Questo potrebbe essere l’ultimo Natale di pace, non
solo per le minacce di guerra nucleare adombrate nei timori di Putin (è un
fatto che gli Stati Uniti d’America rappresentino una minaccia per la pace da
quando sono passati da colonia ad impero), senza contare ciò che sta avvenendo a livello di scontro commerciale. Non mi riferisco dunque solo alla
situazione internazionale, ma anche alle beghe interne che tanto ci
appassionano. Non solo alla legge finanziaria, che ancora il 21 dicembre il
Parlamento non conosce e si appresta, nella sua maggioranza, ad approvare a
scatola chiusa. Né, per questo fatto, alle grida degli esponenti del Partito
democratico. Gli unti del popolo e i fascistoidi sono il prodotto della loro provocazioni,
della loro insipienza e idiozia, non solo da ieri ma da decenni. Dovrebbero
recitare il mea culpa, ma non lo faranno mai. Non lo farà sicuramente Renzi,
cioè l’ultimo chiodo sulla bara del Pd.
Quando dico che questo potrebbe essere l’ultimo
Natale di pace, mi riferisco alla “pace sociale”, alle conseguenze che avrà la legge
finanziaria che dovrà essere approntata e approvata nel dicembre del 2019 con
effetto per gli anni seguenti. Non potrà che essere una legge davvero lacrime e
sangue, e altre ne seguiranno andando a colpire i soliti noti, soprattutto
loro. Non basterà certo la tassazione sul gioco d’azzardo, i condoni e altri simili
escamotage a coprire la voragine di deficit e debito, a frenare la corsa al
rialzo del differenziale sui tassi. È un fatto peraltro comune che sempre più i
parlamenti e i governi sono chiamati a soddisfare le richieste dei loro
creditori piuttosto che i bisogni di coloro che dicono di rappresentare.
Non ci sarà nessuna jacquerie, nessun fascismo se non
in maschera, i treni continueranno ad arrivare in regolare ritardo. A tutto provvede
da molto tempo la quotidiana melassa televisiva, le jeu du chat et de la souris, dove tutto è buono per l’audience e
il relativo mercato della réclame. Il rimbambimento al quale è sottoposto non
solo il popolo dei creduloni e degli analfabeti, non solo il popolo che crede
alle stigmate di padre Pio, alle madonnine in lacrime, ma tutto quel popolo che
si crede furbo e convinto di poterla fare sempre franca, per il quale la
politica è solo e tutta merda, oggetto di passatempo serale, stesi sul divano,
e di “dibattito” su twitter. Quel popolo che non è migliore di quelle
generazioni che si ubriacano nei pub e sballano nelle discoteche, insomma quel
popolo del quale ormai tutti facciamo parte e vive in un universo parallelo a
quello della realtà.
a mio avviso i media hanno molta meno presa, solo validano la speranza di cavarsela ancora una volta e l' abitudine a far lavorare gli altri, nel senso della delega
RispondiEliminacome dici, dalla seconda metà del 2019 l' ennesimo castello di carte dovrebbe venire giù
L' italian way of life richiede parecchio insoluto, e come fai se produci le stesse cose da 40 anni e la struttura produttiva idem
in più ci abbiamo quel problema con la-bellezza-che-salverà-il-mondo che è una conclamata palla al piede
lo sappiamo bene che il sistema, tutto il sistema e quello italiano in specie, ha bisogno di contrarre sempre nuovo debito per poter reggere. le politiche di revisione della spesa pubblica, sempre annunciate, si scontrano con una platea d'interessi e di clientele (elettorali e no) enorme
EliminaL' AUMENTO DELLA SPESA MILITARE NEL MONDO RIVELA IL DIGRIGNAR DI DENTI DEI LUPI IMPERIALISTI IN QUESTA FASE CICLICA!
EliminaLa classifica – Nella classifica mondiale al primo posto nel 2017 si collocano ancora gli Stati Uniti con spese militari pari a 610 miliardi di dollari. Nel dettaglio in Cina le spese militari sono aumentate del 5,6% a 228 miliardi di dollari nel 2017. La quota delle spese cinesi nelle spese militari a livello mondiale è passato dal 5,8% nel 2008 al 13% nel 2017. L’India, invece, ha speso 63,9 miliardi di dollari nel 2017 (+5,5% rispetto al 2016) mentre in Corea del Sud le spese ammontano a 39,2 (+1,7%). Con 66,3 miliardi di dollari spesi nel 2017 quelle della Russia sono inferiori del 20% rispetto al 2016. L’Arabia Saudita ha registrato spese in crescita del 9,2% attestandosi a 69,4 miliardi di dollari. Anche in Iran (+19%) e in Iraq (+22%) si sono registrati forti aumenti. L’Italia si colloca al dodicesimo posto (era all’undicesimo nel 2016) con 29,2 miliardi di dollari: rispetto al periodo 2008-17 si tratta di un calo del 17%.
Saluti