lunedì 28 giugno 2021

Ipotesi non fingo


La versione non classificata del rapporto preliminare sui fenomeni aerei non identificati (UAP), presentata dall’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale (ODNI) al Congresso statunitense, in esito a quanto stabilito dal Rapporto 116-233 del Comitato Ristretto per l’Intelligence del Senato, che accompagnava l’Intelligence Authorization Act del 2021, è stata accolta con molta delusione dai media.

Il Comitato senatoriale si diceva preoccupato che all’interno degli organismi governativi federali non si fosse unificato il processo per la raccolta e l’analisi d’intelligence sul fenomeno degli aerei non identificati, nonostante la potenziale minaccia per la sicurezza nazionale. Il Comitato rilevava che la condivisione e il coordinamento delle informazioni nella comunità dell’intelligence è stata incoerente ed era mancata attenzione a questo problema da parte dei “leader di alto livello”.

Il contenuto del rapporto dell’ODNI era già stato anticipato, nella sua sostanza, nei giorni precedenti e forse ci si aspettava qualche rivelazione clamorosa in merito ai cosiddetti UAP, alias UFO. A mio parere la notizia c’è: non si tratta di un semplice fenomeno sociologico, bensì quegli oggetti volanti rappresentano, secondo le parole del documento del Comitato senatoriale, una seria e “potenziale minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti”, attribuibile “a uno o più avversari stranieri” (foreign adversaries).

Sia nel rapporto del Comitato senatoriale e sia in quello recente presentato al Congresso dell’ODNI, non si fa menzione di oggetti artificiali extraterrestri e alieni, nemmeno come ipotesi remota. Da ciò la delusione di chi vuole pompare la faccenda speculando su queste fantasie.

L’UAPTF (Unidentified Aerial Phenomena Task Force), preposta allo screening dei dati, ha preso in considerazione una serie d’informazioni sugli UAP descritte nei rapporti dell’esercito statunitense e dell’IC (Comunità dell’Intelligence) nel periodo 2004-2021, tuttavia tali rapporti, si sostiene, mancavano di sufficiente specificità.

Il documento pubblicato pone più volte l’accento sulla necessità, anche in accoglimento delle osservazioni del Comitato senatoriale, di uniformare i processi di raccolta e segnalazione degli eventi UAP secondo uno standard formalizzato e metodiche coordinate (la Marina ne ha istituito uno nel marzo 2019, mentre l’Air Force l’ha adottato nel novembre 2020).

Anche se la quantità limitata di report di alta qualità sugli UAP ha ostacolato gli analisti nel trarre conclusioni sulla natura o l’intento di quei velivoli, compito in ogni caso non semplice (a tale proposito sarebbe interessante conoscere l’allegato classificato), nel documento si evince come nella maggior parte dei fenomeni aerei rilevati si tratti di oggetti fisici. Dei 144 rapporti originati da fonti governative, 80 riguardavano l’osservazione con più sensori, inclusi radar, infrarossi, strumenti elettro-ottici, rilevatori di armi, ecc..

La maggioranza dei rapporti descrive gli UAP come oggetti che hanno interrotto attività pianificata o altra attività militare. Gli avvistamenti UAP tendono a raggrupparsi intorno agli Stati Uniti, specie per quanto riguarda i campi di addestramento e di sperimentazione, ma si ritiene che ciò possa derivare dal maggior numero di sensori di ultima generazione operanti in quelle aree.

Nel report si legge che esistono probabilmente più tipi di UAP, che in base alla descrizione del loro aspetto e comportamento richiedono spiegazioni diverse. In un certo numero di casi questi UAP hanno mostrato caratteristiche di volo insolite, non escludendo che un potenziale avversario (“Cina, Russia, un’altra nazione o un’entità non governativa”) possa aver sviluppato della tecnologia innovativa. Non si esclude, nel rapporto, che alcune osservazioni UAP potrebbero essere attribuibili a sviluppi e programmi classificati di entità statunitensi.

Considerazioni. Contrariamente a quanto sostiene il Post e altra stampa, il rapporto presentato al Congresso non è deludente, poiché finalmente il fenomeno degli UAP, o UFO, diviene argomento pubblico senza che ciò costituisca motivo di rischio reputazionale per chi se ne occupa (su basi non fantasiose, ovviamente). Infatti, nel rapporto si accenna allo stigma socioculturale (sociocultural stigmas) che ha ostacolato in passato la segnalazione degli UAP da parte di aviatori, personale dell’esercito e dell’intelligence. Inoltre, per la prima volta, gli aeromobili non identificati sono ufficialmente descritti come oggetti fisici reali, denotati di caratteristiche insolite per quanto riguarda la forma, le traiettorie di volo, la velocità e la propulsione. Spiace per Il Post, ma non si rileva nel rapporto alcun specifico o anche indiretto riferimento agli “alieni”. Questo già lo sapevano le persone che trattano la questione sulla base dei dati disponibili e nell’alveo della realtà. 

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