Le nostre abitudini alimentari, soprattutto fino a
ieri, hanno avuto molto a che vedere con la religione, segnatamente con le
prescrizioni imposte dalla Chiesa. Le feste erano scandite da precisi rituali
alimentari che prevedevano piatti di grasso o di magro, ossia di carne oppure
di pesce.
I cosiddetti “precetti” stabilivano con molto cinismo
che ci si dovesse astenere dal consumo della carne e da tutti quei prodotti
alimentari di derivazione animale nelle giornate di mercoledì, venerdì, sabato
e in tutte le vigilie delle altre feste infrasettimanali di particolare rilievo
liturgico e religioso. L’astinenza dalle carni era inoltre e rigorosamente
prevista durante i quaranta giorni della “quadragesima”, ossia in quello che
conosciamo come periodo quaresimale.
Dicevo che tali precetti erano stabiliti con molto
cinismo e rispettati con molta ipocrisia poiché la quaresima per i poveri
durava tutto l'anno. Il contadino povero non mangiava quasi mai carne e non poteva
permettersi di comprare pesce, mentre per i ricchi tali tabù alimentari rendevano
la loro dieta più varia e salutare. Infatti, il pesce, soprattutto quello di
acqua dolce, potevano permetterselo solo i ricchi e, appunto, i preti. Nei
conventi e nelle grandi dimore si allevavano carpe, lucci, tinche, anguille. Sulle loro tavole era servita per esempio lampreda e carpa in
gelatina, il tutto innaffiato con quantità incredibili – a leggere le cronache
del tempo – di vino.
La carne, anche solo certi tipi di carne, è in ogni credenza
religiosa oggetto di proibizioni e limitazioni per i più svariati motivi. Ciò
riguarda molto meno o per nulla il pesce. Il cristianesimo si rifà ai vangeli, laddove
il pesce ha un posto di tutto privilegio, se non altro perché l'apostolo
Pietro, un pescatore professionista sul lago Genézareth, e un suo amico
panettiere, fornirono al mitico protagonista di quei racconti il pesce e il
pane del famoso miracolo della moltiplicazione.
Ciò dovrebbe farci riflettere su quanta incidenza
nella vita di ognuno possono avere le più incredibili balle, come quelle che verranno
tra poco approvate in Parlamento dai nuovi apostoli del “popolo”.
si fossi cannibbale
RispondiEliminal' apostoli magnerei
e pure li papi
Eliminastateve attenti voi due...
Eliminal'ultimo che diceva la verità l'han pure messo in croce per dare l'esempio.
e mi dispiacerebbe assai
La "realtà"? Consolidate balle.
RispondiEliminaSi dice : < siamo quello che pensiamo , siamo quello che mangiamo.....
RispondiEliminaSe consideriamo l'essere umano fatto solo di materia fisica allora l'astinenza da certi alimenti assume un valore puramente 'salutistico' , se lo consideriamo fatto anche di materia spirituale ( e ricordo che la Chiesa, nel concilio di Costantinopoli del 869 d.C. smise di parlare di spirito e cominciò a parlare solo di corpo e anima ) tutto il discorso alimentare assume un carattere molto più profondo che tocca la sfera psichica , mentale ma anche il piano etico -morale della nostra esistenza
si dice < sei ciò che pensi , sei ciò che mangi .....>
RispondiEliminaper chi è convinto che l'essere umano sia fatto di sola materia fisica l'astensione o l'assunzione di certi alimenti si riduce ad una questione di carattere puramente .
per chi è convinto che sia fatto anche di materia spirituale l'astensione da certi alimenti assume un carattere più profondo che tocca la sfera psichica , mentale
abbracciando fin anche il piano etico e morale.