mercoledì 26 luglio 2017

Un giovane di belle speranze



Oggi e anche ieri ho ascoltato per radio gli interventi alla Camera sulla legge che dispone il ricalcolo contributivo dei vitalizi in essere. Una misura che andava adottata molto tempo prima, con modalità diverse e più semplici. L’intervento che più mi ha colpito è stato quello dell’on. Luigi Di Maio, un giovane di belle speranze che a mio avviso non è pronto per ricoprire, per l’età ma soprattutto per meriti incerti, cariche istituzionali più elevate di quella attuale. Si può obiettare che se presidente del consiglio lo sono stati Berlusconi e Renzi, allora chiunque potrebbe ricoprire tale carica. È un’obiezione che tiene un lato di ragione in un’epoca come la nostra.

Del discorso di Di Maio non mi ha colpito ciò che ha detto e che già si sapeva. E nemmeno l’enfasi e il divertito sarcasmo, bensì ciò che le sue parole lasciavano intuire non tanto per quanto riguarda il presente, quanto per il futuro e che si possono riassumere così: guai ai vinti. È nella vittoria (e nella sconfitta) che si misurano le qualità più alte e i difetti più gravi di una persona (vedi Renzi). Tanto più che quella legge, se passerà anche al Senato, fungerà, al bisogno, da grimaldello per altre minacciate e forse riuscite imprese in tema di previdenza.

Di Maio, e molti come lui, non si rende conto di essere uno strumento di lotta politica che asseconda un disegno economico e politico complessivo che porta la data del secolo scorso. Forse è vero ciò che dice, oppure ne è solo convinto, e cioè di avere a cuore i soldi dei cittadini e come sono spesi. E su questo tema si potrebbe discutere a lungo, se Di Maio avesse letto dei rapporti tra Cimone e Pericle. Tuttavia è appena il caso di osservare che anche i profitti e gli extraprofitti del capitale sono soldi dei cittadini. E le maisons del capitale sono il luogo dove la ricchezza e il potere si universalizzano ed estendono poi la propria influenza in tutti i circuiti in cui ci si scambiano favori reciproci.



15 commenti:

  1. Post questo, che risulterà intellegibile solo a qualche marxista. Peccato!

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    1. la famosa troika marxista: Cimone, Pericle e Di Maio

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    2. Mi fa piacere che la prende con ironia.

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  2. la leggo con piacere da un po di tempo,ma non mi sono mai permesso di interloquire,perche' la mia conoscenza del Marxismo é assolutamente superficiale e pertanto mi limito ad imparare...
    ma!stavoltaleggendo il suo post nella parte che tratta del "guai ai vinti"non mi convince...
    mi chiedo cosa avrebbero dovuto fare i "disgraziati" che vivevano nella Russia Zarista,se non presentare il conto a coloro che li avevano fatti morire di fame per decenni...
    ma sopratutto continuo a pensare che se in Italia avessimo veramente voluto ripulire il "porcile"...
    ed anche il buon vecchio Fidel ha commesso lo stesso errore...
    i porci sono sbarcati,hanno preso la legnata,ma hanno contunuato fino ad oggi ad attaccare Cuba...
    pertanto scambiarli con i medicinali é stata una necessita' del momento,che é stata pagata poi con l'attentato delle Barbados"...

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    1. nessuno nasce imparato, perciò, se ne hai voglia, scrivi
      il mio era un giudizio rivolto allo stile
      non confondiamo il comunismo con lo stalinismo
      ciao

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  3. Errorino alla seconda riga.....vitalizi con una z.
    Saluti.
    AG

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  4. E su questo tema si potrebbe discutere a lungo,
    ad esempio aver dato 68 miliardi al "fogno" europeo per salvare le banche francotedesche. 😎
    ws

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  5. Olympe scrive: "Non confondiamo il comunismo con lo stalinismo". Sennonché non si tratta di confondere, ma di identificare. Sono infatti convinto che la storia renderà giustizia a Stalin e al tentativo grandioso di costruzione di una società libera dallo sfruttamento e dalla proprietà privata, che egli ha personificato come capo del proletariato internazionale. Già ora non mancano studiosi seri e intellettualmente onesti, come lo statunitense Grover Furr e l’italiano Domenico Losurdo, che, basandosi sugli archivi sovietici e documenti alla mano, hanno sottoposto ad una revisione critica la sistematica denigrazione e demonizzazione della figura e dell’operato di Stalin, promosse instancabilmbnete dal capitalismo, dal fascismo e dal revisionismo in tutte le sue sfumature. In tal senso, si è cercato, soprattutto con Krusciov e con le forze che lo sostenevano all’interno e all’esterno dell’Unione Sovietica, di moltiplicare le cifre relative alle vittime delle epurazioni che il Partito Comunista (bolscevico) dell’URSS attuò negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso al fine di colpire la controrivoluzione e difendere il primo Stato socialista della storia umana. Parimenti, ci si è ingegnati a negare perfino un’evidenza storica inconfutabile come il ruolo svolto da Stalin nella conduzione e nella vittoria della Seconda Guerra Mondiale che, al prezzo di ventisette milioni di morti solamente fra i combattenti e i cittadini sovietici, portò all’annientamento del nazifascismo.
    La ricerca storico-scientifica e il dibattito politico-ideologico sul tema del socialismo sovietico vanno portati avanti, ma occorre evitare di gettar via il bambino assieme all’acqua sporca o, ancor peggio, di gettar via il bambino e tenersi l’acqua sporca.








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    1. mi chiedo come una persona come lei possa scrivere certe cose

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    2. "A'kouson men, pàtaxon de": prima ascoltami, poi colpiscimi.
      Nel frattempo, La prego di considerare con la debita attenzione le seguenti indicazioni bibliografiche: L. Canfora, La democrazia, Editori Laterza, Bari 2004
      J. Davies, Missione a Mosca, Mondadori, Milano 1946
      G. Furr, Kruscev mentì, Edizioni “La città del Sole”, Napoli 2016
      K. Gossweiler, Contro il revisionismo, Zambon Editore, Bologna 2009;
      D. Losurdo, Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, Carocci, Roma 2008
      L. Martens, Stalin. Un altro punto di vista, Zambon Editore, Bologna 2005
      A.L. Strong, L’era di Stalin, Edizioni “La città del Sole”, Napoli 2004
      A. Zinoviev, Les confessions d’un homme en trop, Ed. Olivier Orban, 1990
      http://www.guardareavanti.info/ATTI_CONVEGNO_STALIN_60.pdf

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    3. 1) lo stalinismo appartiene alla storia, non si tratta né di demonizzarlo né di farne l'apologia; pertanto non intendo demonizzare stalin più di quanto egli stesso abbia contribuito con i fatti a demonizzarsi;
      personalmente parto da una considerazione generale: quei sistemi nulla avevano a che fare con il comunismo, né con Marx ed Engels. I quali, se fossero vissuti in epoca staliniana, se la sarebbero passata assai male.
      2) lei avrà notato che raramente segnalo un libro, e mai delle liste di libri. questo per rispetto verso chi mi legge.
      del resto anch'io potrei, di volta in volta, segnalarle delle pubblicazioni, per poi magari sentirmi rispondere che quegli autori non le garbano.

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  6. 1) ["Un giorno prima del 18 brumaio"] sono d'accordo con Lei: una figura come quella di Stalin non permette di operare un taglio netto fra la leggenda (sia eulogica sia demonizzante), che ben presto si è formata attorno ad essa, e la concreta funzione storica che tale figura ha svolto nel “secolo degli estremi”. Provo però, visto il sito in cui mi trovo, ad accendere su questo soggetto ad alta tensione interpretativa un‘flash’ che ne fissa quello che, secondo la mia percezione, è il tratto saliente.
    Un episodio risalente al 1927 permette infatti di cogliere tanto la dimensione, per così dire, ‘idealtipica’ del conflitto fra due personalità, quali quelle di Trotzki e di Stalin, che rappresentano (non solo) due concezioni (ma anche due vie e due linee) contrastanti della rivoluzione socialista, quanto la solidarietà, per così dire, ‘antitetico-polare’ che le accomuna nell’àmbito di un periodo della storia del movimento operaio e comunista. Si tratta della riunione plenaria del comitato centrale del partito comunista bolscevico in cui Trotzki, chiamato a rispondere dell’accusa di essere un controrivoluzionario, gridò a un certo punto del suo discorso, volgendosi a Stalin: «Che cosa aspetti, dunque, a farmi arrestare? Quando mi farai arrestare?». «Non abbiamo fretta – rispose Stalin – ti faremo arrestare il 17 brumaio».
    2) Le scienze fisiche si basano sugli esperimenti, le scienze umane sulle bibliografie: certo, quella che Le ho proposto è orientata, ma solo perché le altre sono, in genere, volgari sottoprodotti della propaganda anticomunista.

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    1. 1) converrà con me che le scienze fisiche, non proprio da oggi, più che sull'esperimento si basano sulla matematica;
      2) Marx ha costruito la propria critica su autori che non mettevano in alcun dubbio le sorti magnifiche e .... del capitalismo;
      3) è tipico delle controrivoluzioni chiamare a rispondere dell’accusa di essere controrivoluzionari quelli che furono gli artefici della rivoluzione.
      buona domenica

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