domenica 15 settembre 2013

Quelli che credono ... in "qualcosa"


È noto che i classici del marxismo consideravano la religione come un serio avversario della concezione scientifica del mondo e ribadivano continuamente la necessità di sottoporla ad una critica valida e persuasiva. Nondimeno anche ai nostri giorni sarebbe urgente un’analisi completa della dialettica tra la sfera materiale e quella spirituale all’interno della società capitalistica, e invece, per contro, noi lasciamo che ad occuparsene siano personaggi al servizio della borghesia.

In tal modo noi sappiamo poco, dal punto di vista della scienza marxista, dei meccanismi e dei mezzi di formazione della personalità religiosa, la quale ha subito dei notevoli mutamenti rispetto al passato, quando la massa dei credenti erano perlopiù individui semianalfabeti o digiuni di nozioni scientifiche, persone insomma, come molti dei nostri genitori, che conservavano la fede solo per educazione e attaccamento alla tradizione.



Non è possibile fornire oggi una spiegazione valida dei fatti religiosi se ci limitiamo a considerare la religione come un insieme di concezioni primitive adatte a persone ignoranti, oppure se al posto di un’analisi concreta del fenomeno esprimiamo giudizi astratti sulla separazione della coscienza della vita reale e cose di questo genere.

La vita è sempre più complessa di quanto possa risultare dai nostri schemi consueti e i mutamenti della coscienza non possono essere ricondotti meramente all’idea che se ne fanno i teologi da un lato e gli atei borghesi dall’altro. In estrema sintesi, se gli uni tendono a negare l’origine storica e sociale del trascendente, puntando sulla disposizione spirituale dell’uomo alla religione, gli altri sono propensi a considerarla come un’alterazione della sfera razionale dell’uomo.

In tal modo, teologi e atei borghesi si combattono, escludendo la religione dalla storia reale dell’umanità, ossia dalla storia sociale dell’uomo, perdendo la possibilità di comprendere le esigenze sociali storicamente concrete che hanno reso possibile l’esistenza delle idee religiose e il modo in cui tali esigenze sono state soddisfatte. Oltretutto tale opposizione tra spirito e materia non fa che riprodurre un concetto teologico.

Per il marxismo, invece, si tratta di orientarsi verso una soppressione del contrasto, poiché vuole arrivare a una comprensione della religione come prodotto interno dello sviluppo storico. Ciò che la mediocrità laica borghese non è in grado di comprendere, data appunto la sua posizione di classe, è che “celeste” e “terreno”, “religioso” e “laico”, sono la stessa cosa: soltanto la forma, alterata e mistificata, è diversa. Si tratta piuttosto di analizzare, da un punto di vista storico, la normalità e la limitatezza d’una simile alterazione.


La vera natura sociale della religione può essere messa in luce soltanto dopo un’analisi delle condizioni storiche concrete in cui essa si è formata e del modo in cui le condizioni materiali di vita hanno influito sui contenuti spirituali e mentali già esistenti. Del resto, viceversa, non si potrebbero capire tutti i rapporti reciproci fra la religione e le altre forme che costituiscono la coscienza sociale, oppure tra la religione e gli altri tipi di attività sociale.

1 commento:

  1. ...tant'è che ogni contesto sociale e culturale ha la propria religione (o le proprie) e invece si ragiona sempre come se esistesse solo la nostra...

    RispondiElimina