Quest’anno, in seguito alla convocazione di elezioni anticipate di Macron, Mélenchon ha formato l’NFP (Nuovo Fronte Popolare), una coalizione dal nome barocco tra il suo partito La France insoumise (LFI), il Partito Socialista (PS) rappresentante delle grandi imprese, il Partito Comunista stalinista, i Verdi e rimasugli anticapitalisti (avete mai sentito Marx o Engels definirsi anticapitalisti? Un motivo c’è!). Questa alleanza opportunistica, con personaggi screditati come l’ex presidente François Hollande del PS, si basava su un programma completamente di destra, tra cui promesse di inviare truppe in Ucraina e rafforzare la polizia antisommossa e le agenzie di spionaggio.
Nelle elezioni, LFI ha ritirato centinaia dei suoi candidati per sostenere i candidati del PS e pro-Macron, sostenendo che questa alleanza avrebbe bloccato l’estrema destra. Mélenchon ha quindi contribuito a far eleggere centinaia di deputati pro-Macron o del PS. Quando le elezioni si sono concluse con un parlamento in stallo, Macron ha prontamente scartato la sua alleanza con l’NFP e si è rivolto all’estrema destra di Le Pen, che inizialmente aveva accettato di sostenere il governo di Barnier senza aderirvi formalmente.
Chi è stato in passato e chi è oggi Jean-Luc Mélenchon, bluff dopo bluff, l’ho scritto nel luglio scorso. Mélenchon ha troppa esperienza nell’apparato politico per ignorare le istituzioni della Quinta Repubblica. Sa benissimo che non si elegge un primo ministro. È il Presidente della Repubblica, e lui solo, a sceglierlo. Come meglio crede. Se non vuole rischiare una crisi istituzionale e vedere il governo cadere dopo poche settimane, Macron aveva tutto l’interesse a nominare una personalità della coalizione politica uscita vincitrice dalle elezioni legislative. Ed è esattamente ciò che questo De Gaulle in sedicesimo non ha fatto.
Macron, un burlone, dopo le elezioni ha spernacchiato Mélenchon e l’NFP, quindi ha mandato a Matignon il Nulla, con l’appoggio dei fascisti, mettendo alla prova la solidità di questa raffazzonata coalizione elettorale, di questa sinistra che non sa più dove vive.
Questa settimana i fascisti hanno tolto il sostegno al Nulla, cioè a Barnier, denunciando la “sinistra” come uno strumento delle banche. Mentre fa campagna per le dimissioni di Macron, Mélenchon si limita a chiedere all’Assemblea nazionale di sostenere un governo guidato dall’NFP, guidato dal burocrate del Ministero delle finanze Lucie Castets.
Il voto non paga; il voto è solo un modo per turlupinare il gregge e la democrazia borghese è una forma di governo che maschera la dittatura di classe.
Anche senza voto, con i fascisti al governo, fra le mummie, si continua a definire democrazia a oltranza.
RispondiEliminaOgni buon proprietario, ognuno che intasca soldi stato, vuole chiamarla democrazia.
RispondiEliminaLa cosa triste che purtroppo quando i fascisti si ritirano 'denunciando la “sinistra” come uno strumento delle banche' non possono nemmeno essere accusati di mentire, se non per omissione (cioè che lo sono loro stessi).
RispondiEliminaInfatti
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