mercoledì 27 marzo 2019

Il pregiudizio di classe e di pelle


Stante il clamore suscitato, oggi ho ascoltato la registrazione della trasmissione di ieri sera condotta dalla dottoressa Gruber e alla quale ha partecipato l’onorevole Giorgia Meloni. Mi ha colpito in particolare un dato fornito al pubblico televisivo dalla parlamentare, la quale ha sostenuto che la maggioranza dei reati di stupro è addebitabile agli immigrati, in rapporto al loro numero presente in Italia. Non so se i giornalisti presenti non hanno saputo o non hanno voluto replicare sul punto e hanno invece preferito tergiversare. In ogni caso il dato fornito da Giorgia Meloni ha avuto facile presa sul pubblico medio, poiché la mancata replica da parte dei giornalisti presenti è senz’altro stata percepita come mancanza di argomenti e in buona sostanza come avallo del dato riportato dalla Meloni.

Il dato riportato non rileva due aspetti essenziali perché possa essere inquadrato nella sua giusta dimensione statistica. Non tiene conto, anzitutto, degli indicatori demografici reali, ossia che la composizione demografica della popolazione immigrata è molto diversa, per quanto attiene alle classi di età, da quella della popolazione italiana complessiva (vedi tabella qui sotto). Vale a dire, a titolo d’esempio, che la popolazione straniera residente in Italia di età superiore ai 70 anni è inferiore all’1%, e nella loro stessa popolazione le persone dai 50 ai 69 anni sono al 4% massimo. Considerando che i reati di stupro sono commessi in maggioranza da parte delle classi d'età più giovani, è conseguenza che il dato statistico sugli stupri commessi dagli immigrati salga in rapporto alla medesima popolazione immigrata. 


Per quanto riguarda, in generale, la percentuale dei reati commessi dagli stranieri, in rapporto alla loro popolazione, non è difficile immaginare che essi siano superiori a quelli dei cittadini non stranieri. Succedeva la stessa cosa, a ben vedere, anche negli anni 1960 nell’Italia settentrionale per quanto riguardava gli immigrati dal sud d’Italia. In buona sostanza, si deve tener conto, quando si fanno simili raffronti statistici su base demografica disomogenea, della condizione sociale della porzione di popolazione considerata: i poveri delinquono di più, questo è un dato storico-sociologico prima ancora che statistico.

Una parte non trascurabile dei crimini contestati agli immigrati riguarda reati contro la proprietà, dunque commessi da non proprietari. È altresì vero, per contro, che chi ha sufficiente denaro per pagare buoni avvocati è in grado di tirare in lungo i procedimenti e infine in non pochi casi di comprare l’immunità. Pur essendo la procedura penale la medesima per ogni classe e ceto sociale, sono ben noti molti casi nei quali valgono prassi penali per così dire speciali per chi ha denaro e potere.

Se, per esempio, venissero allo scoperto gran parte dei reati fiscali, l’entità numerica dei rei in rapporto alla popolazione sicuramente non sbilancerebbe a sfavore degli immigrati. Il tipo di crimine e la sua effettiva repressione costituiscono un fattore condizionante di questo genere di statistiche, poiché sono i fondamentali rapporti di potere di una società di classe che determinano direttamente la creazione e il carattere dei reati, e pure i corrispondenti metodi punitivi.

I reazionari hanno buon gioco nella loro propaganda poiché muovono da premesse completamente diverse e pregiudiziali, tanto più facili perché è agli immigrati che viene comunemente imputata, in non trascurabile misura, la responsabilità di “rubare lavoro”, e dunque di essere essi stessi causa dell’impoverimento generale dei ceti medi.

Ora, comprendo la difficoltà di far breccia nello spettatore medio con simili argomentazioni e di far accettare per buone tali considerazioni, tuttavia sarebbe doveroso, da parte dei giornalisti presenti in un confronto pubblico, rintuzzare le posizioni divulgate da politicanti che dietro la loro loquela celano un indubbio pregiudizio di classe e di pelle.



2 commenti:

  1. come al solito ci ha regalato un buon spunto di conversazione.
    D'altra parte la paura del diverso, magari un che di sostanza ce l'avrebbe anche: i poveri tendono a compiere piu reati spiccioli e di solito ai danni di poveracci come loro.
    Anche lo scontro e assorbimento culturale ha le sue basi: mì ricordo di aver vissuto un po' di anni a torino e aver constatato che il mio dito mignolo fosse più torinese di almeno metà della popolazione, e io son di firenze.
    Che altro posso aggiungere al mio vano soliloquio: il mondo cambia, la gente e gli usi pure. nel mezzo gli interessi piu vari e lecchini e cortigiani che cercan di capire da che parte gira il vento.

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  2. Il solito vecchio trucco del Potere: Gettare l’osso e godersi lo spettacolo dei cani che si azzannano. La guerra tra poveri.

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