sabato 14 ottobre 2017

La vera questione


Il vero problema politico che ci troviamo a dover affrontare in questo secolo non è la forza del capitalismo, la cui crisi generale, storica, è sotto gli occhi di tutti. La vera questione è la debolezza dell’alternativa, cioè la mancanza di proposta di ciò che deve e può significare una società improntata a principi e valori diversi da quelli attuali, quelli di una società voluta e non subita.

Detto tra parentesi, che pena vedere com’è ridotta quella che passa per essere la sinistra in Italia. Dai liberali Bersani-D’Alema agli anticapitalisti passando per quella merda di uomo che si atteggiava a ecumenico leader della sinistra. Pronti alla lotta per raggranellare qualche seggio in parlamento.

Alla luce dell’esperienza del Novecento il comunismo rappresenta un sistema che tutti temono. Hai voglia a dire e argomentare che quei regimi non erano per nulla ciò che proclamavano di essere. Le persone comuni di quelle ripetute esperienze hanno paura. Tanto è vero che questa parola è stata espunta e sostituita, quando va bene, dal più neutro e generico “anticapitalismo”. Che cosa vorrà mai dire essere anticapitalisti in un’epoca nella quale lo sono anche quelli di CasaPound e papa Bergoglio?

Non ci siamo posti il problema, di là delle ricette della vecchia scuola, di ciò che vogliamo veramente, di che cosa intendiamo concretamente e realisticamente per liberazione degli uomini e superamento del capitalismo. Questo limite è la ragione essenziale per cui non riusciamo a fare dei passi in avanti, per cui ci perdiamo in polemiche e non riusciamo ad avere alcuna proposta condivisa e un ruolo. Finché staremo fermi sulle solite posizioni siamo destinati alla divisione e alla sconfitta.



9 commenti:

  1. Ripetuta qui spesse volte la celebre frase di Marx: «L'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose da vicino, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione» concede, allo stesso tempo, una speranza e una giustificazione. La speranza che l'umanità si ponga prima o poi questi problemi. La giustificazione che, se adesso non se li pone, vuol dire che sta, complessivamente, ancora "troppo" bene (parlo dei paesi occidentali, ça va sans dire, Italia compresa... finché le pensioni, il lavoro pubblico e una fetta di imprese tiene, ancora si tira a campare).

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  2. Senza il partito-avanguardia dei lavoratori, non vedo come si possa dare coscienza dell'alternativa e indi al superamento del capitalismo.

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  3. Massaro, come ho scritto ad Olympe, l'umanità non si porrà un bel niente, senza il partito-avanguardia dei lavoratori.
    E smettiamola di ripetere queste sciocchezze che si sta "ancora" troppo bene.
    Solo in Italia abbiamo milioni di persone in povertà assoluta e relativa.
    E nella mitica California (giusto per fare un esempio extra europeo) vi è il 21 per cento di povertà ASSOLUTA!
    Eppure non si innesca nessuna seria lotta di classe.
    Sarà forse che manca il partito-avanguardia, incaricato di dare quella coscienza di classe che non c'è?
    Saluti

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    1. Sono assai scettico sulla funzione dei partiti, anche di quelli di avanguardia dei lavoratori, animati dalle migliori intenzioni. La coscienza di classe, poi, a che cosa serve? A ribaltare, hegelianamente, la relazione padrone-schiavo, senza uscire dalla logica del capitale (dentro la quale sono rimasti impastoiati, mani e piedi, tutti i partiti marxisti-leninisti del '900 e i residui attuali)? Saluti

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    2. Insomma, lei Massaro, è un altro...attendista da blog.

      Buona giornata

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  4. In attesa dei microchips le manganellate in piazza e la paura di licenziamento sono ancora sufficienti...
    Roberto

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