martedì 17 ottobre 2017

L'11 settembre di Das Kapital / 2

[clicca qui per la prima parte]


Che gli esiliati tedeschi fossero “attenzionati” dagli sbirri bismarkiani è cosa ovvia e già ne ho fatto cenno nel post precedente. Ad ogni modo, dopo quattro giorni trascorsi presso l’hotel Zingg ad Amburgo, la trasferta ad Hannover di Marx non ebbe problemi. Fu ospite del dottor Ludwig Kugelmann, «un medico molto importante nella sua specialità, cioè come ginecologo. […] le altre autorità mediche […] sono in corrispondenza con lui. Qui, quando si presenta un caso difficile in questo ramo, viene subito chiamato lui a consulto. Per farmi intendere l’avidità professionale e la stupidaggine locale, mi racconta d’essere stato dapprima bocciato, cioè non accolto nella società medica, perché la ginecologia non è che una “porcheria immorale”. Kugelmann ha molta capacità tecnica. Ha scoperto una quantità di nuovi strumenti in questa specialità. […] Molte volte m’annoia col suo entusiasmo, in contraddizione con la sua calma quale medico. Ma egli capisce, è profondamente onesto, senza riguardi per nessuno e capace di sacrifici e, ciò che è la cosa più importante, convinto. Possiede una raccolta di lavori nostri migliore di quella di noi due presi insieme» (*).



Ma veniamo al viaggio di ritorno e all’avventura di Marx con una giovane donna conosciuta durante la traversata. Facciamocela raccontare dallo stesso protagonista così come la descrisse in una lettera del 10 giugno 1867 al dottor Kugelmann: «la traversata da Amburgo a Londra fu, nel complesso, favorevole. Qualche ora prima del nostro arrivo a Londra una signorina tedesca, che già mi aveva colpito per il suo comportamento militaresco, dichiarò che voleva partire da Londra la stessa sera per Weston sopra Mare e che non sapeva come lo avrebbe potuto fare, col suo copioso bagaglio. Il caso era tanto più grave in quanto di sabato in Inghilterra mancano mani soccorrevoli. Mi feci indicare la stazione ferroviaria alla quale la signora doveva recarsi a Londra. Degli amici l’avevano scritta su un biglietto. Era la North Western Station dalla quale dovevo passare anche io. Da buon cavaliere offersi dunque alla signorina di depositarla sul posto. Accettato. Riflettendo ulteriormente ricordai che però Weston sopra Mare era situata a sud-ovest; la stazione invece da cui io dovevo passare, e che era stata scritta per la signorina, invece a nord-ovest. Consultai il sea-capitan. Risultò infatti che la si doveva deporre in una parte di Londra completamente opposta alla mia. Ma ormai ero impegnato e dovevo fare bonne mine à mauvais jeu. Arrivammo alle 2 pomeridiane. Portai “la donna errante” [in italiano nel testo] alla sua stazione, dove vengo a sapere che il suo treno parte solo alle 8 di sera. Così ero bell’è sistemato, e dovetti ingannare 6 ore con mademoiselle, passeggiando nello Hyde Park e soffermandoci in gelateria ecc. Risultò che era Elisabeth von Puttkamer, nipote di Bismark, presso il quale aveva appena passato alcune settimane a Berlino. Aveva con sé il ruolo completo dell’armata, poiché questa famiglia provvede abbondantemente il nostro valoroso esercito di uomini d’onore e di bella presenza. Era una ragazza vispa e colta, ma aristocratica e nero-bianca fino alla punta delle dita. Rimase non poco stupita quando venne a sapere di essere caduta in mani “rosse”. La rassicurai però che il nostro incontro sarebbe finito “senza spargimento di sangue”, e la vidi partire sana e salva verso il suo luogo di destinazione. Pensi un po’ che buon boccone ciò sarebbe per Blind e altri democratici volgari, la mia conspiracy with Bismarck!».

Sua Maestà il Caso, imponderabile, misterioso, procura incontri straordinari e a volte quasi incredibili. Ho, sia pure brevemente, cercato di rintracciare Elisabeth von Puttkamer, nipote di Bismark (la moglie di Otto era una Puttkamer), e tuttavia tra una dozzina di Elisabeth von Puttkamer che ho riesumato lei, la compagna di viaggio di Marx, non c’era. Se ne sono dunque perse le tracce in una stazione di Londra, nel giugno del 1867. Non dispero di rintracciarla, sempre che Sua Maestà il Caso lo voglia, in uno dei miei prossimi viaggi. Sospetto che la sua biografia possa offrire qualcosa d’interessante, sempre che non sia defunta troppo giovane.

*

Marx ed Engels sono da considerare anzitutto come grandi pensatori del loro tempo, indipendentemente dal ruolo che ebbero nella storia del marxismo. Scrive Roberto Fineschi: «Che la teoria di Marx sia una delle poche ad avere qualcosa da dire per dar conto delle dinamiche sociali ed economiche tuttora in atto è dimostrato dal crescente interesse che essa continua a riscuotere, a dispetto di chi la vorrebbe morta e sepolta sotto le macerie del cosiddetto “socialismo reale”. […] concetti come accumulazione, sfruttamento, esercito industriale di riserva (leggi disoccupazione di massa strutturale), capitale finanziario ed ancora lotta di classe, mondializzazione, concorrenza transnazionale ed imperialismo: difficile capire qualcosa del “mondo attuale” senza avere queste categorie alle spalle e l’unica teoria – o una delle poche – che si è assunta la responsabilità di pensare criticamente tutto ciò è quella di Karl Marx. Con buona pace dei suoi detrattori che hanno proposto, in genere, timide alternative, salvo ammantarle di paroloni e formalizzazioni matematiche per nasconderne la pochezza esplicativa.»

Il processo di ricerca, ma soprattutto quello dell’esposizione, non è ancora concluso al momento della pubblicazione della I edizione del primo libro: esso si perfeziona e completa nelle edizioni successive. Uscito il libro, Marx dimostrò insoddisfazione per questa prima stesura ed espresse la volontà di elaborarne una seconda. Le modifiche alla seconda edizione tedesca (1872) riguardano sostanzialmente i primi quattro capitoli con l’eccezione del punto 2 del settimo capitolo. Modificata fu la suddivisione in capitoli e sezioni. Il primo capitolo, in particolare l’esposizione della Forma di valore, fu radicalmente modificato e scomparve l’appendice per “i non dialettici”.

Dopo la seconda edizione tedesca, curata personalmente da Marx ne uscì un’altra in francese (1872/5) ed una inglese (1887). Della traduzione francese Marx fu tutt’altro che soddisfatto (è perfino difficile considerarla una traduzione nel senso che oggi diamo a questo termine), tuttavia essa contiene delle modifiche di mano di Marx, soprattutto relative alla sezione sull’accumulazione. Curate da Engels uscirono altre due edizioni tedesche, la III (1883) e IV (1890), che accolgono solo in parte le modifiche della francese. La ricostruzione della storia e della struttura di queste diverse edizioni permette di parlare di relativa incompiutezza anche per quanto concerne il primo libro. Quanto al manoscritto originale, si è conservato solo il celebre cosiddetto VI capitolo inedito ed altri brevi frammenti. Infatti, anche i problemi di datazione dei materiali originali sono legati sostanzialmente alla scomparsa del manoscritto della I edizione tedesca, ed è sicuro che Marx lavorasse ancora alla stesura dell’appendice sulla forma valore mentre parte del I libro era già in corso di stampa.

Un panorama confuso nel quale è possibile adesso mettere ordine grazie alla MEGA2 dove sono state finalmente pubblicate tutte le edizioni del I libro curate da Marx e da Engels, con un ricco apparato critico che permette di ripercorrere passo passo le modifiche effettuate. Inoltre la Mega2 è importante, soprattutto a riguardo dei due successivi libri de Il Capitale, perché offre per la prima volta i veri manoscritti marxiani: Marx nelle parole di Marx.

Per quanto riguarda le traduzione italiane del primo libro, mancando l’opera nell’edizione delle Opere Complete di Marx ed Engels, si hanno diverse edizioni a partire già dalla fine dell’Ottocento (**), in particolare le diverse edizioni della UTET, e ad ogni modo l’edizione più diffusa nel paese è quella degli Editori Riunuti (che pubblicarono nella stessa collana economica anche gli altri due libri de Il Capitale).

Nel 2011, vede la luce quella che è senza dubbio la più completa e migliore traduzione italiana, la quale va a coprire, con due tomi, il XXXI volume delle Opere Complete. Si tratta dell’edizione de La città del sole, di Napoli (info@lacittadelsole.net), prodotta all’interno di équipe di ricerca nata da un consorzio di università, quella di Siena, Bergamo, Milano e Venezia. La nuova edizione, con traduzioni di Delio Cantimori, Roberto Fineschi e Giovanni Sgrò, ha il notevole pregio di riportare tutte le varianti delle varie versioni curate personalmente da Marx o da Engels (ed altri materiali dal 1863 in poi). Entrambi i volumi fanno tesoro delle novità editoriali della Marx-Engels-Gesamtausgabe. Già nel leggere l’Introduzione all’opera, a firma di R. Fineschi, ci si rende conto di quali e quante novità contenga la nuova edizione e perciò quanto insoddisfacenti e obsolete risultino oggi le precedenti edizioni italiane.

(*) Lettera a Engels del 24 aprile 1867, MEOC, vol. XIIL.

(**) Mi pregio di possedere anche una traduzione in 16° piccolo, di estratti, curata dal genero di Marx, Paolo Lafargue, come dice l’edizione Sandron, e ove è presente un’estesissima introduzione critica di quel perfetto coglione di Vilfredo Pareto.

6 commenti:

  1. chissà se quell' appendice "per i non dialettici" avrebbe almeno migliorato la comprensione teoretica ?

    le esigenze di fare del comunismo un patrimonio di massa spesso ha sacrificato la complessità delle relazioni dialettiche o, al contrario, ha dato il via a astruse e colossali dissertazioni sul sesso degli angeli

    bà, la forza materiale del movimento delle cose, oggetto prediletto della dialettica, non si fa imbrigliare dal pensiero, eppure il pensiero stesso può essere una forza materiale

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    1. no, non l'avrebbe migliorata e infatti è stata espunta
      quella "dialettica" è di grande godibilità, un capolavoro anche sotto il profilo letterario. certo, non è Ammaniti :)

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  2. Un libro su un tema che tu hai segnalato da tempo:

    Guai ai poveri. La faccia triste dell’America di Elisabetta Grande

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/18/guai-ai-poveri-anche-questo-e-lamerica-e-leuropa-deve-capirlo/3920431/
    ciao,g

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  3. Solo stamane leggo questo post (col precedente); ma giusto l'atroieri spiegavo agli studenti come la montagna del marginalismo avesse prodotto - tra sciocchezze, ovvietà e falsità assortite - il topolino del criterio di Pareto; e mi è scappato detto che l'ingegnere italiano, per spacciare come acquisizone scientifica una tale sciocchezza, "xe proprio un cojon".
    Domani, per vincere il loro stupore, conforterò il mio giudizio col tuo (le Lavagne Interattive Multimediali serviranno pure a qualcosa)

    Hans

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