Mi chiedo sempre più spesso
se ci si rende conto che siamo ben dentro a una crisi di sistema e che essa
va ben oltre la crisi della rappresentanza politica. Finora non è maturata
nessuna soluzione che possa offrire stabilità al sistema, sia pure una
stabilità relativa come da nostra tradizione. La parola "partito" è
diventata odiosa tanto da scomparire nel nome delle formazioni politiche
(tranne in un caso, che già ci si appresta a risolvere); lo stesso sta
accadendo per la parola "politica". Quanto alla
"democrazia", stiamo già sperimentando la “democrazia diretta”, cioè
diretta dalla Casaleggio Associati, che punta a una repubblica plebiscitaria fondata sulla piattaforma di loro proprietà. Riguardo poi all’autonomia che sarà concessa
alle regioni del nord, essa potrebbe rappresentare – non è azzardato
ipotizzarlo – una svolta decisiva e dagli esiti imprevedibili.
Sarebbe dunque necessario
cogliere in anticipo la direzione dei tempi per organizzare qualcosa che metta
al riparo da derive pericolosissime. Tuttavia non c’è progetto in tal senso,
anzi, in molti casi nemmeno intuizione di una situazione che è già sfuggita di mano (è
illusione sperare che la prossima débâcle economico-finanziaria chiarisca anche
agli orbi il fallimento dell’attuale governo e che ciò basti a rimettere in
carreggiata la sinistra parlamentare). C’è al massimo un richiamo generico all’unità. Va bene, uniti contro, forse, ma per fare che cosa d’altro? Magari per mettere mano un'altra volta allo Statuto dei lavoratori, o per rendere ancor più compatibile e flessibile la schiavitù salariata in nome della "crescita"? Per questo basta la destra, e Renzi & C. sono stati più che abbondanti.
Senza peli sulla lingua: In quanto a strategia politica, questo blog, fa cagare!
RispondiEliminala virgola tra soggetto e verbo anche di più
EliminaDi fonte alla minaccia della crisi che verrà gli altissimi gradi della finanza stanno cercando nuove strade per tenere in piedi il baraccone con tutti i suoi attori, almeno ancora per un po'. In questi anni i bilanci delle banche centrali sono cresciuti a dismisura, e con i tassi di interesse già prossimi allo zero, non è rimasto "molto spazio" per tagliarli di un 4 o magari di un 5%. Soprattutto devono trovare il modo di aumentare il costo dei nostri depositi affinchè anche i piccoli risparmiatori siano "costretti" a spendere, e quindi a consumare, per favorire la crescita. Come fare? Ce lo suggerisce pubblicamente il FMI in questo articolo:
RispondiEliminahttps://blogs.imf.org/2019/02/05/cashing-in-how-to-make-negative-interest-rates-work/?utm_medium=email&utm_source=govdelivery
In pratica si propone l'eutanasia del denaro contante attraverso l'introduzione di una doppia valuta, una elettronica e l'altra cash, con la seconda legata alla prima da un rapporto di conversione sfavorevole. Un simile legame, nel tempo, renderebbe inutile il possesso di denaro contante, e quando quest'ultimo finalmente scomparirà dalla circolazione, nulla potrà impedire alle banche di aumentare il costo dei depositi: tenere "il grano" in banca costerà così tanto che sarà più vantaggioso spenderlo velocemente. Una distopìa forse, ma questi articoli ci mostrano quanto il controllo delle nostre vite sia l'obiettivo di queste istituzioni il cui unico scopo è quello di garantire l'esistenza di questo sistema economico e della classe sociale che su di esso resta comodamente seduta. Chissà dove andremo a finire visto che all'orizzonte, per il momento, non si intravede alcuna alternativa. Speriamo nella forza della necessità.
Perdoni (Lei ma anche i lettori) gli errori di grammatica ma ho scritto di fretta.
Grazie per l'ospitalità e per il suo attento lavoro.
Buona serata.
grazie e saluti
EliminaLa questione dei pastori sardi mi sembra sia emblematica rispetto alla crisi di sistema che stiamo vivendo (ed anche sui palliativi proposti per risolverla).
RispondiEliminaSaluti.
AG
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/14/protesta-latte-salvini-incontra-i-pastori-sardi-proposti-44-milioni-per-ritirare-67-quintali-di-pecorino-m5s-basta-spot/4972335/
Lohoff pone la questione del 'che fare' in termini per i quali senza una critica dell'idea stessa di lavoro non si riesce a risolvere la crisi terminale del capitalismo in cui siamo coinvolti (link: https://francosenia.blogspot.com/2019/02/la-dittatura-del-lavoro.html). Al netto delle sue considerazioni, che trovo condivisibili per parte mia, mi sembra che sul piano della proposta di azione concreta siamo tutti piuttosto sbandati mentre invece i conflitti vanno prendendo corpo e non riuscendo a fare a meno del feticcio del lavoro si prestano alle solite sbandate colossali. Lorsignori d'altra parte non hanno nessun bisogno della nostra sottigliezza critica e si apprestano a risolvere la solita (credono) crisi nel solito modo, cosa alla quale mi sto rassegnando perché non riesco a vedere un barlume che sia uno di coscienza della situazione in cui ci si trova; anzi non credevo che avremmo superato tanto di slancio la svolta del millennio. La crisi del MPC sotterra la classe dominante senza che nemmeno lontanamente se ne veda una capace di gestire le probabili rovine che le verranno lasciate in eredità. Oppure...?
RispondiEliminaCiao
Malestro
ogni epoca produce i suoi attori, se sono troppo modesti è perché modesta è l'epoca che viviamo
Eliminaciao