L’Introduzione per l’edizione in opuscolo
di Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, che uscì a Berlino nel 1895,
fu scritta da Engels pochi mesi prima della sua morte, fra il 14 febbraio e il
6 marzo 1895. Proprio il 6 marzo, tramite una lettera di Richard Fischer, la
direzione del Partito socialdemocratico tedesco, adducendo motivi di
opportunità tattica e accennando al pericolo sempre incombente di una legge
contro i socialisti (*), chiese ad Engels di attutire il tono, ritenuto troppo
rivoluzionario, dell’Introduzione e
di accogliere una serie di modifiche che si considerava necessario apportarvi.
In una lettera di Engels a Fischer, dell’8 marzo 1895, scoperta successivamente e pubblicata per esteso solo nel 1967, Engels, pur manifestando riserve e critiche nei confronti dell’atteggiamento irresoluto del partito e delle sue preoccupazioni legalitarie, accolse, salvo alcune eccezioni, le richieste di modifica avanzate dalla direzione del Partito socialdemocratico tedesco e consentì che fossero cancellati i passi relativi ad una eventuale lotta armata del proletariato contro la borghesia. Scrive Engels:
Caro Fischer,
ho tenuto conto, per quanto mi è stato
possibile, delle vostre gravi perplessità, sebbene non riesca a vedere, almeno
nella metà dei casi, in cosa consista la vostra perplessità. Io non posso
supporre che voi abbiate intenzione di darvi anima e corpo all’assoluta
legalità, alla legalità in ogni circostanza, alla legalità anche nei confronti
delle leggi infrante da chi le ha fatte, in breve, alla politica del porgere la
guancia sinistra a chi abbia colpito la destra. Sul Vorwärts, a dire il vero,
la rivoluzione viene talvolta rinnegata con la stessa energia con cui prima – e
forse anche fra non molto – veniva predicata. Ma questo non posso considerarlo
come normativo.
Io sono del parere che non ci
guadagnate niente predicando la rinuncia assoluta a menar le mani. Crederlo,
non lo crede nessuno; nessun partito in qualsiasi paese arriva a rinunciare al
diritto di opporsi, armi alla mano, all’illegalità.
Ma io devo considerare anche il fatto
che i miei scritti vengono letti anche dagli stranieri – francesi, inglesi,
svizzeri, austriaci, italiani, ecc. – e di fronte a loro io non posso
assolutamente compromettermi sino a tal punto.
È
di sicuro interesse anche il seguito della lettera, che si puà leggere
nell’ultimo volume, il cinquantesimo, dell’edizione italiana delle opere
complete di Marx-Engels.
Sennonché,
ancor prima che uscisse l’edizione in opuscolo, il 30 marzo 1895, apparve sul Vorwärts, organo centrale della socialdemocrazia tedesca, un
articolo di fondo intitolato Wie man
heute Revolutionen macht (Come si
fanno oggi le rivoluzioni) in cui, all’insaputa di Engels, venivano citati
diversi brani della sua Introduzione,
scelti in modo tale da farlo apparire, come egli si lamentò con Karl Kautsky,
il 1° aprile 1895, “un pacifico sostenitore della legalità ad ogni costo”.
Engels
si dolse di queste subite manipolazioni anche in una lettera a Paul Lafarge del
3 aprile 1895:
Liebknecht mi ha appena fatto un bello
scherzo. Ha preso dalla mia introduzione agli articoli di Marx sulla Francia
dal 1848 al 1850 tutto quanto poteva servigli a sostegno della tattica ad ogni
costo pacifica e contraria alla violenza che gli piace predicare da qualche
tempo, e soprattutto in questo momento in cui a Berlino si preparano le leggi
repressive. Ma questa tattica io la raccomando solo per la Germania d’oggi e, anche qui, con
considerevoli riserve. Alla Francia, al Belgio, all’Italia, all’Austria
questa tattica non si adatta nella sua interezza e, per la Germania, può
divenire inapplicabile domani (**).
Per
espressa richiesta di Engels, l’Introduzione
venne allora pubblicata per esteso, ma sempre con le modifiche richieste
tramite Fischer, sulla Neue Zeit. I passi dell’Introduzione soppressi o modificati furono pubblicati per la prima
volta nel 1924 nell’Unione
Sovietica a cura dell’Istituto Marx-Enges-Lenin di Mosca. È oggi possibile
ricostruire e leggere l’Introduzione engelsiana,
non solo nelle modifiche apportate o accolte da Engels rispetto alla versione
originaria del proprio scritto, ma anche quelle da lui arrecate nella fase di
gestazione della primitiva stesura, nell’edizione critica della “nuova” MEGA (***),
dunque in tedesco!
(*)
Il 6 dicembre 1894 il governo aveva presentato al Reichstag il cosiddetto
progetto di legge contro la sovversione (Umsturzvorlage), secondo il quale
erano punibiuli con pene detentive gli atti miranti a sovvertire l’ordine
esistente e gli attacchi alla religione, alla monarchia, al matrimonio, alla
famiglia e alla proprietà. Il progetto venne respinto l’11 maggio 1895.
(**)
Il grassetto indica sottolineature dello stesso Engels.
(***)
Sulla “nuova”-“vecchia” MEGA, si vedano i saggi di AA.VV. raccolti da
Alessandro Mazzone in MEGA2:
Marx ritrovato, grazie alla nuova edizione critica, Roma, 2002.
cara Olympe,
RispondiEliminaottima risposta,
anche se per comprendere che la tua era anche una risposta, bisogna aver letto anche un altro Blog.
Piuttosto parlando di cose attuali consiglio questa lettura "sociologica" sic!
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Le-radici-della-crisi-del-ceto-medio-Intervista-ad-Arnaldo-Bagnasco-c27cf15d-123e-4986-866f-74e5cf20bbfa.html?refresh_ce
da cui si percepiscono due cose
a) che l'economia è immanente al capitalismo e che a questo punto si sta mangiando la "società".
Non si comprende chi stia mangiando cosa e se tra il pasto ci siamo anche noi.
b)E che alla domanda : " quali strade percorrere per superare la crisi, la sociologia risponda che questa è una domanda "impertinente".(tra serio e faceto)
Conclusione : siamo sempre lì , non sanno cosa fare o che si dovrebbe fare.
caino
credo che Malvino abbia citato in assoluta (ripeto: assoluta) buona fede l'Introduzione di Engels
EliminaNon sapevo della cosa.
Eliminacara Olympe,
RispondiEliminanon v'è nulla nel mio scritto che possa mettere in dubbio la buona fede di Malvino e d'altronde personalmente non mi sono mai sognato ,né mi sogno di farlo nei confronti di una persona che non conosco personalmente, ma solo attraverso i suoi scritti nel Blog, con i quali mi posso a volte trovare in accordo ed altre meno.
Per andare invece nel dettaglio del tuo testo, mi par di capire che invece fosse tua premura il sottolineare il contesto nel quale maturò tale testo, che chiarisce in modo inequivocabile quali fossero le vere intenzioni di Engel e che "riducendo" all'osso il discorso vanno a parare nelle opportunità tattiche di una strategia più ampia.
Cosa peraltro sviluppata ed analizzata e praticata da Lenin ,non molti anni dopo.
Non mi è mai parso che i padri del Comunismo scientifico ,ad di là delle loro persone , nelle analisi si siano mai lasciti andare a considerazioni di carattere moralistico etiche.
Ancora oggi ,sappiamo bene per esempio che su un tema "quale la violenza ,quella di classe, o del potere è sempre legittima con le dovute coperture moralistiche alle spalle, l'altra comunque e sempre attentato all'ordine costituito.
Semmai come hai sempre sostenuto pure tu, si tratta di valutazioni di opportunità ,come per la facile "valutazione" delle proteste in Francia , nel merito della prevedibilità dei risultati finali che tali lotte potranno ottenere nell'attuale quadro europeo ed internazionale.
Effimeri entusiasmi ed esaltazioni sono dannosi, come sempre dimostra la Storia.
E pure Marx ,quando parlava di Mazzini ,mi pareva chiaro, tanto per fare un esempio.
caino
(direi un equivoco che andava chiarito fin da subito a scanso di "equivoci" per il futuro.