Non è singolare e tantomeno inedito che i riformatori
del capitalismo – i quali si rendono perfettamente conto della contraddizione
tra lo sfrenato sviluppo della forza produttiva da un lato e dall’altro dell’accrescimento
della ricchezza da parte di un’infima minoranza – puntino a domare la
contraddizione con una diversa distribuzione del reddito rispetto al capitale,
ossia prevalentemente attraverso le imposte e le millantate “patrimoniali”.
Essi, in buona sostanza, fingono di vivere in un’altra realtà, cioè non hanno
interesse a prendere atto che i rapporti di distribuzione non sono altro che i
rapporti di produzione sub alia specie.
E ciò che vige per questo tipo di rapporti vale anche
per tutto il resto. Per esempio per quanto riguarda lo sfruttamento della
forza-lavoro. Proprio nel post precedente ho accennato a una questione che sembra non riguardare nessuno e che invece
concerne direttamente la vita di ogni schiavo salariato. Mi riferisco al
lavoro estorto, ossia al plusvalore, o valore aggiunto come lo chiamano gli
acrobati della “scienza” borghese.
Ricapitolo per chi non fosse già edotto a riguardo delle
due direzione nelle quali avviene l’estrazione di plusvalore assoluto e di plusvalore
relativo, e anche per chi, con colpa grave, non avesse letto il prodotto
delle mie fatiche domenicali.
Il plusvalore
assoluto è il plusvalore prodotto mediante prolungamento della giornata lavorativa; invece, il plusvalore relativo è il plusvalore che
deriva dall’accorciamento del tempo
di lavoro necessario (alla riproduzione della forza-lavoro) e dal
corrispondente cambiamento nel rapporto di grandezza delle due parti
costitutive della giornata lavorativa.
I due momenti di produzione del plusvalore, pur
avendo pesi e rilevanze storiche diverse, non si escludono, ma stanno in
stretto rapporto tra loro. Infatti, la differenza fra i due va ricercata nel
processo storico dello sviluppo del modo di produzione capitalistico.
*
Agli inizi del capitalismo, la produzione del
plusvalore assoluto era dominante rispetto alla produzione di plusvalore
relativo, poiché il capitalista, per una serie di limiti oggettivi, poteva
prolungare la giornata lavorativa dell’operaio senza incontrare molte resistenze.
In seguito, il processo di industrializzazione portava via via ad una sempre
più spietata concorrenza tra i capitalisti, i quali, per combattersi, erano
costretti ad introdurre nel processo produttivo nuove macchine e dunque nuove
tecniche che sviluppassero una crescente produttività del lavoro.
Gli operai, da parte loro, si organizzavano nella
lotta e conquistavano la riduzione dell’orario di lavoro, la regolamentazione
della giornata lavorativa e altre bazzecole del genere.
Tutti questi fattori determinarono un’inversione nel
modo di estrarre plusvalore. Infatti, l’impossibilità di continuare ad
aumentare le ore giornaliere, lo sviluppo delle forze produttive (che
determinano una riduzione dei prezzi dei beni di sussistenza necessari
all’operaio e, quindi, una riduzione sia del salario che del tempo di lavoro
necessario) portarono ad accrescere l’estrazione di plusvalore relativo, tanto che, fino a tempi recenti, il plusvalore relativo era arrivato ad essere la forma principale di produzione del
plusvalore.
Sennonché il capitale, ancora una volta, mostra di
essere più lupo del lupo, può perdere il pelo ma non può rinunciare alla
sua vera natura di predatore. È sotto gli occhi di tutti che il capitale sotto questo ed altri aspetti ha recuperato mano libera: in molti settori di attività il capitale riesce di fatto e grazie alle "riforme del lavoro" a prolungare la
giornata lavorativa, dunque ad estorcere plusvalore anche in questa direzione.
Da ultimo, proprio ieri, leggevamo della proposta avanzata in Germania, di considerare “obsolete” le otto ore. Non per ridurle, ma per aumentarle!
Da ultimo, proprio ieri, leggevamo della proposta avanzata in Germania, di considerare “obsolete” le otto ore. Non per ridurle, ma per aumentarle!
Non si tratta solo di avidità da parte dei lupi,
ossia del fatto che essi approfittino della situazione generale in cui versa la
condizione della forza-lavoro (anche in Germania!), e della bassissima
intensità della risposta di classe alle razzie dei lupi. Sta di fatto che anche
nella mitica Germania la caduta progressiva del saggio del profitto si fa
sentire. Anche in tal caso, come legge di natura. Perciò si leva alto l’ululato
dei lupi a caccia di preda, ritrasmesso su ogni frequenza dei ventriloqui dei
media.
Paradossalmente al limite del massimo plusvalore estratto da lavoratori 24/7 pagati zero non ci sarebbe capacita di acquisto delle numerose merci così prodotte. E' l' evidente " lezione di Ford" che ogni tentativo di aumentare il saggio di profitto riducendo la quota salarii comporti la riduzione della vendita e quindi del profitto.
RispondiEliminaRitengo quindi che non si tratti solo di istinto predatorio ma di un preciso disegno di "qualcuno" che sfrutta, lasciandolo "libero" , questo "naturale istinto" per imprimere un cambio di paradigma da una società capitalistica ad una "tecnofeudale".
ws
il "tecnofeudalesimo" non c'entra nulla. le leggi fondamentali del modo di produzione capitalistico non mutano. ciò non significa che non vi siano fasi storiche dove prevalga un aspetto piuttosto che un altro nei modi in cui avviene l'estrazione del plusvalore. non esiste "un qualcuno" che stabilisca a priori questo o quell'altro in relazione a queste leggi.
EliminaNon è vero “che ogni tentativo di aumentare il saggio di profitto riducendo la quota salarii comporti la riduzione della vendita e quindi del profitto”. Si dovrebbe quantomeno tener conto che ogni capitalista opera per sé, e dunque nell’insieme si deve tener conto delle cause di compensazione tra i differenti capitali di differenti sfere di produzione. Può capitare (e succede spesso) che un singolo capitalista, pur riducendo la quota di capitale variabile, realizzi più profitti.
Può capitare (e succede spesso) che un singolo capitalista
RispondiEliminacerto costui comprime la quota salarii dei propri dipendenti per vendere ai dipendenti degli altri :-)
Ma qui abbiamo un "andazzo" generale a comprimere il capitale variabile perfino nella " potente" germania.
E se tutti comprimono/esportano chi compra/importa ?
E' ovvio che questo sistema non può che crollare, lo sappiamo noi( che non contiamo nulla) e lo sanno anche loro ( che contano assai ); quindi un "progetto" ci deve essere.
ws
la crisi di sovrapproduzione (di merci e capitali) si verifica anche senza comprimere i salari. si tratta di un fenomeno che ha la sua causa nel lavoro non pagato. ma questa non è né può essere la causa del "crollo" del capitalismo. il capitalismo non "crolla".
EliminaLa teoria marxiana della crisi, nella misura in cui nega la possibilità di uno sviluppo illimitato ed equilibrato dell’accumulazione capitalistica, disperde le nebbie delle concezioni che deducono il superamento del capitalismo dall’ingiustizia e dalle disuguaglianze sociali, o dal semplice squilibrio nel ricambio organico con la natura, oppure dalla pura volontà rivoluzionaria del proletariato.
A leggere i commenti qua e la nei blog e news on line purtroppo si trovano un sacco di persone dispostissime a calarsi nei panni dei capitalisti. E a giustificarli pure, che se sei un povero dipendente è colpa tua e devi subire. Leggevo anche di una manifestazione a Modena allegramente manganellata, per giunta nordafricani, dipendenti con l'idea di condizionare l'impresa.
RispondiEliminaper di più oggi l' estrazione di plusvalore assoluto non si ripresenta più, come nel periodo pionieristico del capitale prima agricolo-manifatturiero ed infine industriale, all' interno della sottomissione formale del lavoro al capitale, bensì in ambiente in cui vige da tempo, radicata, la sottomissione reale con l' introduzione capillare ed universale, fra gli altri, del fattore macchinico.
RispondiEliminaCiò comporta che le due modalità di estrazione di plusvalore si rilanciano a vicenda, e taccio su cosa farei a quelli che cercano di vendere la favola che ad ogni accelerazione tecnologica equivale un miglioramento delle condizioni di lavoro
Cara Olympe,
RispondiEliminatanto per cambiare argomento, scrive su Salario, prezzo e Profitto, il "barbone " di Treviri : "Questo elemento storico o sociale, che entra nel valore del lavoro ,può aumentare o diminuire ,e anche annullarsi in modo che non rimanga che il limite fisico .Al tempo della guerra "antigiacobina " ,come usava dire l'incorreggibile divoratore di imposte e di sinecure ,il vecchio George Rose, fu fatta per salvare i comodi della nostra santissima religione dagli assalti dei francesi miscredenti, gli onesti agrari inglesi....ridussero i salari dei lavoratori agricoli persino al disotto di questo minimo puramente fisico e fecero aggiungere, mediante le Leggi in favore dei poveri ,il rimanente necessario per la conservazione della razza.
Fu questo un modo brillante per trasformare l'operaio salariato in uno schiavo, e il fiero libero contadino di Shakespeare in un povero."
Ora chissà perché , quando si parla di minimi garantiti pensionistici ,mi prude lo scroto..
Caino
bravo caino ! battere e ribattere che le categorie economiche sono sdoppiate
EliminaVisioni dal futuro o realtà imminente?
RispondiEliminahttps://www.pv-magazine.com/2017/11/23/dnv-gl-ai-will-make-renewables-more-efficient/