venerdì 2 agosto 2024

Il bue che dà del cornuto all'asino

 

Chi dà il diritto agli Stati Uniti d’ingerirsi di prepotenza negli affari interni degli altri Paesi? Chi dà il diritto a Washington di dare lezioni di democrazia elettorale al Venezuela e a qualsiasi altro Paese dove il risultato elettorale non è gradito ai gangster statunitensi? E ciò prima ancora che la Corte Suprema venezuelana si esprima in merito ad eventuali brogli, denunciati da un certo Edmundo González, un diplomatico precedentemente sconosciuto che si è candidato come sostituto della leader fascista della Piattaforma Unitaria finanziata dagli Stati Uniti, María Corina Machado?

Lo rivela il Washington Post: “Gli Stati Uniti e altre democrazie hanno investito molto in una pacifica transizione democratica per il Venezuela. In questo senso, anche queste elezioni vengono rubate a loro”. Vengono loro rubate dalla volontà popolare, e “investito” sta per la montagna di dollari versati per promuovere un’opposizione di destra e fomentare la violenza.

Maduro non deve piacere per forza, basta amare un po' troppo vistosamente limperialismo americano. Chi ha dato agli Stati Uniti, il paese dei principi astratti ma realmente tra i meno democratici del pianeta (non si dimentichi che è la strapotenza militare che garantisce loro la supremazia mondiale in materia monetaria, finanziaria e commerciale) il diritto d’intervenire con golpe (falliti) e il finanziamento diretto nelle elezioni venezuelane? Di quale democrazia stanno parlando il segretario di Stato e l’attuale vicepresidente?

Le elezioni statunitensi non sono nemmeno determinate dal voto popolare, ma da un Collegio elettorale antidemocratico (Diane Rodham ha preso 3 milioni di voti più di Trump). Nel 2000, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha impiegato più di un mese per emettere una sentenza che assegnava la vittoria alla parte perdente, mentre nel 2020, gli Stati non hanno risolto le controversie per settimane mentre il Partito Repubblicano cercava di ribaltare la sua netta sconfitta alle urne con una aperta rivolta, concretizzatasi con un assalto al Campidoglio. Senza dimenticare la più grande frode elettorale del 1876, tra Rutherford B. Hayes e Samuel J. Tilden.

Di quale democrazia stiamo parlando quando le elezioni americane sono così pesantemente truccate dal peso della propaganda comprata a centinaia di milioni di dollari? Secondo la Federal Election Commission (FEC), i candidati hanno speso un totale di 1,6 miliardi di dollari durante il ciclo elettorale presidenziale del 2016. Tale importo è balzato a 4,1 miliardi di dollari per il ciclo 2020. Probabilmente quest’anno sarà molto più alto.

Queste donazioni fanno spesso parte di una strategia che consiste nel “coprirsi” versando soldi ad entrambi gli schieramenti (due fazioni della stessa élite che governa gli Usa dalla loro fondazione) per non ritrovarsi nel mirino del vincitore se si è commesso l’errore di scommettere esclusivamente sul proprio avversario sconfitto. Ad esempio, il sito OpenSecrets, dedicato alla circolazione del denaro nella vita politica americana, mostra che nel 2020 ExxonMobil ha destinato il 58% delle sue donazioni politiche ai repubblicani e il 42% ai democratici.

Nel 2020, le donazioni anonime di persone molto ricche tramite organizzazioni descritte come “super Pacs” (i Pacs sono i cosiddetti Comitati di azione politica) hanno favorito in maniera massiccia i democratici piuttosto che i repubblicani. Nel 2020, questi versamenti hanno superato il miliardo di dollari: la loro distribuzione è quindi una questione essenziale.

Secondo OpenSecrets, durante la campagna del 2020 Biden ha ricevuto 174 milioni di dollari di questo “denaro oscuro” e Trump solo 25 milioni di dollari. Biden si è dimesso non perché glielo ha chiesto Obama o altri esponenti della cricca democratica, ma solo quando ha avuto notizia della minacciata sospensione dei finanziamenti.

Servono particolari “studi” per sapere ciò che è ovvio a chiunque, e cioè che la spesa per la campagna elettorale influenza i risultati elettorali? È dunque questa la democrazia che ci fa preferire un Trump o una Harris da un Maduro da un González?

5 commenti:

  1. Aggiungo che nel caso ipotetico, anzi ipotizzato a suo tempo, di interventi esterni nelle elezioni USA si urla allo scandalo, vergogna nazionale e scorrettezza al limite della aggressione da parte di chi esercita l'ingerenza.

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  2. Scambio prigionieri Occidente/Russia: quelli Russi tutte spie/assassini, dell'Occidente tutti martiri per la libertà/democrazia😁😁😁

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    1. Ovvio, ma vale anche il contrario

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    2. https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/scambio-prigionieri-chi-sono-perche-detenuti_29gBd93Sd22U5ntlJmtyZv

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