dedica ampio spazio a pagina tre alle battute da scantinato tra tali Mineo e Bonaiuti, quindi alla battuta sottilissima di Bersani (con foto) sul voto al senato. Sempre il giornale dell’indimenticabile De Bortoli, però a pagine nove, taglio che più basso non si può, ci informa con 22 righe della cerimonia della cessione di congruo pacchetto azionario da Cdp Reti a State Grid of China per via di Saipem e Terna. Presente Renzi che sorride divertito come se avesse piazzato la fontana di Trevi. Anche Liu Zhenya, presidente della State Grid sorride divertito, sicuramente pensa: questi fessi credono di averci rifilato ‘na sòla.