lunedì 7 agosto 2017

Povero Antonio, se vedesse ...



Alcune estati or sono, in una giornata di caldo meno torrido dell’attuale, percorrevamo a piedi la via Appia Antica. Oltre alle catacombe di san Callisto e le cave Ardeatine (di poco distanti) e altri siti, visitammo anche il celeberrimo mausoleo di Cecilia Metella, ovvero ciò che ne resta. Quello di Metella è un sito molto frequentato dal turismo, non così per il mausoleo di Valerio Romolo e la villa di Massenzio, a pochi passi, i quali sono praticamente deserti.

Per pranzo prendemmo un tavolo nel giardino di un dignitoso ristorante del posto (Garden Ristò). È lì venimmo a sapere che l’immensa villa di là della strada, proprio di fronte al ristorante e attigua al mausoleo, era (o era stata) di proprietà della sorella di un notissimo esponente politico (ora in sonno), a sua volta nipote di un noto architetto del tempo che fu. Vero o solo verosimile, la cosa non ha molta importanza. Ci dissero che la villa era in vendita e che al suo interno s’erano consumati gravi abusi edilizi che avevano interessato antichi resti.


Ora leggo (clicca l’articolo) delle vicende giudiziarie che hanno riguardato quegli abusi, addirittura camuffati con delle mappe false. Non si sa bene chi li abbia commessi quegli abusi (mica è un bilocale di Pietralata o Centocelle), e la soprintendete del comune di Roma, chiamata come tecnico dal tribunale a dirimere la questione, pare, sostiene l’articolo, che in passato avesse già espresso un parere favorevole per alcuni lavori nella villa e che comunque non sarebbe sconosciuta in quella casa. Vai a sapere come stanno effettivamente le cose. La vicenda nel suo complesso rivela ad ogni modo uno spaccato paradigmatico di come è ridotto questo disgraziatissimo paese in generale e la sua capitale in particolare, dove alla fine prevalgono infiniti e solidi intrecci tra denaro e potere. Povero Antonio Cederna, se vedesse!

1 commento:

  1. Si era fatta la tavernetta in un ipogeo romano. Per gli studi storici e archeologici che ho fatto, la sprezzante volgarità proprietaria degli arricchiti nei confronti delle antichità - "messe a valore" per fornirgli comfort di lusso o per incrementare il fatturato - mi suscita una rabbia feroce.

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