Riferiva in Senato l’ambasciatore di Venezia,
Marcantonio Barbaro, le parole pronunciate con rabbia dal gran visir Mahmud
Pascià: “Ambassador, chi vuol manzar co’l cuchier d’altri resta digiuno”. Mi
sembra che questa frase possa ben attagliarsi all’attuale governo (forse più
che ad altri), tra l’altro e segnatamente in riferimento alla proposta di “ricalcolare”
su base contributiva le pensioni nette superiori a 4.000 euro. In realtà, a
leggere nero su bianco, si tratterebbe invece di un taglio bischero dei
cosiddetti coefficienti di trasformazione, come se gli ultimi cinquant’anni
fossero filati via lisci-lisci. Va da sé, e non ci vuole molto studio per
capirlo, che la cosa si presenta in modo alquanto diverso da quanto prospettato
nel famigerato contratto di governo.
Tale provvedimento, per come congegnato nella
proposta scritta, non andrà lontano e dunque si raschieranno altri barili dopo
aver finto di aver sarchiato il campo miracoloso dei 4.000 euro. Questo genere
d’importi pensionistici riguarda una platea assai variegata ma di solidi
principi per quanto riguarda i diritti acquisiti, composta prevalentemente di
funzionari dei più disparati apparati dello Stato, in quiescenza, prossimi ad
essa o semplici aspiranti. Non sottovaluterei la forza persuasiva di una simile
platea di eventuali danneggiati. Vi sono apparati dello Stato e spezzoni di
essi che possiedono i mezzi per qualsiasi azione di dissuasione o di ricatto.
Salvini Matteo lo sa e Di Maio Luigi si convincerà al primo mortaretto.
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