Questa mattina, a Radiotre, durante la trasmissione Tutta la città ne parla, il discorso verteva
sulla vexata qæstio delle
disuguaglianze tra ricchezza e povertà (vedi rapporto Oxfam). Se n’è parlato richiamando
i soliti luoghi comuni e le fruste ricette riformistiche, quelle che
individuano nelle politiche fiscali il rimedio d’elezione per ridurre tali disuguaglianze e renderle
accettabili.
Dopo decenni di queste ricette siamo pressappoco al
punto di partenza, ossia aumentano anziché diminuire le disuguaglianze tra ricchi e poveri, anche se le punte estreme della povertà assoluta sembrano
ridursi, ma ciò per effetto dello sviluppo economico e non certo per la bontà
delle ricette fiscali proposte.
In buona sostanza tra questi emeriti stronzi c’è
tacito accordo di censura, e dunque evitano con accuratezza di dire l’unica
cosa sensata che dovrebbe essere posta in luce sul tema, e cioè che le
disuguaglianze sociali sono l’architrave su cui poggia ogni società di classe,
e che dunque la borghesia ha tutto l’interesse a far intendere che si tratti di
un problema che riguarda la distribuzione
e non già le forme di produzione
della ricchezza, dunque i rapporti sociali borghesi(in primis i rapporti di
proprietà).
I regimi sedicenti comunisti sono inevitabilmente e
miseramente falliti; tuttavia ciò non significa che l’analisi marxiana e le ragioni del comunismo siano falliti con quei regimi.
c'è chi pensa di abolire la povertà per decreto, lo stato che rimette a posto le cose
RispondiEliminaricchezza e povertà sono consustanziali e non cattive interpretazioni dello spartito capitalista
Fine estenuante giornata lavorativa multiculti.
RispondiEliminaLettura di promesse di money sharing,per la serie anche il popolino sogna.
Tutt'a un tratto la visione della repubblica romana con la crisi agraria.
ed è solo lunedì.
...ma xijinping lo possiamo considerare sedicente comunista ?