martedì 14 gennaio 2025

La lotta politica di Cacciari

 

Ascoltavo, ieri sera, Massimo Cacciari parlare di “lotta politica”. Premurandosi a dire: “senza rompere le vetrine”. Cioè lotta politica “pacifica”, sul piano parlamentare per “cambiare le leggi”.

Che cos’è una lotta politica “pacifica” se non una lotta di classe fatta secondo i criteri accettati dalle classi dominanti, le quali hanno tutti i mezzi per svuotarla di significato? Che lotta politica è mai quella che non metta al primo punto della propria iniziativa il sovvertimento degli attuali rapporti sociali di classe? E può dunque esistere una lotta di classe che va a toccare tali rapporti senza che vi sia uno scontro violento tra interessi contrapposti?

Certo, mandare in frantumi le vetrine non è una strategia di per sé sufficiente e vincente. Ma escludere a priori l’impiego della violenza mentre quotidianamente la si subisce in una molteplicità di forme, è già una resa all’avversario di classe.

Scriveva Ettore Conti in data 8 gennaio 1940: «E se ci si domanda che cosa deve fare la borghesia produttrice dinanzi alla lotta di classe, una sola è la risposta: saperla combattere.»

La borghesia ha sempre avuto le idee chiare in proposito. E tra i suoi corifei della lotta politica “pacifica” ha sempre trovato tanti Cacciari.

3 commenti:

  1. Fino alla caduta degli assolutismi il controllo sociale era ottenuto con la violenza. Dopo, con la "democrazia", si ottiene con l'ottundimento di menti e coscienze. Ma se non basta si ricorre al fascismo, braccio armato del capitalismo.

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  2. Però mi sembra che tu lo attenzioni un po' troppo sto Cacciari eh!

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  3. Uno cento mille Mangione anna venì!

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