«Oggi c’è un grande entusiasmo per l’auto elettrica.
Nessuno, però, considera il suo impatto sociale. In Europa, se smettessimo di
produrre macchine a gasolio o a benzina e facessimo soltanto più auto
elettriche perderemmo un lavoratore su tre. Compri il motore, compri la
batteria e il 60% del valore dell’auto ce l’hai. Ma un milione di europei non
avrebbe più una occupazione».
Alberto Bombassei, tra un “gnocchetto soffice, le
chips di pane croccante verbena e pancetta croccante e la crema di zucca
aromatizzata agli agrumi”, lancia l’allarme. Nel suo “milione” egli fa conto
dei lavoratori direttamente coinvolti nell’industria automobilistica e
dintorni. Il suo è un soffice ottimismo. Vero che l’auto elettrica
rappresenterà una vera e propria rivoluzione anche in termini di occupazione,
ma sono in gioco, per questo e altri motivi, decine di milioni di croccanti posti di
lavoro, non solo in Europa e non solo a causa dell'auto elettrica.
Come potranno i governi fare fronte a questo
terremoto economico e sociale? Con il reddito di disoccupazione variamente
denominato? Prendiamo per buono questo escamotage. Con quali denari gli Stati
super indebitati dovrebbero farvi fronte? Cucinando la ricetta di sempre, cioè
tassando. E qui verrebbe proprio da ridere. Non perché in linea teorica (molto
meno in pratica) non si possa far pagare più tasse sui profitti, sui robot e su
quant’altro si riuscirà ad escogitare, ma perché si trascura una legge
economica che opera con la stesse conseguenze di una legge di natura e che si fa beffe di ogni buon proposito dei buoni borghesi.
Il sistema economico attuale trova in questa legge la
causa fondamentale dell’impossibilità di poter durare ancora a lungo. Si tratta
di una tendenza che nei suoi effetti pratici è ben conosciuta dagli operatori
economici, sebbene essa sia fraintesa nelle sue cause reali. Del resto neanche gli economisti hanno interesse da prenderla seriamente in considerazione, per non
parlare dei ciarlatani pro tempore, intenti a questioni di ben altro momento.
Che cosa dice questa legge? Non ogni quantità di
profitto (plusvalore) può trasformarsi in un aumento dell’apparato tecnico di
produzione: per l’espansione – qualitativa e quantitativa – della scala della
produzione è necessaria una quantità minima di capitale addizionale, quantità
che nel processo di accumulazione diventa, a causa della crescita accelerata
del capitale costante, sempre maggiore.
Il fatto che nella scala della produzione la quantità di capitale addizionale necessario per proseguire diventi sempre maggiore, si scontra con un limite. Vale a dire che il plusvalore prodotto diviene così piccolo, relativamente al capitale complessivo accumulato, che non è più sufficiente a valorizzare l’intero capitale.
Il fatto che nella scala della produzione la quantità di capitale addizionale necessario per proseguire diventi sempre maggiore, si scontra con un limite. Vale a dire che il plusvalore prodotto diviene così piccolo, relativamente al capitale complessivo accumulato, che non è più sufficiente a valorizzare l’intero capitale.
Ma
voi, egregi economisti, continuate a confondere questo con quello, mele e pere,
oppure, come leggo in questi giorni in cui degli asini danno lezioni a degli
ebeti (sul signoraggio), equiparando e rendendo intercambiabili concetti come denaro
e moneta.
Due considerazioni per l'ammazzacaffè di Bombassei.
RispondiElimina1) il suo mi pare un discorso analogo a quelli che si preoccupavano della sorte dei maniscalchi; 2) più subdolamente, non egli non accenna minimamente al fatto che dalla "rivoluzione" elettrica non conseguirebbe anche un minor consumo globale di petrolio, perché tale consumo di idrocarburi chiaramente si concentrerebbe, nel nostro Paese in particolare, nelle centrali termoelettriche.
caro Luca, ti segnalo questo intervento di Nicola Armaroli, direttore di Sapere:
Eliminahttps://www.raiplayradio.it/audio/2019/01/RADIO3-SCIENZA-I-dilemmi-dellaposauto-elettrica-c4c0275f-d9cd-491e-a684-ad609b8c6736.html
in questi 10 anni ci hanno messo una pezza le banche centrali allargando la base monetaria e così sostenendo i corsi azionari
RispondiEliminadando però solo un' impressione di crescita, perchè a contì fatti pochissimi capitali tra questa pioggia di soldi sono finiti in nuovi e rischiosi investimenti tecno-industriali e la maggior parte è stata trattenuta nella centrifuga della circolazione finanziaria.
la scarsa qualità di questa crescita non si è ovviamente trasformata in benessere diffuso ma in polarizzazione della ricchezza che all' atto pratico significa che neanche nella sfera finanziaria hanno tirato dentro capitali nuovi ma che quelli che circolano sono sempre degli stessi giocatori: banche d' affari e fondi (sovrani, pensione, hedge) con all'interno una altissima percentuale a debito, insomma degli zombie finanziari che continuano a scambiarsi valore da uno all' altro
ora ,nel momento in cui si dovrebbe attuare la stretta monetaria, si accorgono che il cavallo è zoppo e da solo non ce la fa
ma non si può più rifare le mosse del 2008, anche se la tentazione è quella
inizieranno magari, come proponeva Bernanke nel 2002 e recentemente ripreso, a comperare direttamente asset reali da una parte e dall' altra a gettare soldi dall elicottero
eh, ma tu mi leggi nel pensiero ...
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