Il vero problema politico che ci troviamo a dover affrontare
in questo secolo non è la forza del
capitalismo, la cui crisi generale, storica, è sotto gli occhi di tutti. La
vera questione è la debolezza
dell’alternativa, cioè la mancanza di proposta di ciò che deve e può
significare una società improntata a principi e valori diversi da quelli
attuali, quelli di una società voluta e
non subita.
Detto tra parentesi, che pena vedere com’è ridotta
quella che passa per essere la sinistra in Italia. Dai liberali Bersani-D’Alema
agli anticapitalisti passando per quella merda di uomo che si atteggiava a
ecumenico leader della sinistra. Pronti alla lotta per raggranellare qualche
seggio in parlamento.
Alla luce dell’esperienza del Novecento il comunismo
rappresenta un sistema che tutti temono. Hai voglia a dire e argomentare che
quei regimi non erano per nulla ciò che proclamavano di essere. Le persone
comuni di quelle ripetute esperienze hanno paura. Tanto è vero che questa
parola è stata espunta e sostituita, quando va bene, dal più neutro e generico
“anticapitalismo”. Che cosa vorrà mai dire essere anticapitalisti in un’epoca
nella quale lo sono anche quelli di CasaPound e papa Bergoglio?
Non ci siamo posti il problema, di là delle ricette
della vecchia scuola, di ciò che vogliamo veramente, di che cosa intendiamo concretamente e realisticamente per liberazione degli uomini e superamento del
capitalismo. Questo limite è la ragione essenziale per cui non riusciamo a fare
dei passi in avanti, per cui ci perdiamo in polemiche e non riusciamo ad avere
alcuna proposta condivisa e un ruolo. Finché staremo fermi sulle solite posizioni
siamo destinati alla divisione e alla sconfitta.
Ripetuta qui spesse volte la celebre frase di Marx: «L'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose da vicino, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione» concede, allo stesso tempo, una speranza e una giustificazione. La speranza che l'umanità si ponga prima o poi questi problemi. La giustificazione che, se adesso non se li pone, vuol dire che sta, complessivamente, ancora "troppo" bene (parlo dei paesi occidentali, ça va sans dire, Italia compresa... finché le pensioni, il lavoro pubblico e una fetta di imprese tiene, ancora si tira a campare).
RispondiEliminaSenza il partito-avanguardia dei lavoratori, non vedo come si possa dare coscienza dell'alternativa e indi al superamento del capitalismo.
RispondiEliminaMassaro, come ho scritto ad Olympe, l'umanità non si porrà un bel niente, senza il partito-avanguardia dei lavoratori.
RispondiEliminaE smettiamola di ripetere queste sciocchezze che si sta "ancora" troppo bene.
Solo in Italia abbiamo milioni di persone in povertà assoluta e relativa.
E nella mitica California (giusto per fare un esempio extra europeo) vi è il 21 per cento di povertà ASSOLUTA!
Eppure non si innesca nessuna seria lotta di classe.
Sarà forse che manca il partito-avanguardia, incaricato di dare quella coscienza di classe che non c'è?
Saluti
Sono assai scettico sulla funzione dei partiti, anche di quelli di avanguardia dei lavoratori, animati dalle migliori intenzioni. La coscienza di classe, poi, a che cosa serve? A ribaltare, hegelianamente, la relazione padrone-schiavo, senza uscire dalla logica del capitale (dentro la quale sono rimasti impastoiati, mani e piedi, tutti i partiti marxisti-leninisti del '900 e i residui attuali)? Saluti
EliminaInsomma, lei Massaro, è un altro...attendista da blog.
EliminaBuona giornata
settarismo gran problema
RispondiEliminapotremmo provare con i microchips sottopelle :)
EliminaIn attesa dei microchips le manganellate in piazza e la paura di licenziamento sono ancora sufficienti...
RispondiEliminaRoberto
non abbastanza
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