mercoledì 13 febbraio 2019

Sulla riduzione dell'orario di lavoro



Scrive il vivacissimo dottor Mario Seminerio nel suo blog:

Un po’ come credere che serva “lavorare meno, lavorare tutti”. Un peccato che gli orari di lavoro tendano a ridursi in conseguenza della progressione di produttività, cioè come redistribuzione della medesima, e non il contrario. Ma queste inversioni dei flussi causali sono leggende metropolitane italiane dure a morire.

La conseguenza della progressione di produttività porta tendenzialmente gli orari di lavoro a ridursi? Sono novant’anni che la giornata di lavoro media è fissata in otto ore. Forse non c’è stata nel frattempo progressione di produttività del lavoro?

Partiamo dalle basi: l’operaio ha bisogno di tempo disponibile per la soddisfazione dei propri bisogni fisiologici, sociali e finanche intellettuali, la cui estensione e il cui numero sono determinati dallo stato generale della civiltà. La variazione della giornata lavorativa si muove dunque entro limiti fisici e sociali, che sono di natura assai elastica e permettono un larghissimo margine di azione. Così troviamo, secondo le epoche e i paesi, giornate lavorative di otto, dieci, dodici, quattordici, sedici e perfino diciotto ore, quindi di diversissima lunghezza.



Veniamo alla forza-lavoro: essa viene acquistata e venduta al suo valore, come quello di ogni altra merce, valore determinato dal tempo di lavoro necessario per la sua produzione (e riproduzione). Poniamo, per comodità d’esposizione, che il capitalista acquisti la forza-lavoro al suo valore del giorno. Gli appartiene il valore d’uso di essa durante una giornata lavorativa, e ha dunque acquisito il diritto di far lavorare l’operaio per sé durante una giornata. Ma, che cos’è una giornata lavorativa?  In ogni caso, è meno di un giorno naturale di vita. Quanto meno? Il capitalista ha la sua opinione sul limite necessario della giornata lavorativa. Come capitalista, egli è soltanto capitale personificato, la sua anima è l’anima del capitale, e il capitale ha un unico istinto vitale, quello di valorizzarsi, di creare plusvalore, di assorbire con la sua parte costante, che sono i mezzi di produzione, la massa di pluslavoro più grande possibile. In altri termini, la merce forza-lavoro che il capitalista ha acquistato (non certo per offrire filantropicamente i mezzi di sussistenza all’operaio!) si distingue dal volgo delle altre merci poiché il suo uso crea valore, e valore maggiore di quanto essa costi.

Pertanto, l’orario di lavoro non è dato dalla progressione di produttività, bensì in generale dal livello di sfruttamento della forza-lavoro fissato per legge o per contratto, dunque determinato, in ultima analisi, dai rapporti di forza tra venditore (operaio) e acquirente (padrone), alias dai rapporti di forza tra le classi sociali! Lo Stato è regolatore e interprete, e, se del caso, mediatore di tali rapporti di forza. Ma, non è mai neutrale!

La ragione di Seminerio, anche se non lo dice esplicitamente, sta nel fatto che una significativa riduzione di orario di sfruttamento in Italia avrebbe conseguenze nel saggio di profitto. La stessa conseguenza che si verifica ogni volta che per un motivo qualsiasi si producono differenze nel saggio medio di profitto realizzabile in una determinata sfera di produzione nei diversi paesi; in tal caso il capitalista porta i suoi investimenti dove più gli conviene.

Ecco dunque perché “lavorare meno, lavorare tutti” è e resterà una “leggenda metropolitana italiana dura a morire”, fintantoché, come ho scritto in passato, la riduzione del tempo di sfruttamento non diventerà un obiettivo della lotta  di classe dei lavoratori salariati a livello quantomeno continentale. In quale paese, in quale angolo del pianeta, si vede anche solo enunciare il proposito di tale lotta con collegamenti a livello internazionale? Invece l’internazionale padronale la lotta di classe continua a farla a nostre spese e a esibircela mediaticamente.

2 commenti:

  1. Nel frattempo, ci si chiude (e ci si illude) con la magia dei sovranismi.

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  2. beh ...immagino volessero dire
    lavorare meno lavorare tutti , stessa paga oraria o forse anche meno.
    Immagina che bello , faccio le mie cinque-sei ore, arriva un'altro e prende la mia postazione ..e mi posson pure obbligare a fare gli straordinari gratis come ora: 2 ora io e 2 ore il mio collega che subentra.
    libidine

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