venerdì 16 dicembre 2016

Perché meravigliarsi?



Caro Walter, sono giusti quarant’anni (eri appena più giovane di me) da quando ti hanno ucciso con una raffica di mitra sotto gli occhi di tua madre mentre tentavi di sottrarti alla tortura e al carcere. Chissà cosa diresti oggi del letamaio nel quale siamo dentro fino al collo. Forse l’immaginavi, anche se non nel dettaglio. L’involuzione del Pci, il partito Stato che diventa Pds, poi Ds e infine toglie la esse e diventa il nulla qual è oggi effettivamente. Ma non potevi immaginare che a capo di esso avrebbero messo un giovanotto cui mancano solo i ray-ban per rappresentare anche visivamente il perfetto squadrista ripulito. E, del resto, come definire altrimenti un tizio che come capo del governo è autore di quei provvedimenti legislativi che chiamano jobs act? Fascista, non c’è dubbio.

Uno spostamento ideologico al quale ha aderito tutta l’intendenza cosiddetta di “sinistra”. Dall’economia, ossia dal lavoro, l’attenzione e le lotte si sono spostate sui diritti civili (sacrosanti, va da sé), e ciò non è stato casuale. Fa parte di una precisa strategia. Vedresti, caro Walter, cosa succede a quella sinistra che si definisce ancora internazionalista, che esalta le lotte in armi dei curdi e finanche degli oppositori di Assad, ma deplora qui da noi un sasso lanciato contro la vetrata di una banca. Quella sinistra, oggi detta “radicale”, che crede ancora in questa Europa, che non vuole più neoliberista ma diversa, ossia modificata secondo l’illusione socialdemocratica e riformista (quella socialdemocrazia che fino agli anni Settanta ha combattuto). Il sogno di un welfare incompatibile con l’attuale fase dell’accumulazione capitalistica.



E dunque, per farla breve, perché meravigliarsi che questa stessa sinistra occidentale (per ciò che vale denotarla come “sinistra” nelle sue molteplici versioni parlamentari di governo e di blanda opposizione) sia riuscita a consegnare la protesta e la ribellione popolare di oggi alla destra?

Siamo arrivati al punto che è la stessa borghesia a revocare in dubbio il principio del suffragio universale quando le elezioni non portano ad un risultato conforme ai desiderata. Insomma, quando la propaganda non basta a produrre una rappresentazione positiva della sua ideologia e il voto a costruire il consenso e farsi legittimare tenendo sotto controllo i meccanismi elettorali. Si tende ora a buttarla sull’emozionale e il soggettivo, a non voler vedere la chiave economica del rifiuto che si leva in Europa e negli Usa. La buttano sul “populismo” per non riconoscere la patente di legittimità politica a chi prende posizione contro il sistema economico che chiamano globalizzazione.

Restiamo dunque, ahimè, in attesa che ci si ricordi di analizzare la realtà per ciò che è. Nelle contraddizioni immanenti al capitalismo, nella sua crisi strutturale, generale e storica (dialetticamente: nel momento del trionfo del neoliberismo), nella caduta tendenziale del saggio di profitto, nella rivoluzione tecnologica con i suoi risvolti nella composizione organica del capitale e sull’occupazione di forza-lavoro, nelle retribuzioni scese in molti casi sotto il livello di sussistenza (non si paga il lavoro ma si premia la rendita e la speculazione), il crollo della domanda, la nuova composizione di classe, eccetera. Questi sono i temi sui quali si dovrebbe interrogare e misurare una sinistra degna di questo nome.


3 commenti:

  1. Olympe c'è un errore nel nome, prima riga

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  2. Europa: quando la destra governa attraverso la sinistra
    http://www.agoravox.it/Europa-quando-la-destra-governa.html
    PS. meglio aggiungere, all'inizio, la L a Water
    buona giornata

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  3. ringrazio entrambi. succede quando si scrive prima dell'alba, ma anche quando il correttore automatico gioca simili scherzi.

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