martedì 21 dicembre 2010

Nulla è per sempre

La Cina è diventata una superpotenza economica (forse fragile) e militare. L’India sta armando una flotta oceanica. Si sta parlando di paesi con miliardi di abitanti. Il Giappone si sente schiacciato ed esprime la propria preoccupazione per il declino Usa nei suoi documenti ufficiali. Potrebbe succedere che se non puoi sconfiggere il tuo nemico, allora cerchi di averlo come alleato, anche se nulla al momento lascia presagire un’alleanza sino-nipponica e la storia, antica e recente, non depone a favore di una simile ipotesi.

Al contrario, l’attrito tra i due contendenti è sotto gli occhi di tutti. Ma le cose potrebbero cambiare in fretta (la fretta dei tempi storici, ovviamente). Inoltre, molto dipende da cosa succederà al cambio al vertice cinese previsto per il 2012. La strategia di Tokio è quella delle "due mani": stringere la destra agli Usa e la sinistra alla Cina. Ma anche all'interno della borghesia giapponese si scontrano idee (e interessi) strategici diversi.

In tale quadro, tuttavia gli Usa restano ancora la prima superpotenza militare. Con le portaerei e un’aviazione di gran lunga superiore. Ma le portaerei potrebbero rivelarsi un tallone d’Achille contro i nuovi missili (Dong Feng 21D, in sigla DF-21D) attuali e quelli futuribili.

L’Europa è un nano, in tutti i sensi, e la Russia, una potenza in declino, prenderà presto atto che il pericolo viene da oriente, piuttosto che da ovest. L’Europa senza gli idrocarburi russi sarebbe ancor più nei guai. Il riavvicinamento tra i due “continenti” è nella logica delle cose e anche nei fatti. Gli Usa non gradiscono, ma devono prendere atto che il resto del mondo non è più il loro quasi esclusivo giardino di casa.
Gli assetti geopolitici subiranno, nel prossimo decennio, ulteriori mutamenti e un conflitto su larga scala nei prossimi due o tre lustri è da considerarsi altamente probabile.
C’è poi un’incognita, l’aggravarsi della crisi economica e finanziaria,  la fine del ciclo del debito che ha permesso al capitalismo di soprravvivere finora, cioè fatti che potrebbe accelerare gli eventi e aprire scenari inediti. E del resto, quando una leadership mondiale entra in crisi profonda, quando il sistema economico che l'ha sorretta è ad una svolta, i grandi rimescolamenti e sconvolgimenti sono inevitabili.
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Per rispondere alle sfide cinesi e alle minacce nordcoreane, il governo giapponese ha deciso un nuovo piano di difesa per i prossimi 10 anni e quindi rafforzare le capacità marittime e aeree. Secondo il sito web del The Japan Times, il ministro della Difesa Toshimi Kitazawa, ha annunciato un piano di ammodernamento a cinque anni (2011-2015) da 210mil. di euro, una cifra in sé non eclatante ma comunque significativa. Per esempio, sarà aumentato il numero di sottomarini, dai 16 attuali a 22, acquisire un altro cacciatorpediniere per completare una flotta di 48 navi da guerra, tra cui sei radar Aegis. Il cambiamento del modello di difesa prevede inoltre una riformulazione della strategia territoriale: concentrarsi dall’isola settentrionale di Hokkaido, accanto alla Russia, per spostare le proprie forze a sud, nel Mar della Cina, dove vi sono delle isole (ricche di materie prime) la cui sovranità è contesa tra Tokyo e Pechino.
Nelle linee guida del nuovo Programma di Difesa nazionale si legge che «la Cina sta rapidamente ammodernando le sue forze militari e ampliando le sue attività nelle acque circostanti. Queste tendenze rappresentano una grave preoccupazione per la regione e per la comunità internazionale soprattutto se alla questione della sicurezza s’aggiunge la mancanza di trasparenza dell’apparato militare cinese». Per quanto riguarda la Corea del Nord, da cui già sono partiti in passato missili diretti verso le coste del Giappone, nel documento essa viene descritta come un «fattore grave ed immediato d’instabilità», pertanto Tokyo ha deciso di aumentare la distribuzione nazionale batterie di missili Patriot. Le linee guida inoltre fanno notare che c’è stato "un cambiamento nell'equilibrio globale del potere", che vede il declino relativo della potenza degli Stati Uniti contro le emergenti Cina e India.
Per questo motivi Tokyo ritiene "indispensabile" per la sicurezza del Giappone l’alleanza con i militari degli Stati Uniti e il mantenimento delle 47.000 truppe americane in varie isole giapponesi.
Pechino non gradicse, ovviamente, e replica con il suo portavoce del ministero degli Esteri, Jiang Yu, che "la Cina aderisce a un percorso di sviluppo pacifico e persegue una politica di difesa nazionale di natura difensiva. Non è nostra intenzione minacciare, né costituire minaccia per alcuno". Pertanto, i giudizi di Tokyo sono "irresponsabili", si legge nel comunicato diffuso sul sito del ministero.
Ne avevo già parlato qui e in altri post. Sul Remarks by Secretary of Defense Robert Gates at a Meeting of the Economic Club of Chicago, vedi qui.

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