venerdì 6 maggio 2016

La Cupola


Prendiamo per valido il principio che la sovrastruttura democratica sia effettivamente attuata, ossia che non sussistano motivi economici e sociali che inficiano fin dalle fondamenta tale principio, e che dunque siamo in presenza di uno Stato di diritto, dove una Costituzione non può essere violata e che lo stesso Stato deve rispettare nel proprio agire, dove la sovranità appartiene effettivamente al popolo e il Parlamento è suo rappresentante, con il potere di emanare le leggi, e dove il governo è espressione della maggioranza politica, a cui spetta il compito di governare, e insomma dove la separazione dei poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – non è solo un modo di dire.

Prendiamo, dicevo, per buona questa favola e ubriachiamoci di buoni propositi e rechiamoci alle urne. Sennonché c’è l’Europa, la UE, con le sue istituzioni che sono tutt’altro che democratiche. Il Parlamento europeo, per esempio, è l’unica istituzione eletta direttamente dal popolo, ma di poteri reali non ne ha manco l’ombra. Infatti, non esercita alcun potere legislativo, il quale resta nelle mani dell’esecutivo, in concreto in quelle della Commissione europea e del Consiglio europeo (composto dai capi di Stato o di governo): la prima propone il testo di legge, il secondo lo approva o respinge; il Parlamento ha il solo potere di emettere un parere non vincolante (*).



Ciò avviene fino al 1992, quando il Trattato di Maastricht introduce la “codecisione”, di modo che il Parlamento e il Consiglio europeo votano su un piano di parità le proposte di legge della Commissione europea, organo allo stesso tempo esecutivo e promotore del processo legislativo, oltre che gestore dei programmi UE e decisore della spesa dei suoi fondi. La Commissione è composta da 28 commissari nominati dai governi dei rispettivi paesi. È ancora oggi l’unica detentrice del “diritto di iniziativa”: il Parlamento non può proporre una legge, al massimo può chiedere (!) alla Commissione di presentare una sua proposta. Il Parlamento è tuttora confinato nell’inutile azione consultiva di un parere non vincolante in diversi settori di intervento, quali le liberalizzazioni di servizi, la concorrenza, le imposte, l’occupazione.

Per velocizzare l’intricatissimo iter legislativo (altro che il bicameralismo italiano!), si è adottata una procedura informale non prevista in alcun trattato europeo: il sistema dei triloghi. Istituzionalizzati con il loro inserimento nelle “modalità pratiche” della codecisione e successivamente nel regolamento del Parlamento, i triloghi sono riunioni ad accesso ristretto tra Commissione, Consiglio e Parlamento, a cui partecipano tre gruppi negoziali composti ciascuno da non più di dieci persone di cui non è possibile conoscere pubblicamente la composizione: una trentina di persone in tutto, quindi, che a porte chiuse – nessuna trascrizione né relazione ufficiale esce da questi consessi – cercano la quadra di una proposta di legge, spesso già in fase di prima lettura (89% dei casi nella settima legislatura).

Tali riunioni avvengono a Bruxelles in un imponente edificio dedicato a Justus Lipsius, filologo e umanista del XVI secolo. In questo edificio sono ospitati sia i vertici del Consiglio dell’unione europea che quelli del Consiglio europeo. Sarebbe interessante conoscere quanti cittadini nella democratica Europa conoscono questi due organismi, i loro poteri e le loro funzioni, nonché il ruolo dei triloghi.

Vengano dunque gli Scalfari, i Galli della Loggia, i Mauro, i Rodotà, e tutta l’onesta e trasparente schiera di professori e opinionisti di vaglia a raccontarci i motivi per i quali la loro democrazia è in crisi. Vengano a illustrarci i conflitti d’interessi di Pinco e Pallino, vengano i Davigo e i Cantone a prendere posizione sul diritto e il rovescio.


(*) Il Parlamento europeo nasce come Assemblea comune della Ceca (1951), e con il Trattato di Roma porta i suoi membri nominati dai governi da 78 a 142, poi dal 1962 il nome muta in Parlamento europeo e si allarga a 198 delegati, ma solo nel 1976 l’assemblea diviene elettiva, a suffragio universale diretto, e le elezioni del 1979 portano in Europa 410 parlamentari.

4 commenti:

  1. bene dopo un paio di secoli di vari "populismi " siamo tornati ai " consigli della corona" di un "re" pero' che al " popolo" non e' dato di conoscere , ma di cui , sono certo , avra' " l' epifania" a " cose fatte".

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    1. tenuti all'oscuro di tutto ciò che è veramente segreto in questo sistema di ridondante informazione, pensi freghi qualcosa ai più?

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  2. Agli italioti frega niente anche di se stessi, figurarsi di chi governa più o meno nascostamente.....

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  3. Un anniversario.

    http://contropiano.org/documenti/2016/05/09/9-maggio-1976-lo-tedesco-uccide-ulrike-meinhof-078883

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