Scrive il vivacissimo dottor Mario Seminerio nel suo
blog:
Un po’ come credere che serva “lavorare meno,
lavorare tutti”. Un peccato che gli orari di lavoro tendano a ridursi in
conseguenza della progressione di produttività, cioè come redistribuzione della
medesima, e non il contrario. Ma queste inversioni dei flussi causali sono
leggende metropolitane italiane dure a morire.
La conseguenza della progressione di produttività porta
tendenzialmente gli orari di lavoro a ridursi? Sono novant’anni che la giornata
di lavoro media è fissata in otto ore. Forse non c’è stata nel frattempo
progressione di produttività del lavoro?
Partiamo dalle basi: l’operaio ha bisogno di tempo disponibile
per la soddisfazione dei propri bisogni fisiologici, sociali e finanche intellettuali,
la cui estensione e il cui numero sono determinati dallo stato generale della
civiltà. La variazione della giornata lavorativa si muove dunque entro limiti
fisici e sociali, che sono di natura assai elastica e permettono un larghissimo
margine di azione. Così troviamo, secondo le epoche e i paesi, giornate
lavorative di otto, dieci, dodici, quattordici, sedici e perfino diciotto ore,
quindi di diversissima lunghezza.
Veniamo alla forza-lavoro: essa viene acquistata e
venduta al suo valore, come quello di ogni altra merce, valore determinato dal
tempo di lavoro necessario per la sua produzione (e riproduzione). Poniamo, per
comodità d’esposizione, che il capitalista acquisti la forza-lavoro al suo
valore del giorno. Gli appartiene il valore d’uso di essa durante una giornata
lavorativa, e ha dunque acquisito il diritto di far lavorare l’operaio per sé
durante una giornata. Ma, che cos’è una giornata lavorativa? In ogni caso, è meno di un giorno
naturale di vita. Quanto meno? Il capitalista ha la sua opinione sul limite
necessario della giornata lavorativa. Come capitalista, egli è soltanto
capitale personificato, la sua anima è l’anima del capitale, e il capitale ha
un unico istinto vitale, quello di valorizzarsi, di creare plusvalore, di assorbire
con la sua parte costante, che sono i mezzi di produzione, la massa di
pluslavoro più grande possibile. In
altri termini, la merce forza-lavoro che il capitalista ha acquistato (non
certo per offrire filantropicamente i mezzi di sussistenza all’operaio!) si
distingue dal volgo delle altre merci poiché il suo uso crea valore, e valore maggiore di quanto essa costi.
Pertanto, l’orario di lavoro non è dato dalla progressione
di produttività, bensì in generale dal livello di sfruttamento della forza-lavoro fissato per legge o per contratto,
dunque determinato, in ultima analisi, dai
rapporti di forza tra venditore (operaio) e acquirente (padrone), alias dai
rapporti di forza tra le classi sociali! Lo Stato è regolatore e interprete, e, se del caso, mediatore di tali rapporti di forza. Ma, non è mai neutrale!
La ragione di Seminerio, anche se non lo dice
esplicitamente, sta nel fatto che una significativa riduzione di orario di
sfruttamento in Italia avrebbe conseguenze nel saggio di profitto. La stessa
conseguenza che si verifica ogni volta che per un motivo qualsiasi si producono
differenze nel saggio medio di profitto realizzabile in una determinata sfera di
produzione nei diversi paesi; in tal caso il capitalista porta i suoi
investimenti dove più gli conviene.
Ecco dunque perché “lavorare meno, lavorare tutti” è e
resterà una “leggenda metropolitana italiana dura a morire”, fintantoché, come
ho scritto in passato, la riduzione del tempo di sfruttamento non diventerà un
obiettivo della lotta di classe
dei lavoratori salariati a livello quantomeno continentale. In quale paese, in
quale angolo del pianeta, si vede anche solo enunciare il proposito di tale
lotta con collegamenti a livello internazionale? Invece l’internazionale
padronale la lotta di classe continua a farla a nostre spese e a esibircela
mediaticamente.
Nel frattempo, ci si chiude (e ci si illude) con la magia dei sovranismi.
RispondiEliminabeh ...immagino volessero dire
RispondiEliminalavorare meno lavorare tutti , stessa paga oraria o forse anche meno.
Immagina che bello , faccio le mie cinque-sei ore, arriva un'altro e prende la mia postazione ..e mi posson pure obbligare a fare gli straordinari gratis come ora: 2 ora io e 2 ore il mio collega che subentra.
libidine