A ogni grande tragedia, questo paese chiede giustizia.
I tempi della giustizia, a riguardo di delitti gravissimi, si misurano in decenni.
Il risultato sono sentenze di prescrizione o false, che lasciano la verità
ignota.
Vogliamo ricordare, per esempio, com’è finita con la
strage simbolo della storia repubblicana, vale a dire la strage di piazza
Fontana del 1969, i numerosi processi conclusi infine solo in questo secolo?
Carlo Digilio, neofascista di Ordine Nuovo, collaboratore
della Cia, esperto di armi e di timer, reo confesso proprio nel ruolo della
preparazione dell'attentato del 1969, ottenne nel 2000 la prescrizione per il
prevalere delle attenuanti riconosciutegli per il suo contributo nel processo.
Giuridicamente lui sarebbe stato l'unico autore della strage, ma non fece mai
un giorno di galera. Collaborò, certo, fece i nomi, ma ci si mise di mezzo un
ictus, e non fu più ritenuto credibile.
Il trio Zorzi-Maggi-Rognoni, condannato in primo
grado nel 2000 all'ergastolo, è stato infine assolto pur essendo parte essenziale
del gruppo degli ordinovisti veneti. “La cellula veneziana di Maggi e Zorzi nel
1969 organizzava attentati, ma non è dimostrata la loro partecipazione alla
strage del 12 dicembre”, scriverà nel 2005 la Cassazione.
Facevano parte del gruppo Franco Freda e Giovanni
Ventura, i quali sarebbero stati entrambi condannati con le nuove prove emerse
nelle inchieste successive allo “scippo” del processo milanese nel 1972 e alla
definitiva assoluzione nel 1987. Per legge, in seguito, i due non si potevano
più processare (sentenza passata in giudicato) benché colpevoli in base a prove certe.
Il gruppo veneto entra ovunque, anche nella strage di
Peteano, nel goriziano, il 31 maggio 1972, e poi in quella di Brescia del 1974.
I depistatori delle indagini per la strage di Milano sottrassero
i protagonisti cruciali, Guido Giannettini (dapprima condannato all'ergastolo, fu infine assolto) e Marco Pozzan (braccio destro di Franco Freda), facendoli scappare
all'estero. Molto noti i pesci piccoli, come l'ex generale dei servizi segreti Gian Adelio Maletti, dal 1980
riparato in Sudafrica, poi condannato a 4 anni per falso ideologico (!), e il capitano dei carabinieri Antonio Labruna, condannato a 2 anni anch'egli per lo stesso reato.
Maletti in un libro ammise che gli americani
fornivano mezzi ed esplosivo, ma il lavoro lo lasciavano fare agli indigeni.
Del resto i servizi segreti erano legati a doppio filo con quelli americani, e
gli uffici informazioni dei comandi militari di Padova e quello Nato di Verona
funsero da snodi importanti della trama.
I depistatori di regime li chiamano “anni di piombo”,
quegli anni, in realtà furono anni di tritolo. Ripercorriamo solo il 1969: quell'anno fu attraversato da un crescendo di attentati dinamitardi: il primo gennaio a Padova a casa del rettore e del questore; il 25 aprile alla Fiera di Milano e in altre città italiane; il 24 luglio al palazzo di giustizia di Milano, la notte fra l'8 e il nove agosto su molti treni, il 20 agosto al palazzo di giustizia di Roma, il successivo 29 contro palazzo Marino di Milano; il 4 ottobre contro la scuola slovena di Trieste e il primo novembre contro il cinema Brancaccio di Roma. E ciò solo per ricordare i più noti, ma in realtà gli attentati furono oltre 200, fortunatamente solo con feriti leggeri. Come non vedere in tutto ciò una precisa strategia?
Non c’è da stupirsi se i liceali di oggi ignorano chi siano stati Valpreda, Pinelli o Calabresi, e attribuiscono la strage di piazza Fontana alle Brigate rosse! Del resto a riscrivere la storia di quegli anni sono stati incaricati Paolo Mieli ed Ezio Mauro!
Non c’è da stupirsi se i liceali di oggi ignorano chi siano stati Valpreda, Pinelli o Calabresi, e attribuiscono la strage di piazza Fontana alle Brigate rosse! Del resto a riscrivere la storia di quegli anni sono stati incaricati Paolo Mieli ed Ezio Mauro!
Dopo le stragi di Stato, il Vajont, Seveso, Ustica, il
cloruro di vinile monomero di Marghera, le migliaia di morti della Eternit di
Casale Monferrato, la funivia del Cermis, la Moby Prince, la strage di
Viareggio del 2009 (siamo ancora la primo grado!), la Thyssen Krupp (l'amministratore delegato
Harald Espenhahn e il direttore di stabilimento Gerard Priegnitz si trovano in
Germania a piede libero), eccetera, eccetera. Come possiamo credere che i
responsabili della strage di Genova –
poiché di strage annunciata si tratta – saranno individuati, processati in
tempi ragionevoli e quindi condannati secondo le rispettive colpe?
Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano. G. Giolitti
RispondiEliminaLa femme chinoise ne s'intéresse qu'à l'argent.
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