Ieri l’altro il Dow Jones ha superato i 22.000 punti
per la prima volta nella sua storia. Possiedo un taccuino da dove rilevo che
venerdì 7 settembre 2001 il D.J. era a 9.919 punti, ma il successivo 21
settembre, sempre un venerdì, a 8.835. E dire che il precedente 3 gennaio fu fissato
a 10.646. Lo stesso 21 settembre il Nasdaq quotava 1.423, ma solo quattro
giorni prima era a 1579 punti, pur perdendo il 6.83% rispetto al giorno prima.
Il Mib30, quel 21 settembre, segnava meno 43,51% dal 2 gennaio dello stesso
anno. Tokio era sotto la suola delle scarpe.
Questo per dire due cosette: 1) non s’è dovuto attendere
il settembre 2008 per capire che nell’ambito finanziario l’uso di sostanze
psicotrope è fattore comune; 2) le multinazionali, e gli speculatori, non hanno mai fatto tanto profitti
come adesso. Tutto bene? Sì, per loro; fino al prossimo botto.
Proprio nel momento in cui il Dow ha toccato la
soglia di 22.000 punti, decine di migliaia di schiavi si sono allineati in
attesa per chiedere un posto di lavoro ai padroni di Amazon. Il più grande
evento del genere nella storia statunitense. Due più due fa sempre quattro, non
solo in matematica.
E figuriamoci le "file" dopo "il botto". Si tratta comunque di un deja-vu, ma almeno i disoccupati degli anni '30 erano più consapevoli della loro reale condizione e quelle "file" facevano paura al "capitale"
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