Ministro Bussetti, la sua decisione è in linea con un disegno che va ben oltre la sua stessa consapevolezza. Lei lascerà traccia di degno ministro dell'istruzione di un paese di memoria fragile e disconnessa, e come rappresentante istituzionale di un partito politico esageratamente reazionario.
mercoledì 27 febbraio 2019
martedì 26 febbraio 2019
Viva le maschere
Stavo inseguendo le tracce di Philippe-Paul de Ségur,
l’autore della celebre Storia di
Napoleone e della Grande Armata nell'anno 1812, quando mi trovo tra i piedi
un suo zio, tale Louis Philippe conte di Ségur (1753-1830). Consulto il Dizionario storico della Rivoluzione francese
del Tulard, e leggo una cosa davvero curiosa, ossia un giudizio tranchant
che non t’aspetti di leggere in un dizionario: “Da un tradimento all’altro e
tra mille vigliaccherie, Ségur è forse il personaggio più ignobile di questo
dizionario” (sic!).
È l’eterna storia della “girella” rimata dal Giusti:
Viva
Arlecchini
E burattini
Grossi e
piccini:
Viva le
maschere
D’ogni
paese;
Le Giunte, i
Club, i Principi e le Chiese.
domenica 24 febbraio 2019
Ha ragione Berlusconi
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Ho ascoltato la parte finale di un’intervista
televisiva di Silvio Berlusconi nella quale l’ex presidente del consiglio ha
dato fondo al solito stereotipo anticomunista. Nell’occasione la sua viscerale
idiosincrasia ha preso di mira la Cina e la sua strategia egemonica. Berlusconi
è l’unico (o finge di esserlo) ancora disposto a credere che la Cina sia un
paese comunista. Ci sarebbe da chiedersi che altro dovrebbe fare un paese con
1.350.000.000 abitanti, se non puntare sullo sviluppo economico e dunque sull’espansione
delle proprie attività all’estero. Ad ogni modo, nell’intervista Berlusconi ha magnificato
una volta di più il ruolo decisivo e positivo della Russia nella contesa
internazionale. E su questo egli ha indubbiamente ragione.
sabato 23 febbraio 2019
Summit sullo stupro ecclesiastico
Non sembra suscitare molto interesse presso la
pubblica opinione (??) il summit vaticano sulla pederastia ecclesiastica. Papa
Bergoglio ne spara ogni giorno qualcuna, neanche fosse al governo. Per esempio:
stuprare un bambino “è come fare una messa nera”, un paragone azzeccatissimo se
il violentato non sei tu o non è tuo figlio. E che cosa propongono in Vaticano?
Leggo: "Sugli abusi non ci saranno privilegi", assicura il pontefice.
Che fa un po’ ridere, se non fosse questione assai tragica.
Un esempio concreto delle severe misure poste in
essere contro i pederasti in tonaca: “Una vita unicamente dedita alla preghiera
e alla penitenza; divieto di qualsiasi contatto con i minori; assidua
sorveglianza da parte di responsabili individuati dal vescovo di Verona». Che è
come vietare ai rapinatori di entrare nelle banche. È questa la pena più pesante (figuriamoci le altre) inflitta ai preti stupratori
protagonisti di una delle più agghiaccianti vicende di violenza su minori
compiuti in ambito ecclesiastico (di quelle emerse, ovviamente): “gli stupri di
decine di ospiti dell’Istituto per bambini sordomuti A. Provolo di Verona,
perpetrati lungo tutta la seconda metà del secolo scorso”.
Il “condannato”, il prete Eligio Piccoli, ovviamente
si dichiara innocente: “Se toccavo i ragazzi era per visitarli quando stavano
male. Gli altri sacerdoti? Forse i sordomuti avranno capito male, hanno
interpretato una cosa per un’altra”. Eh già, come potevano comprendere correttamente se erano sordi? Ora l’orco – dopo
aver diretto per anni un altro istituto, in Argentina – potrà dedicarsi unicamente
alla preghiera e alla penitenza, del resto ha più di ottant’anni e con ogni
probabilità avrà anche i suoi problemi urologici.
Insomma i preti, in fatto di sesso e di stupri, continueranno
a fare quello che hanno sempre fatto, con qualche maggiore accortezza. Se e
quando scoperti dovranno pagare caro: preghiere e penitenze. Che vita da preti!
D’abolire il celibato ecclesiastico neanche a parlarne. Ha ragione Malvino: se
lo Stato regala 5-6 miliardi l’anno al Vaticano con l’8 per mille e simili,
tanto meglio può spendere per il cosiddetto reddito di cittadinanza. Avere poi una
legge come quella francese del 1905 sulla separazione tra Stato e Chiesa,
neanche a pensarlo (grazie a De Gasperi & Togliatti).
mercoledì 20 febbraio 2019
Perline colorate
Se il signor Rossi avesse dato retta al signor De Andrè ... .
Qualche anno fa, raccontavo a un amico blogger di aver accompagnato in banca un amico di un mio parente (ossia, su insistenza di questi) per mettere ordine, per quanto possibile, ai suoi innumerevoli casini. Ad un certo punto la funzionaria della banca propose: "C'è un'ottima opportunità d'investimento, con alti rendimenti, in diamanti". D'emblèe mi venne da rispondergli: "E perché non in perline colorate?".
Parecchi anni or sono, un famoso ex calciatore, residente dalle mie parti, investì in titoli minerari argentini. Se avesse visto e fatto tesoro del film Abbasso la ricchezza!, con la Magnani e De Sica, forse non avrebbe perso miliardi di lire in un'operazione palesemente tarocca.
Sei anni fa scrissi a tale riguardo un post che può essere di qualche insegnamento o anche solo di divertimento.
martedì 19 febbraio 2019
Qualche certezza di troppo
Penso alla piega sempre più personalistica che sta
prendendo la politica, alle derive populistiche, alla legittimazione
plebiscitaria del “clic” e al disciplinamento che ne risulta, alla conversione
dell’eccezionalità in normalità. Sia chiaro, tutto ciò non sta avvenendo in
modo casuale, ma è il prodotto di decenni di continue involuzioni che ci hanno
condotto, tra l’altro ma soprattutto, a raggiungere il grado zero della
politica e del corredo lessicale. A fronte di tutto ciò, credere che non sia
possibile rivivere una certa condizione così contraria alla storia – poiché
sarebbe la storia stessa ad incaricarsi di contrastarla, in quanto condizione storicamente
insensata e ideologicamente ripugnante – è un’illusione comune a tutte le epoche
che mostrano qualche certezza di troppo. E scusate tanto se una volta di più insisto
su queste cose.
lunedì 18 febbraio 2019
Per lo stesso motivo
Riporto da Repubblica:
La presentazione della biografia di Hitler di Ian
Kershaw è stata eccezionalmente gradita dagli utenti, quasi 80mila click.
Perché questo successo? Corrado Augias formula due ipotesi. Una
"benevola": "Quel periodo storico si racconta bene, è abbastanza
vicino e abbastanza lontano, ricco di documentazione visiva e
cinefotografica". E una "malevola" e "preoccupante":
"L'interessa per Hitler evoca l'interesse per un uomo forte, un tiranno
crudele quasi pazzo ideatore di un sistema di sterminio pensato freddamente a
tavolino. Quel metodo comincia a
interessare. È caduto il tabù che ha accompagnato il nazifascismo nei primi
anni del Dopoguerra".
Prosegue Augias:
Incrociate quelle particolari qualità dell’uomo con
quel particolare momento storico del paese, con la sconfitta del 1918, la
durezza del trattato di Versailles, l’umiliazione, infelice esperienza della
repubblica i Weimar, l’inflazione, ecc. ecc., ecco che la Germania aveva
bisogno di qualcuno che la liberasse dai suoi fantasmi.
*
Quel metodo
comincia a interessare, dice
testualmente Augias. D’accordo che siamo in presenza di un’ampia platea di
xenofobi, ma che questa sia propensa allo sterminio di massa mi sembra
francamente una cazzata.
Per il resto le solite chiacchiere. Weimar si era
ripresa dalla iperinflazione, e per quanto riguarda la realtà del debito, cioè
la sua rinegoziazione, essa fu molto diversa da quello che si crede
comunemente. Insomma la Germania della seconda metà degli anni Venti non era il
paradiso ma nemmeno l’inferno che si vuol far credere. Fino alla crisi
economica, alla grande depressione, che, partita dagli Usa, colpì duramente
l’Europa. Ancora una volta è di scena la crisi del capitalismo. Su ciò Augias
sorvola, come suo costume. Senza la crisi, quella crisi così drammatica, Hitler
non avrebbe mai conquistato il potere.
A dire il vero la Germania era già entrata in recessione
prima del crollo di Wall Street (che ebbe però un effetto decisivo e dirompente).
Il padronato contestava le spese per la politica sociale spingendo invece per
favorire la “formazione di capitale”. I sindacati, per contro, rivendicavano la
“forza d’acquisto di massa”, ossia la difesa dei salari per sostenere i
consumi, pur riconoscendo l’esigenza di “creare capitale”. Le solite ricette
illusorie. Hjalmar Schacht, governatore della Banca centrale, impose “una
drastica riduzione delle spese pubbliche, l’alleggerimento fiscale e
l’accantonamento di una somma destinata all’estinzione dei debiti statali”,
costringendo il ministro delle Finanze Hilferding (autore del celebre Il capitale finanziario) alle
dimissioni. Insomma, cose che grossomodo sperimentiamo anche oggi.
giovedì 14 febbraio 2019
Per fare che cosa d’altro?
Mi chiedo sempre più spesso
se ci si rende conto che siamo ben dentro a una crisi di sistema e che essa
va ben oltre la crisi della rappresentanza politica. Finora non è maturata
nessuna soluzione che possa offrire stabilità al sistema, sia pure una
stabilità relativa come da nostra tradizione. La parola "partito" è
diventata odiosa tanto da scomparire nel nome delle formazioni politiche
(tranne in un caso, che già ci si appresta a risolvere); lo stesso sta
accadendo per la parola "politica". Quanto alla
"democrazia", stiamo già sperimentando la “democrazia diretta”, cioè
diretta dalla Casaleggio Associati, che punta a una repubblica plebiscitaria fondata sulla piattaforma di loro proprietà. Riguardo poi all’autonomia che sarà concessa
alle regioni del nord, essa potrebbe rappresentare – non è azzardato
ipotizzarlo – una svolta decisiva e dagli esiti imprevedibili.
Sarebbe dunque necessario
cogliere in anticipo la direzione dei tempi per organizzare qualcosa che metta
al riparo da derive pericolosissime. Tuttavia non c’è progetto in tal senso,
anzi, in molti casi nemmeno intuizione di una situazione che è già sfuggita di mano (è
illusione sperare che la prossima débâcle economico-finanziaria chiarisca anche
agli orbi il fallimento dell’attuale governo e che ciò basti a rimettere in
carreggiata la sinistra parlamentare). C’è al massimo un richiamo generico all’unità. Va bene, uniti contro, forse, ma per fare che cosa d’altro? Magari per mettere mano un'altra volta allo Statuto dei lavoratori, o per rendere ancor più compatibile e flessibile la schiavitù salariata in nome della "crescita"? Per questo basta la destra, e Renzi & C. sono stati più che abbondanti.
mercoledì 13 febbraio 2019
Sulla riduzione dell'orario di lavoro
Scrive il vivacissimo dottor Mario Seminerio nel suo
blog:
Un po’ come credere che serva “lavorare meno,
lavorare tutti”. Un peccato che gli orari di lavoro tendano a ridursi in
conseguenza della progressione di produttività, cioè come redistribuzione della
medesima, e non il contrario. Ma queste inversioni dei flussi causali sono
leggende metropolitane italiane dure a morire.
La conseguenza della progressione di produttività porta
tendenzialmente gli orari di lavoro a ridursi? Sono novant’anni che la giornata
di lavoro media è fissata in otto ore. Forse non c’è stata nel frattempo
progressione di produttività del lavoro?
Partiamo dalle basi: l’operaio ha bisogno di tempo disponibile
per la soddisfazione dei propri bisogni fisiologici, sociali e finanche intellettuali,
la cui estensione e il cui numero sono determinati dallo stato generale della
civiltà. La variazione della giornata lavorativa si muove dunque entro limiti
fisici e sociali, che sono di natura assai elastica e permettono un larghissimo
margine di azione. Così troviamo, secondo le epoche e i paesi, giornate
lavorative di otto, dieci, dodici, quattordici, sedici e perfino diciotto ore,
quindi di diversissima lunghezza.
martedì 12 febbraio 2019
Il rito del vittimismo italiano
Foibe, la memoria corta degli italiani
A poco più di due settimane dal giorno della Memoria
in ricordo della Shoah, gli italiani sono chiamati a celebrare con il giorno
del Ricordo l’orrore e la tragedia delle Foibe. In entrambi i casi come
vittime, ma in entrambi i casi come vittime non innocenti. Se nello sterminio
degli ebrei furono complici dei nazisti, nel caso delle foibe furono coinvolti
da un insieme di circostanze più complesse, che solo la memoria corta degli
italiani e l’ipocrisia di buona parte della classe dirigente hanno espulso dalla
memoria collettiva.
Già altre volte abbiamo sottolineato le responsabilità
del regime fascista nella snazionalizzazione degli sloveni e dei croati che
dopo il 1918 vennero a trovarsi entro i confini dello stato italiano. Nel 1941
l’aggressione dell’Italia alla Jugoslavia e l’annessione violenta della
provincia di Lubiana a Regno d’Italia contribuirono in modo decisivo alla
dissoluzione dello stato Jugoslavo e alla apertura della fase storica che sfociò
nella Jugoslavia di Tito. In ciascuna di queste fasi le autorità politiche e
militari italiane, al di là di ogni problema geopolitico, si mossero nel
presupposto che le popolazioni slave rappresentassero, come ebbe a dire nessun
altri che Mussolini, una razza inferiore e barbara nei cui confronti fosse possibile
e lecito imporre il pugno duro e purificatore dei dominatori.
lunedì 11 febbraio 2019
Una piccola tessera
È sempre interessante leggere ciò che dice Mario
Seminerio sul Fatto quotidiano e
altrove. S’interroga sulle cause del deterioramento della congiuntura
economica. Non solo quella italiana, ma anche di quella tedesca, cui il nostro
paese è legato a doppio filo. Sulla crisi tedesca scrive “che ormai da mesi
impegna gli economisti, che non sanno decidere se si tratti di fenomeno
transitorio o persistente”. La congiuntura italiana, oltre a risentire
direttamente della negatività tedesca, denota “una radice del tutto endogena,
riconducibile alla fortissima incertezza causata dall’azione dell’esecutivo”,
scrive.
Che gli idioti attuali aggravino la situazione, non
solo economica, nessuna persona di senno può negarlo. Si poteva attuare una
politica d’impronta realmente espansiva, posto che il debito pubblico è
destinato ad aumentare comunque (*). Tuttavia che un governo diverso dall’attuale
possa fare molto di più che escogitare dei palliativi, dubito fortemente, non
solo per la cronica fragilità del sistema politico ma perché siamo una piccola tessera
di un enorme puzzle.
A prescindere ...
I salari medi italiani sono i più bassi. Di gran lunga i peggiori. Da fame. Sempre a causa della scarsa "crescita" (nero incluso), e della scarsa produttività del lavoro della seconda manifattura europea, vero? E, difatti, ci sono schiere di eruditi che sostengono che i salari sono ancora troppo poco competitivi, ma non già i salari al netto (fatto palesemente insostenibile), bensì a causa degli oneri sociali, più alti che negli altri paesi. E avanti con le favole, a prescindere.
Mentre, viceversa, l'indefesso sforzo produttivo e soprattutto creativo di manager e leccaculi vari è nella media europea!
E se reintroducessimo un po' di scala mobile, tanto per favorire i consumi interni e tassassimo le rendite e i patrimoni introducendo una imposta su successioni, donazioni e ammennicoli vari fotocopiando, a scelta, la legislazione tedesca o francese? Tanto per sentirsi in "asse" con i più meglio europei assai.
domenica 10 febbraio 2019
sabato 9 febbraio 2019
venerdì 8 febbraio 2019
Locuste
Sono come le locuste, dove si posano fanno danni.
Gentaglia improvvisata che non si rende conto delle conseguenze delle parole, dell'irritante atteggiamento, delle azioni condotte seguendo l’ego
della propria mediocrità. Non c’è nemmeno da sperare nella loro rapida usura. D’altro canto,
che la Francia giochi sporco contro l’Italia non è un fatto solo contingente,
bensì un fatto storico.
Dopo la Rivoluzione, il punto debole della Francia, come del resto dei
suoi nemici, fu la crescente difficoltà di finanziare la guerra. Il Direttorio
aveva dovuto liquidare la carta moneta mediante default e ritornare al numerario.
Anche se fosse riuscito a equilibrare il bilancio ordinario, restava sempre da alimentare
la guerra, cosa che non si può fare se non con il credito.
Di questa situazione non ne furono colpiti soltanto
la vita e il morale della nazione: la penuria indusse il Direttorio a sfruttare
l’Olanda e ad estendere il proprio dominio in Italia e in Svizzera per farvi vivere
i suoi eserciti. Scrive George Lefebvre: “Poiché la guerra nutriva l’esercito
ed anche lo Stato, essa si creò un partito, che s’incarnò in Bonaparte (Napoleone, Laterza,
p. 41).
*
Napoleone fu radiato per ben due volte dall’esercito
francese, la prima con il grado di tenente (rischiò la diserzione, fu reintegrato
poi con il grado di capitano, con il quale si distinse a Tolone), e una seconda
rivestendo il grado di generale di brigata, nel 1795. Avendo rifiutato ancora
una volta l’assegnazione ad un comando in Vandea, fu cancellato dal servizio
effettivo e restituito alla condizione di semplice civile.
Nel maggio dell’anno prima, aveva presentato al
Comitato di Salute Pubblica, tramite Augustin Robespierre (fratello del più
celebre Maximilien), un piano preparatorio alla campagna di Piemonte. Gli
argomenti sostenuti nel piano non erano molto diversi da quelli del convenzionale
Philibert Simond (*), il quale descrive la penisola italiana come un luogo di
grandi ricchezze e di facile conquista per la fragilità del suo sistema
politico: “ […] nous avons besoin de nourrir nos armée”, era questo un
obiettivo tutt’altro che secondario del piano d’invasione del Piemonte e
dell’Italia (**).
mercoledì 6 febbraio 2019
Le isobare e il Professore
Nel suo ultimo articolo il prof. Romano Prodi ci
parla della lotta per il primato mondiale chi si sta intensificando in tutti i
campi e che vede tra loro in competizione le grandi potenze, in primis Stati Uniti, Cina
e Russia. Tale lotta si esprime nel settore militare, in quello tecnologico e
dell’economia, e in modo più nascosto in quello della moneta, motivo
quest’ultimo per il quale Prodi auspica un ruolo importante per l’euro. Analisi
molto lucida la sua, la quale tuttavia non illumina per quanto riguarda le contraddizioni
che stanno alla base del processo storico attuale.
Tra le contraddizioni che stanno alla base di questa
fase del processo storico ve n’è una di realmente decisiva e dalla quale
dipendono in definitiva tutte le altre, ossia quella tra valore d’uso e valore.
Con la crescita dell’accumulazione, tale contraddizione pone le premesse per la
negazione dell’attuale sistema economico, poiché lo sviluppo delle forze
produttive, nella forma e natura che esse assumono nel modo di produzione
capitalistico, a un dato punto diventa sempre più incompatibile con i rapporti di produzione
esistenti. Che ciò si manifesti nella guerra dei dazi e nella protesta dei gilet
gialli, nella lotta per il primato mondiale e nell’aumento delle spese militari,
nella glaciazione demografica e nella disoccupazione di massa, è d’indubbio
interesse, ma forse vale la pena di dare un’occhiata alle cause più profonde.
In definitiva è come descrivere dettagliatamente lo
svolgersi dei fenomeni atmosferici senza però dire del ruolo che in essi svolge
la pressione atmosferica, la quale è qualcosa d’impalpabile e di molto più astratto
dei venti e della pioggia, così come può sembrarlo la contraddizione tra valore
d’uso e valore nell’ambito dei fenomeni economici capitalistici. Perciò, senza
considerare il ruolo della pressione atmosferica non si spiegano le cause dei
fenomeni atmosferici; allo stesso modo, ignorando la
contraddizione tra valore d’uso e valore non si può avere contezza delle
dinamiche che stanno alla base del rapporto storico tra forze produttive e
rapporti di produzione capitalistici.
Dunque, ben vengano tutte le analisi sui fenomeni, ma
non dimentichiamoci delle isobare.
P.S. : ringrazio Luca per avermi segnalato l'articolo in questione.
P.S. : ringrazio Luca per avermi segnalato l'articolo in questione.
martedì 5 febbraio 2019
De te fabula narratur
Ieri le case automobilistiche statunitensi hanno
iniziato il loro bagno di sangue quando la General Motors ha iniziato a
licenziare 4.250 ingegneri, tecnici, dirigenti e altri impiegati. GM conferma tagli
dei salari e la chiusura di cinque fabbriche negli Stati Uniti e in Canada,
compresi i principali impianti di assemblaggio a Detroit, Lordstown, Ohio, e
Oshawa, nell'Ontario. Licenzierà complessivamente 14.700 dipendenti. Il
sindacato americano dell’auto (Uaw), negli anni scorsi era riuscito a far
ingoiare pesanti sacrifici ai lavoratori per salvare l’azienda. GM fa utili, ma
essi sono in calo in rapporto al capitale investito. Tagliare i salari non
basta più per soddisfare le aspettative degli azionisti, e allora si chiudono
le fabbriche. In tal modo gli utili in rapporto al capitale saliranno, per un
po’.
Ford invece eliminerà dal primo aprile il secondo
turno presso l'impianto di assemblaggio di Flat Rock, Michigan, con 1.000
licenziamenti.
Non male, in attesa dell’auto elettrica.
venerdì 1 febbraio 2019
Recessione
… i dati che più saltano all’occhio sono due.
Il primo è legato a quel 58,2% di persone che afferma
che in casa nessuno è in grado di usare Internet. Ovvero, nessuno sa
connettersi, aprire un browser o un’app sullo smartphone e navigare. Analfabeti
digitali, sia detto con tutto il rispetto, la cui difficoltà ad approcciarsi
alla rete rappresenta un problema non solo per loro …
Quindi c’è un altro elemento più di natura culturale.
Rappresentato da quel 21% di chi non è connesso che ritiene Internet
semplicemente non interessante. Una delle più grandi invenzioni del secolo
scorso non suscita alcun interesse ...
(Sole 24ore)
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