mercoledì 6 marzo 2024

“At the Brink”

 

Le armi non sparano da sole. Un giorno l’intelligenza artificiale potrebbe automatizzare la guerra senza l’intervento umano e nessuno può prevedere con sicurezza come e se la deterrenza funzionerà in queste dinamiche o anche quale sarà la stabilità strategica.

Ad oggi, comunque, nelle guerre è necessario l’intervento umano. L’esercito ucraino non riesce a reclutare rimpiazzi al fronte e, dopo la ritirata da Avdiivka, si sta nuovamente ritirandosi. Domenica il New York Times titolava: “Zelenskyj è in difficoltà su come arruolare più truppe mentre le forze russe avanzano”.

L’esercito ucraino non ha ancora perso la guerra ma la sta perdendo. Nella logica dei numeri. Le potenze della NATO minacciano pubblicamente una massiccia escalation della guerra che prevede il dispiegamento diretto di truppe da combattimento sul territorio ucraino e attacchi alle infrastrutture e alle città russe.

La settimana scorsa, i membri dei governi di quattro Paesi della NATO – Francia, Canada, Paesi Bassi e Lituania – hanno dichiarato che stavano valutando la possibilità di inviare truppe da combattimento per combattere la Russia in Ucraina. Poi, venerdì, i media russi hanno pubblicato una conversazione telefonica tra due ufficiali della Luftwaffe in vista di un incontro preparatorio per un briefing per il ministro della Difesa Boris Pistorius, probabilmente a febbraio. La conversazione è avvenuta attraverso la piattaforma Webex. Il tema è come l’Ucraina potrebbe utilizzare i missili da crociera tedeschi Taurus nella guerra contro la Russia se il cancelliere Scholz riconsidererà il suo rifiuto alla fornitura di tali armi.

La questione è se i missili da crociera Taurus sarebbero in grado di distruggere il ponte costruito dalla Russia verso la penisola ucraina di Crimea. Uno dei soggetti coinvolti, l’ispettore generale dell’aeronautica Ingo Gerhartz, spiega che si può ipotizzare l’invio di una prima tranche di 50 missili e poi altri 50, ma ciò, riporta la Frankfurter Allgemeine Zeitungnon avrebbe cambiato la guerra.

Nel mezzo di questi sviluppi, il governo britannico ha ammesso di aver schierato un “piccolo numero” di truppe in Ucraina, in relazione all’uso dei missili da crociera Storm Shadow consegnati all’Ucraina. Gli inglesi hanno poi affermato che l’uso di Storm Shadow da parte dell’Ucraina e il processo di selezione degli obiettivi erano una questione di competenza degli ucraini.

Se non sono stupidi e folli, fanno di tutto per sembrare tali.

Di fronte a queste minacce, Putin la scorsa settimana ha avvertito che un intervento diretto delle forze NATO in Ucraina potrebbe portare all’uso di armi nucleari. I soliti idioti della Nato e i loro servi dei media hanno affermato che il presidente russo sta semplicemente bluffando. Invece è da prendere molto sul serio.

Evidentemente dimenticano le loro stesse precedenti dichiarazioni, fatte all’inizio della guerra nel febbraio 2022, secondo cui un intervento diretto della NATO significherebbe una nuova guerra mondiale. Mi pare ci sia troppa indifferenza e sufficienza da parte di tutti verso questa realistica prospettiva. Ed è una follia lasciare decidere a personaggi che insistono sul fatto che la NATO non deve lasciarsi scoraggiare da questo pericolo.

Sempre domenica, il New York Times ha iniziato a pubblicare una serie di straordinari articoli d’opinione sotto il titolo generale “At the Brink”, incentrati sulla “minaccia delle armi nucleari in un mondo instabile”.

Ne offro un assaggio ai lettori del blog, perché sennò potrebbe sembrare che la mia insistenza su tale tema sia dettata da paranoia:

«Consider Mr. Putin’s threat at the end of February: “We also have weapons that can strike targets on their territory,” the Russian leader said during his annual address. “Do they not understand this?”.

«Within two years, the last major remaining arms treaty between the United States and Russia is to expire.

«In 1982 as many as a million people descended on Central Park calling for the elimination of nuclear arms in the world. More recently, some isolated voices have tried to raise the alarm — Jamie Dimon, the chief executive of JPMorgan Chase, said last year that “the most serious thing facing mankind is nuclear proliferation” — but mostly such activism is inconceivable now. The once again growing threat of nuclear weapons is simply not part of the public conversation. And the world is less secure».

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