Se non fosse per l’immiserimento intellettuale
crescente, ossia per la repressione del libero sviluppo intellettuale in cui
sono ridotte oggi tutte le classi subalterne al grande capitale, con il
controllo e il trasferimento ad esso del monopolio di ogni sapere così come di
ogni potere, le cose potrebbero andare per un altro verso se non altro nel
dibattito pubblico.
La platea d’ascolto è sempre più ridotta in ogni
ambito sociale su certe questioni, scansate perché ritenute noiose,
accademiche, autoreferenziali per chi le propone e discute. L’ordine del giorno
del dibattito pubblico viene deciso a livelli sempre più alti e occulti. Da un
singolo episodio, per esempio, partono campagne mediatiche che sembrano dover
travolgere tutto e tutti su questioni che, a confronto di altre, sono ben
marginali quando non rasentino il ridicolo.
*
La questione è ormai chiara: la politica è del tutto impreparata e impotente a gestire il
cambiamento. È sul motivo fondamentale di questa impreparazione e impotenza
che non c’è chiarezza, anche se, almeno ai livelli apicali, la verità la
conoscono, ma a loro conviene raccontarci favole per guadagnare tempo, voti e
prebende.
Prendiamo ad esempio l’ultimo rapporto McKinsey: A future that works: automation, employment
and productivity, del gennaio 2017. In esso si dice, tra l’altro, che in
Europa sono potenzialmente e tecnicamente automatizzabili con le nuove
tecnologie l’equivalente di 54 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, con la
perdita di 2.000 miliardi in salari nelle cinque grandi economie del
continente: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito.
Negli Stati Uniti, Paese di cui si dispongono i dati
più completi, il 46% del tempo trascorso in attività lavorativa in tutte le
professioni e le industrie (compresi giardinieri, tecnici dentistici, stilisti,
venditori di assicurazioni, amministratori delegati, ecc.) è tecnicamente
automatizzabile con le tecnologie “attualmente
esistenti”. Su scala globale, l’automazione potrebbe interessare il 49%
delle ore lavorative, che equivalgono a 1,1 miliardi di lavoratori e 15,8
trilioni di dollari in salari.
L’impiego delle nuove tecnologie afferma ancor più e
definitivamente il dominio reale del capitale a tutti i livelli (ciò significa che la stessa categoria di lavoro
manuale e lavoro intellettuale perde di significato). Tutte le forze produttive
vengono profondamente “rivoluzionate” e poste sotto il dominio della legge del
valore.
Nello stadio del dominio reale del capitale, la
logica di sviluppo (condizione, forme, settore di applicazione) delle macchine,
così come l’applicazione tecnologica della scienza, è tutta interna al processo
di valorizzazione. Pertanto, ripeto quanto ho scritto in altre occasioni: non
sono le nuove tecnologie a falciare lavoro e salari, bensì fondamentalmente è il modo in cui si esplica la tendenza necessaria del capitale.
Essa risponde alla duplice esigenza di ridurre
incessantemente il tempo di lavoro necessario ad un minimo, e di aumentare la forza produttiva del lavoro
attraverso l’innovazione tecnologica. Tale tendenza necessaria implica sconvolgimenti epocali sotto ogni aspetto della materia sociale.
Quando un bischero come Matteo Renzi parla di industria
4.0 non sa di che cosa parla. La mummia di Arcore queste questioni nemmeno se
le pone.
Il capitale racchiude in sé “tutte le contraddizioni
della produzione borghese, come pure il limite dove essa conduce, di là di sé
stessa”.
Se la categoria di lavoro intellettuale e lavoro manuale perde di significato, questo va ad incidere anche sulla formazione delle classi sociali, o no?
RispondiEliminahttp://diciottobrumaio.blogspot.it/2016/01/perche-marx-era-un-borghese.html
EliminaE questo si collega bene al tuo post precedente. La guerra non solo è preparata, ma è cetamente voluta e cercata. L'unica soluzione per il capitale è dimezzare la popolazione terreste in modo da evitare troppi sconvolgimenti sociali a fronte della riduzione dei "posti di lavoro".
RispondiEliminaSi tratta solo di fare guerre ben organizzate e "educatine", in modo da lasciare in piedi quanto basta.
Di sicuro c'è che non essendoci nessun complotto globale, la probabilità che la guerra sia "educatina" e "composta" è purtroppo remota.
con la perdita di 2.000 miliardi in salari
RispondiEliminache equivalgono ad una perdita di 2000 miliardi di vendite..(*)Auguri
per il resto parole sante a cominciare dalla indubitabile constatazione che
L’ordine del giorno del dibattito pubblico viene deciso a livelli sempre più alti e occulti.
cosa che ovviamente non segue nessuna "legge economica"
Insomma la "mano" sarà anche "invisibile" ( a chi non la vuol vedere) ma di sicuro da qualche parte c'é "un mercato" che ci vede benissimo.
ws
(*) Il che mi fa venire in mente l' ironica storiella ( di bulgakov ? ) su quella fabbrica di chiodi in URSS che incrementò la produzione e ne abbassò i costi producendo un UNICO chiodo da 100 tonnellate.
Processi di informatizzazione e robotizzazione della produzione spingono la società verso un cambiamento di forma. Deutsche Bank, a seguito dell'automazione di alcuni suoi servizi, sta preparando una maxi-sforbiciata del personale (9 mila operatori saranno sostituiti da macchine), mentre Siemens eliminerà a breve 6 mila posti di lavoro. In un interessante articolo pubblicato sul sito MotherJones, intitolato "You Will Lose Your Job to a Robot—and Sooner Than You Think", si dice: "Finché non scopriremo come distribuire equamente i frutti del lavoro dei robot, sarà un'epoca di disoccupazione di massa e di povertà di massa."
RispondiEliminaE di povertà, ed in particolare negli Stati Uniti, tratta anche il libro del Gruppo Abele intitolato Guai ai Poveri. La faccia triste dell'America: "Nel Paese dove vive il 41% delle persone più ricche dell'intero pianeta, 1/3 della popolazione (105.303.000 di persone) fa fatica a far fronte ai bisogni più elementari." Questo spiega perché proprio negli Usa è nato Occupy Wall Street, movimento che voleva spazzare via il sistema dell'1%, quello che succhia il sangue al restante 99%: "Ci hanno buttato fuori dalle nostre case. Ci hanno costretti a scegliere tra mangiare o pagare l'affitto. Ci è negata l'assistenza medica. Soffriamo per l'inquinamento. Quando un lavoro l'abbiamo, facciamo orari impossibili per paghe basse e nessun diritto." (Testo di apertura del sito We are 99%)
In Europa, anche la Germania deve fare i conti con un assetto strutturale che sta cominciando a scricchiolare. In un articolo sul PIL del gigante industrale europeo, il Sole24Ore sostiene che l'aumento del 2,8% è dovuto ai bassi salari (il salario minimo è fissato a 8,5 euro lordi l'ora). La borghesia tedesca riesce a mantenere artificialmente alta l'occupazione controllando la crescita degli stipendi, ma presto dovrà fare come tutti gli altri paesi: robotizzare massicciamente la produzione espellendo forza lavoro dalle fabbriche. Gigante economico e nano politico, Berlino sarà di nuovo l'ago della bilancia della politica europea.
grazie. l'articolo intero:
Eliminahttp://www.quinternalab.org/525-accumulazione-di-ricchezza-ad-un-polo
Grazie a lei.
Eliminaottimo sito, un bel punto di vista
Eliminahttp://m.qualenergia.it/content/eolico-le-turbine-giganti-saranno-stampate-sul-posto-3d
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