Il Sole 24 ore
di ieri pubblicava un’intervista a Romano Prodi, in realtà un articolo
etnogastronomico a firma di Paolo Bricco (dove il prefisso "etno" sta ovviamente per emiliano). L’unica cosa di rilievo che dice
Prodi riguarda la globalizzazione: “La globalizzazione ha fatto una selezione
dura e dolorosa, ma ha anche plasmato e migliorato il tessuto produttivo
italiano”. Selezione dura e dolorosa soprattutto a spese dei ceti sociali
medio-bassi, salvo rilevare “il desiderio di autorità che si è
propagato nel mondo”. Non una parola sulle cause di tale insorgente “desiderio”
e su ciò che ci riserva.
Prodi pensa invece ai suoi “imprenditori delle
piastrelle, che hanno accompagnato e attraversato la nostra storia fin dal Boom
economico. Hanno dominato a lungo il mondo”. E ciò mentre, soggiungo a mia volta,
la polizia uccideva i braccianti di Avola e la Fiat schedava il popolo sovrano. Tanto per citare.
Il resto dell’intervista è a base di “mortadella, salame, prosciutto crudo e
pezzi di parmigiano reggiano portati dall’oste”, e che il Professore – assicura Bricco
– “nemmeno guarda” per mantenere la linea. Quindi “tortellini di magro,
bistecche di manzo, insalate” e, per finire in gloria, “mascarpone e ananas”.
È quel Prodi silurato da Renzi durante il voto per
l’elezione del presidente della repubblica. Un Renzi d’accordo con Berlusconi. Il
senno di poi non fa la storia, ma aiuta a comprenderne i paradossi: con Prodi al Quirinale le
cose sarebbero andate diversamente ed è probabile che oggi Salvini non sarebbe diventato
l’asso pigliatutto.
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