venerdì 27 ottobre 2017

Meglio un bonus



La cosiddetta “speranza di vita” non è uguale per tutti, non per maschi e femmine, non per tipologie di lavoro, non per classi sociali e di reddito. L’adeguamento dell’età per andare in pensione connesso alla “speranza di vita”, sulla base dei dati Istat, è stato introdotto dal governo B. e dall’allora ministro Sacconi, ex socialista. Oggi Sacconi recita la parte del pentito, vorrebbe cioè un adeguamento meno automatico. Poletti, l’ineffabile, ha sostenuto che la legge è legge e va applicata. Altri, come il ministro Martina, guardano preoccupati alle elezioni e all’effetto che tale adeguamento, che scatterà dal 2019, potrà avere sul voto nel 2018. A questo quesito si può rispondere anche senza la classica sfera di cristallo: il Pd è un partito in via di estinzione.

Poi ci sono quelli che non sanno nulla ma che di quel nulla sanno tutto e scrivono ogni giorno cose che a loro sembrano senz’altro di buon senso: l’adeguamento è necessario per non far sballare i conti della previdenza. Si tratta sempre di soggetti che non hanno mai lavorato realmente in tutta la loro vita, i cui contributi previdenziali non sono altro che una partita di giro: ossia gente che percepisce un reddito e non ha mai prodotto un’acca di ricchezza. In prevalenza sono ideologi ufficiali e ufficiosi del sistema: giornalisti, speculatori, professori della minchia, politici, gentaglia. Non parlano mai di sfruttati e di sfruttatori, sono delle nullità umane amanti della libertà, soprattutto quella di succhiare il sangue a chi lavora.

I più astuti corifei del sistema se ne vengono a dire che il problema non sono le pensioni bensì il lavoro. Si dimenticano però di chiarire quale sia l’origine del “problema”. È vero che la tecnologia è diventata la sovrana effettiva del processo lavorativo, ma è proprio entro tale processo che va colta la contraddizione da cui sorge il “problema” del lavoro, il quale è tutto interno alle forme di sfruttamento capitalistico del lavoro. Una rimodulazione e razionalizzazione del lavoro (nelle attività produttive e nei servizi: primo, lavorare tutti e lavorare meno) è possibile solo superando il “motivo” capitalistico e le contraddizioni entro le quali esso si muove e sviluppa.

Lo stesso vale per il “problema” demografico. Solo una società sclerotica retta da burocrati dementi può vedere un “problema” nell’allungamento della speranza di vita. Lo sfruttamento della forza-lavoro per decenni e gli stili di vita imposti dal “motivo” capitalistico non possono che avere effetti devastanti sulle condizioni di salute del proletariato, per quanto i nuovi ritrovati farmacologici possano prolungarne la sopravvivenza. In tale contesto, l’anziano diventa solo un peso e un costo, e non già, come potrebbe, un’importante risorsa sociale.

Allo stesso modo va considerata la disoccupazione di massa e la precarietà strutturale del lavoro, l’incertezza sul futuro, tutti fattori che non favoriscono certo la natalità. Stesso discorso per quanto riguarda la povertà, vecchia e nuova. Aumentano le disuguaglianze, ma per questi riformisti d’accatto è sempre meglio un bonus alla miseria perché costa di meno di un diritto. Insomma, promettere rimedi a questi problemi è l’arte della politica cialtrona, la quale si guarda bene da porre i problemi nelle loro reali cause e dunque nella giusta dimensione e prospettiva.

11 commenti:

  1. E poi molto molto semplicemente quale azienda privata avrà interesse a tenere un lavoratore over 60 che ha già dato tutto di sè professionalmente quando di fianco ci sarà un trentenne fresco?
    Quale azienda privata si farà carico di tenere la buccia e non il frutto?
    Mah.......
    Roberto

    RispondiElimina
  2. Questa si adatta ovviamente anche allo stato dell'economia stessa, del processo produttivo.
    "una società sclerotica retta da burocrati dementi"
    richiama alla mia mente lo stato patetico in cui versano le sfere dirigenziali delle industrie e delle aziende fornitrici di servizi.
    E' sufficiente un bel giretto su LinkedIn per immergersi in un vortice velocity, innovation, innovation wins, create new products, go beyond, software as a service, platform as a service ... vabbè la chiudo qui.
    E tutto questo in una folle corsa verso la produzione di servizi/prodotti che in buona sostanza non servono a nulla, o poco di più, se non ad alimentare la circolazione di denaro e la sua "incidentale" accumulazione...

    Chiunque lavori in una società contemporanea, se non è completamente imbecille, oppure in malafede, ha di fronte agli occhi lo sfacelo. E' evidente che tutto ciò non ha alcun senso (per noi fessi che producono e veniamo sfruttati).

    Il tutto condito con l'esaltazione del "lavoriamo di sera, no io lavoro di weekend, no io ho scritto il documento in vacanza" ecc. ecc.

    Siamo fritti, e allo stesso tempo abbiamo in mano davvero l'evidenza del nulla. Basta aprire gli occhi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. dicevano che dare ai ricchi aiutava anche i poveri. e nessuno rideva. poi qualcuno disse che anche i ricchi piangono. sì, ma dal ridere.

      Elimina
  3. meglio un bonus alla miseria perché costa di meno di un diritto
    L'essenza del "capitalismo compassionevole" che portò "bushino" alla Casa Bianca..
    Poi nemmeno i "bonus", e i soldi si volatilizzarono a trilioni nella "guerra infinita".
    Ma il mistero rimane come la gggente si possa ancora bere la favola del "socialcapitalismo" quando è storicamente provato che l'unico modo per definire una più "equa" divisione di reddito tra "capitale" e "lavoro" è l' uso di un bel bastone da parte del secondo.
    ws

    RispondiElimina
    Risposte
    1. il problema è non farsi scivolare il bastone di mano

      Elimina
    2. basterebbe finalmente interdire la direzione del "proletariato" ai figli " compassionevoli " della elite al potere ..😎
      Anche se poi durerebbe solo la questione di una generazione o due in quanto è l' avere " potere" che genera "l' elite".
      Temo non se ne esca.☹

      Elimina
    3. a darle retta l'umanità avrebbe dovuto fermarsi ai costruttori di piramidi

      Elimina
  4. Bisogna constatare che dopo dieci anni di crisi nera non è successo nulla di rilevante e che la stretta della necessità immediata addomestica gli animi più critici anche quando sorretti dalla logica più stringente.

    I venditori di fumo possono solo implementare questa base oggettiva e così manipolare efficacemente, avendone in cambio popolarità-cioè soldi e potere, per mezzo delle loro logiche elementari e superficiali, e stendere il velo sulla causa prima e soprattutto sulla possibile soluzione dei problemi che ci attanagliano

    mi viene da dire che l' enorme castello della circolazione monetaria pesa come un macigno sulle coscienze e che il lavoro, oggi, lungi dall' opporsi al capitale, consiste nel partecipare alla riproduzione allargata di quel rapporto sociale che ci incatena

    RispondiElimina
  5. Gira voce che il Comune di Bologna abbia intenzione di invitare la cittadinanza ad appendere sciarpe agli alberi per consentire ai poveri senzatetto della città di coprirsi un po' di più quando verrà il freddo invernale.

    Ecco la carità catto-borghese, naturalmente declinata alla "progressista", che prende il posto dei servizi sociali in via di liquidazione. La sciarpa sull'albero, la cena alla Caritas, e anche per oggi il senzatetto ringrazia la mano che gli tende l'elemosina.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. 《In una società progredita e costrettovi dalla propria situazione, il piccolo borghese diventa da un lato socialista,dall'altro economista, cioè egli è accecato dallo splendore della grande borghesia ed ha compassione per le sofferenze del popolo. Egli è borghese e popolo al tempo stesso. Nell'intimo della sua coscienza si lusinga di essere imparziale, di aver trovato l'equilibrio giusto, che avanza la pretesa di essere qualcosa di diverso dal giusto mezzo. Un piccolo borghese del genere divinizza la contraddizione, perché la contraddizione è il nucleo del suo essere. Egli non è altro che la contraddizione sociale messa in azione.》

      [K.M., lettera a Pavel V. Annenkov, 28 dicembre 1846]

      Elimina