sabato 26 gennaio 2019

La supercazzola venezuelana


Non ho mai speso una sola parola a favore di Hugo Chavez, figuriamoci se prendo le difese di Maduro. E però ogni limite ha una pazienza, direbbe Pasquale Zagaria, nuovo commissario dell’Unesco. Possibile non capire l’azione di destabilizzazione che fa capo agli Usa? Come non bastassero per se stesse le cazzate di Maduro. Un dittatore viene definito, per quanto sia stato eletto democraticamente (pur essendo quel sistema poroso da ogni punto di vista).

Il consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, ha annunciato che gli Stati Uniti devieranno tutti i beni detenuti dal governo venezuelano negli Stati Uniti al cosiddetto “governo provvisorio” di Juan Gerardo Guaidó. Ciò include i depositi bancari e le proprietà detenute da Citgo, la filiale di raffinazione con sede negli Stati Uniti della compagnia petrolifera di stato venezuelana, PDVSA. È appena il caso di ricordare che il 75% dei prodotti petroliferi grezzi sono venduti dal Venezuela agli Stati Uniti.

La società di analisi finanziaria S&P Global Platts ha citato fonti vicine all'opposizione di destra in Venezuela affermando che Guaidó si stava preparando a nominare un nuovo consiglio di amministrazione per Citgo e ad inviare i suoi rappresentanti a rilevare il quartier generale della società a Houston. Goldman Sachs ha riferito che il colpo di stato sarebbe stato realizzato in concomitanza con la proclamazione di una nuova legge nazionale sugli idrocarburi, che avrebbe aperto le riserve petrolifere venezuelane a uno sfruttamento estero più diretto e completo.


Che questa sia una delle prime azioni del sedicente “presidente ad interim” appoggiato dagli Stati Uniti non è un caso. Il ripristino del dominio dei conglomerati energetici statunitensi sulle riserve petrolifere venezuelane, le più grandi del mondo, è stato un obiettivo strategico perseguito da Washington nell'ambito delle amministrazioni democratica e repubblicana negli ultimi due decenni.

Nel frattempo, la Banca d'Inghilterra, agendo in conformità con le richieste di Washington, ha ostacolato un tentativo da parte del governo venezuelano di prelevare 1,2 miliardi di dollari in riserve d'oro dalle sue casse.

I governi occidentali, i media e gli utili idioti sostengono e lodano Guaidó affermando che la sua vittoria su Maduro inaugurerebbe una rinascita della democrazia venezuelana. La realtà politica di quel paese dice ben altro, è cioè che l'opposizione di destra non ha mai goduto di ampia sostegno popolare e non ha mai preso alcun impegno per i diritti dei lavoratori. Al contrario, la loro ascesa al potere sarebbe quasi certamente accompagnata da un bagno di sangue repressivo e dall'istituzione di forme dittatoriali di dominio richieste per imporre i dettami di Washington e del capitale finanziario internazionale.

Un segnale inequivocabile delle reali intenzioni di Washington in Venezuela, è dato dal fatto che ieri il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo Friday, ha nominato Elliot Abrams come inviato speciale dell'amministrazione sul Venezuela. Abrams, un veterano di destra delle amministrazioni Reagan e Bush, è la personificazione del carattere criminale delle politiche dell'imperialismo statunitense a livello globale e, soprattutto, in America Latina.

Era meglio conosciuto per aver difeso le dittature appoggiate dagli Stati Uniti in America centrale negli anni '80 e per coprire i loro sanguinosi massacri, torture e assassinii (leggere la sua biografia su Wikipedia). Nello stesso periodo, ha svolto un ruolo centrale nella creazione di una rete segreta e illegale per finanziare i terroristi organizzati dalla CIA per attaccare il Nicaragua. Fu condannato per aver negato informazioni al Congresso sull'affare Iran-Contra mentre prestava servizio sotto Reagan, ma “perdonato” dal presidente George HW Bush.

L’operazione di cambio di regime, un vero e proprio colpo di stato, in corso in Venezuela non è il primo tentativo di Washington. Nel 2002, la CIA e il Pentagono appoggiarono un abortivo colpo di stato messo in atto da sezioni dell'esercito e dai circoli finanziari insieme alla federazione sindacale collegata all'AFL-CIO, che rimosse il presidente Hugo Chávez per 48 ore, mentre installò Pedro Carmona, presidente della Federazione venezuelana delle Camere di commercio, come “presidente ad interim”. Dunque, un film già visto.

Non c'erano accuse credibili sul fatto che la presidenza di Chavez fosse “illegittima”, poiché era stato rieletto due anni prima con una maggioranza del 60%. Eppure il colpo di stato e l'arresto del presidente del Venezuela sono stati ritratti a Washington come un trionfo della “democrazia”.

Possibile trattare la questione venezuelana con un po’ più di equilibrio? No, in un paese come il nostro si deve essere tifosi di una parte o dell’altra, preferibilmente dell'idolo polemico con scappellamento a destra.

2 commenti:

  1. "...sarebbe quasi certamente accompagnata da un bagno di sangue repressivo e dall'istituzione di forme..."

    ma gli scaffali dei supermercati tornerebbero pieni, e questo si vedrebbe, in televisione; e tanto basterà. noi vecchi l'abbiamo già visto 'sto film.

    saluti ex (o forse no - ce vojo penza' ancora qualche decenniuccio) chavisti, o bolivariani, o comunisti, insomma quelle robbe là.

    (zagaria lo direbbe senz'altro, e lo direi anch'io. ma qualcun altro lo disse prima)

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