mercoledì 22 gennaio 2025

In God We Trump


Non c’è bisogno di annettere il Canada e di occupare la Groenlandia. È già tutto annesso e connesso. È solo avanspettacolo, gommapiuma. Più precisamente: film western. Una delle imprese ideologiche più efficaci della storia dell’umanità: come trasformare la nascita di una nazione fondata sulla più cruda violenza, sulla disperazione e il genocidio in un’epopea di volontà, coraggio e speranza; in altre parole, come trasformare delle comunità di assassini più o meno biblici, un groviglio di vipere, in un bouquet di virtù. La mitologia della conquista, inventare il passato di un “grande Paese”, di una grande democrazia, anzi, la più grande democrazia del pianeta. Salvo che un negro non può sedersi allo stesso bar dei bianchi e fare i propri bisogni nel loro stesso cesso.

L’America è sempre stata votata alla legge del più forte, e a quella degli “eroi”. Cormac McCarthy, Michael Cimino o Tarantino ci hanno mostrato il secondo grado, per motivi di spettacolo; ma il terzo e il quarto grado della violenza americana restano sotto censura (*).

Il passato che inventiamo ha un futuro: tutti i demagoghi lo sanno. Le bugie riuscite, che incantano come i sogni dopo il tramonto, hanno la parrucca o qualcosa che le somiglia, come John Wayne, Berlusconi o quest’ultimo guitto diventato presidente. Da ieri, sul dollaro c’è scritto In God We Trump. Il cambiamento, cari politologi da strapazzo, sarà impercettibile per le cose che contano davvero. Per quanto ci riguarda, resteremo ciò che siamo: una colonia, tributaria, tra l’altro, del costosissimo gas che importiamo. Gli idioti di casa nostra (i più pericolosi quelli che hanno studiato qualcosa) gioivano per il blocco del Nord Stream 2 e poi per il suo sabotaggio.

(*) Per rifarci a cose dell’odierna follia capitalistica americana: dietro le fiamme di Los Angeles, dove non c’è acqua, c’è un semplice fatto: l’aver trasformato una zona siccitosa e semiarida in terreno agricolo intensivo. Quando Los Angeles fu fondata, nel 1781, contava una quarantina di abitanti messicani. Nel 1847, quando gli yankee, armi in pugno, conquistarono la California, gli abitanti erano 1.610. Poi 102.479 nel 1900; 1.970.358 nel 1950; 3.694.820 nel 2000; 3.821.000 nel 2023. Ma la cifra è fuorviante, perché bisogna contare le periferie, i tentacoli, l’immensità dell’area urbana. Arriviamo quindi a più di 18 milioni per la Greater Los Angeles. È la città più grande e più popolosa degli Stati Uniti occidentali e la seconda città più popolosa del Paese dopo New York, e una delle città più estese del mondo. Non serve immaginare complotti, bastano storia e geografia.

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