giovedì 16 dicembre 2010

Il mercato dei ricorsi storici



Alcune intelligenze nostrane, un paio di mesi or sono, a proposito del declino e dell’imminente caduta di Berlusconi, scrissero di un nuovo 25 luglio, oppure di un 25 aprile, più rabbioso che radioso; altri, sembrando più arguta la cosa, parlarono di un 8 settembre già in corso d’opera. Essi avvertivano con certezza di non aver mai vaticinato nulla di meglio. I sospettosi furono pochi, rari. E del resto non siamo nemmeno al 6 aprile (del 1924), avendo Berlusconi il suo porcellum da un bel pezzo.
Tutto questo succede quando si leggono (e si scrivono) troppi libri per lo più inutili, quando non dannosi. Non c’è quindi da stupirsi se l’intellighenzia non offre al mercato reali talenti. Malgrado tutta l’eloquenza di cui credono di far meraviglie, il loro spirito ritorna sempre sugli stessi luoghi comuni dopo lunghe giravolte. Sono lusingati, a questo riguardo, di non aver imparato nulla, dimentichi se non altro del famosissimo adagio andreottiano sul potere [*].
Ma non sono innocenti. Come scrivevo in un post recente, ci vogliono far credere che il problema dei problemi sarebbe rappresentato dal fatto che a capo del governo c’è un vecchio puttaniere e uno dei maggiori filibustieri italiani. Insomma, ci dicono che tolto di mezzo il porco, il sistema sarebbe riformabile in meglio. Un po’ come la storia delle cosiddette liberalizzazioni che hanno ingrassato di profitti i padroni e moltiplicato i monopoli, creando precarietà, subappalto e salari da fame.

 
* * *
Marx nel Diciotto brumanio di Luigi Bonaparte e nelle Lotte di classe in Francia, due pamphlets inossidabili, aveva già raccontato tutto con il solito anticipo di secoli. Ma Marx non lo legge più nessuno (e pochi lo lessero in quei lontani giorni …), tranne una minuscola frangia di lettori specializzati. Egli è un cane morto che tipi come Marchionne possono permettersi di citare a sproposito e infedelmente, ma soprattutto impunemente.
Del resto sono letture aliene non solo dai gusti degli onorevoli Casini, Fini e Rutelli, ma anche, di prima mano, da quelli di un D’Alema o un Veltroni. Bersani, invece, s’è formato sui sacri testi, quelli neotestamentari. Questa è gente che vive lontana dalle classi pericolose, e non si rende ben conto dei segni precursori del crollo dell’intero edificio.
[*] André Masséna aveva 57 anni quando disse che “il comando logora chi non ce l’ha”.

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