La prima linea è una gabbia in cui si
attende nervosamente ciò che sta per avvenire. Siamo stesi sotto la tettoia
incrociata delle granate, nella tensione dell’ignoto. Sopra di noi sta sospeso
il caso. Quando arriva un colpo tutto quello che posso fare è ripararmi la
testa; dove cadrà non posso saperlo con precisione, né posso intervenire.
E’ proprio la causalità che ci rende
indifferenti. Alcuni mesi fa ero in un rifugio e giocavo a carte: dopo un po’
di tempo mi alzai e andati a trovare alcuni amici in un altro rifugio. Quando
tornai, del primo non rimaneva più nulla: era stato annientato da un grosso
calibro. Tornai allora al secondo e giunsi in tempo per aiutare a
dissotterrarlo perché, nel frattempo, era franato.
Per puro caso posso essere colpito e per
puro caso rimanere in vita. In un rifugio a prova di bomba posso essere
schiacciato e allo scoperto posso resistere incolume a dieci ore di fuoco
tambureggiante. I soldati rimangono in vita soltanto per casualità; perciò
ciascuno crede e ha fiducia nel caso.
(Erich
Paul Remark, Niente …, Neri Pozza
2016, p. 76).
rimangono in vita per casualità, muoiono per assoluta necessità, non è un gioco di parole
RispondiEliminabravo!
Eliminabuona giornata
RispondiEliminahttp://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Cinema-Cannes-Frestival-palma-d-oro-382b3559-37b5-413c-ba87-ac7cb8634c59.html
caino