lunedì 20 gennaio 2025

Una domanda

 

Secondo Giordano Guerri, non dobbiamo temere il ritorno di un fascismo in stile Ventennio. Dobbiamo invece temere l’uso totalitario di internet e di ciò che gli gira intorno. E su questo, siamo d’accordo, un po’ meno sul fatto che l’intelligenza artificiale è utilizzata per uccidere centinaia di migliaia di persone. È quella attualmente usata da Israele, e che viene oltretutto sbandierata in modo propagandistico come la “nuova guerra” che diventerebbe capace di selezionare gli obiettivi!

Resta una domanda: perché la memoria del fascismo (oltralpe del nazismo) è il tema verso cui tutto converge, a cominciare dal librone dello stesso Guerri intitolato Benito? Perché tanti degli affascinati del genere fascista e dalle penombre dannunziane storcono il naso dicendo che lo sceneggiato televisivo su Mussolini è una parodia del personaggio?

Eh no, il personaggio era proprio tal quale, se non più caricaturale e “fuori di testa” nella realtà storica che nella finzione televisiva. Basterebbe leggere ciò che scrisse il generale Pietro Gazzera, a capo del dicastero della Guerra per cinque anni, dei suoi incontri bisettimanali con il duce, per farsi un’idea di chi fosse Mussolini. Come quando, nel 1933, un esercito di 300.000 uomini avrebbe dovuto invadere a sorpresa la Francia. Realtà storica, non finzione. Oppure leggere un altro libro, quello di Riccardo Mandelli: Al casinò con Mussolini. Eccetera.

Non ci stanno. Non piace che la gente possa vedere che cos’è stato il fascismo (dopo decenni di melenso antifascismo), che anzi nel filmato è rappresentato meno truculento di ciò che fu effettivamente. L’immaginazione corre dietro a quella storia senza mai recuperare. Fu sostenuto per convinzione, lasciato agire per viltà e opportunismo, da quelli che poi, quando fu troppo tardi, si posero in silente dissenso.

Per il resto c’è da chiedersi: chi legge più di certe cose in questo paese monotono, incupito e imborghesito male? “Il tempo migliore del viver nostro è finito”, ebbe a dire il Carducci in morte di Garibaldi. Chissà cosa avrebbe detto quarant’anni dopo! Per tacere dell’oggi, cioè di un’epoca che non ha più un minimo di gusto per la qualità, autenticità del vivere e del sentire-pensare.

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