Questa la chiusa dell’editoriale di Ernesto Galli sul
Corriere:
«Il successo
elettorale di Berlusconi segnò il clamoroso rovesciamento di posizioni che
duravano da un secolo: fu l’ingresso massiccio della Società nella Politica,
anzi il suo prevalere su di essa. Molti (in parte anche chi scrive) s’illusero
che quella vittoria potesse portare un necessario soffio di rinnovamento all’insegna
del liberalismo. Invece essa volle dire l’inizio della subordinazione dello
Stato e delle sue regole alle necessità tutte privatistiche della Società
italiana, incarnata dal suo rappresentante forse simbolicamente più
significativo. E da allora in un modo o nell’altro le cose non sono più
cambiate. Complice da un certo punto in poi anche la carenza delle risorse
pubbliche, la Politica, lo Stato e il controllo sul rispetto sulle regole hanno
compiuto una progressiva ritirata. Una ritirata che paradossalmente ma non
troppo ha il suo aspetto più evidente nella condizione della giustizia
italiana. Amministrata da una magistratura priva di vero prestigio pubblico
(non ingannino i salamelecchi di facciata), divisa in sette ideologico-
politiche organizzate per distribuirsi gli incarichi di maggior pregio,
afflitta da personalismi ed esibizionismi, oberata da una mole di leggi inutili
e sbagliate fatte perlopiù con il tacito consenso dei magistrati, è una
giustizia che non riesce a mandare e far restare in prigione che i poveracci, è
una giustizia che lascia alla lunga praticamente sempre impuniti chi ha
commesso i reati che commettono i ricchi e i potenti. Vorrei sbagliarmi, ma se
sedessi ai vertici di «Autostrade per l’Italia» credo proprio che continuerei a
dormire sonni tranquilli.»
Bastava dire che la sovranità non appartiene al
popolo, come recita il primo articolo della costituzione, che essa è fatta invece
propria dal denaro, dal capitale, che la esercita come meglio crede. Il resto
viene, come si suole dire, a cascata. Se hai denaro puoi avere i migliori
avvocati, che è un modo legale per comprarsi la legge, se invece sei un poveraccio
rischi di finire di là del muro anche da innocente. Non solo in Italia, ma qui più che altrove. Che poi la magistratura sia divisa in sette ideologico-politiche organizzate per distribuirsi gli incarichi di maggior pregio (si
tratta in realtà di un potere politico parallelo e in certi casi prevalente) è come scoprire l’acqua calda.
Quanto al tempismo con il quale vengono firmati a
Roma certi atti (vedi atto aggiuntivo di “Autostrade” firmato il 24 dicembre 2013),
sarà il caso di ricordare che per quanto riguarda il progetto che porterà alla
diga del Vajont, il 24 luglio 1943, il giorno antecedente la caduta del duce, e
il 6 settembre dello stesso anno, alla vigilia della proclamazione
dell’armistizio, la Direzione generale delle acque del Ministero dei lavori
pubblici esprime parere favorevole.
P.S. Quanto ai Benettòn, il 7 luglio 2010 scrivevo qualcosina anch’io: La sacra famiglia; poi, il 6 maggio 2011, L'eden dei Benettòn.
《Abbiamo qui la chiave di tutta la moderna scienza applicata. I suoi studi, le sue ricerche, i suoi calcoli, le sue innovazioni, mirano a questo: ridurre i costi, alzare i noli. Sfarzo quindi di saloni specchi ed orpelli per attirare i clienti ad alto prezzo, lesina pidocchiosa nelle strutture spinte all'estremo del cimento meccanico e della esiguità di dimensioni e di peso. Questa tendenza caratterizza tutta la moderna ingegneria, dall'edilizia alla meccanica, ossia presentare con ricchezza, per "épater le bourgeois", i complementi e le finiture che qualunque fesso sta all'altezza di ammirare (avendo anzi una apposita cultura da paccottiglia formata nei cinema e sugli illustrati in rotocalco) e scarseggiare in modo indecente nella solidità della struttura portante, invisibile e incomprensibile al profano.
RispondiEliminaCol finire del capitalismo, questo criterio della tecnica costruttiva che si presenta oggi nelle scuole e nei cantieri come eterna verità, finirà senza onore: il criterio che dice: far sopportare i massimi pesi e i massimi sforzi alle strutture del minimo peso e soprattutto del minimo costo possibile.》
《Il calcolatore del cemento armato non è dunque il deus ex machina del moderno mondo delle costruzioni. Egli è un povero ruffiano che deve vendersi nelle più diverse direzioni, e la dittatura è in due mani. Un poco in quella dell'architetto e decoratore che deve attirare l'acquirente borghese e parvenu nelle sue sensibilità sempre più distorte e deformate, mostrargli effetti di bassa scenografia fino alle massime poesie del locale ove depone gli escrementi, e per ottenere tanto con economia del conteso spazio dei quartieri alla moda stringe le stanze e abbassa i piani, e comprime le membrature di cemento armato - proprio quelle che permettevano di fare come gioco da bambini locali immensi cui le antiche foreste non potevano trovare travi e le murature consentire volte di grande corda e di ridotta saetta - in incredibili angustie e passaggi obbligati. L'altra dittatura, la decisiva, appartiene all'imprenditore capitalistico che vuole, siamo lì ancora, abbassare il costo. Allorché costui fabbrica per vendere direttamente vuole fare lo stesso edifizio con poco ferro e poco cemento, e le sezioni vanno resecate all'osso.
Quando l'impresario lavora a misura, perché il pubblico paga, allora avanti tutto impone alla "scienza" di provare che bisogna appesantire e ingrossare pilastri o travi o altro, perché la massa della commessa aumenti, e poi perché nelle forme massive il costo della unità di misura è minore, e maggiore il margine di guadagno. Infine impone per economia delle forme e dei magisteri la uniformità, la standardizzazione dei tipi, e se venti membrature sono in venti condizioni meccaniche diverse, se le fa calcolare tutte compagne. Così il triviale cubo è nato e trionfa.》
《Gli àuguri antichi sorridevano quando si incontravano per la strada. I moderni hanno una opposta consegna, che per loro è questione di pagnotta: sanno reciprocamente quanto sono bestie e bugiardi, ma ostentano di prendersi sul serio tra di loro.
L'età capitalista è più carica di superstizioni di tutte quelle che l'hanno preceduta.
La storia rivoluzionaria non la definirà età del razionale, ma età della magagna.
Di tutti gli idoli che ha conosciuto l'uomo, sarà quello del progresso moderno della tecnica che cadrà dagli altari col più tremendo fragore.》
[Amadeo Bordiga, Politica e "costruzione", Prometeo, luglio/settembre 1952]
Siamo sempre qui
Un caro saluto, Olympe.
Chiamasi Mafia dei Colletti Bianchi: LORSIGNORI
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