mercoledì 21 agosto 2019

La nuova ondata di fascismo


Mariana Mazzucato, economista, docente di Innovation and Public Value all’University College di Londra, direttrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose e autrice di The value of everything (Il valore del tutto), da tempo racconta l’esigenza di un cambio di paradigma nei modelli economici dominanti, a partire da una consapevolezza: se non si cambia rotta il rischio molto concreto è quello di una nuova ondata di fascismo, perché gli effetti di scelte economiche sbagliate si misurano non solo sul Prodotto interno lordo, ma soprattutto sulla società.

Eccoli qua, ancora una volta vogliono salvare il capitalismo da se stesso paventando “una nuova ondata di fascismo”. Come se la crisi sociale fosse il portato di “scelte economiche sbagliate” e non il normale approdo cui giunge la società borghese nell’evoluzione del modo di produzione capitalistico. Come se la crisi storica della società borghese fosse riducibile a crisi politica e istituzionale, e non fosse invece il prodotto più genuino della crisi dei rapporti sociali borghesi, come insomma se il capitale non fosse esso stesso la contraddizione in processo.

Economisti del cazzo, credete di sapere tutto sugli inganni della circolazione e speculazione monetaria ma non sapete nulla di ciò che avviene alla base del modo di produzione capitalistico, perciò vi sfuggono completamente le determinazioni reali della crisi: crisi storica generale, non semplice perturbazione del ciclo economico e degli assetti politici “democratici”.

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Il capitale tende a ridurre il tempo di lavoro a un minimo, mentre, d’altro lato, pone il tempo di lavoro come unica misura e fonte della ricchezza; diminuisce il tempo di lavoro nella forma del tempo di lavoro necessario, per accrescerlo nella forma del tempo di lavoro superfluo, facendo del tempo di lavoro superfluo – in misura crescente – la condizione (question de vie et de mort) di quello necessario.

Com’è a tutti ormai evidente, per produrre una qualsiasi merce è necessaria una quantità di lavoro vivo (cioè di lavoro immediato) molto inferiore rispetto al passato. Oggi la quantità di prodotti disponibili non è determinata semplicemente dalla quantità del lavoro erogato, ma dalla sua stessa forza produttiva (*)

Il lavoro in forma immediata – e qui viene il bello e può constatarlo chiunque – sta cessando sempre più di essere la grande fonte della ricchezza, e dunque il tempo di lavoro cessa e deve cessare di essere la sua misura, così come il valore di scambio deve cessare di essere la misura del valore d’uso. Con tutte le conseguenze del caso, il pluslavoro della massa cessa sempre più di essere la condizione dello sviluppo della ricchezza generale. La produzione basata sul valore di scambio crolla, e ciò dimostra il carattere storico e transitorio della legge del valore, la quale non gode di proprietà “naturali” valide in tutte le epoche.

Questi economisti alla Mazzucato, dai lunghi e paludati curriculum, proprio non si raccapezzano con la realtà, e non vedono l’ora di lasciare i loro covi climatizzati per salire in montagna con lo sten a tracolla e combattere la nuova ondata di fascismo.

(*) Posto che la quantità di lavoro erogato nella produzione non è più la fonte principale per la creazione di ricchezza della società, va però chiarito, nel caso vi foste ubriacati all’osteria di Negri & C., che la premessa della produzione basata sul valore è e rimane la quantità di tempo di lavoro immediato, la quantità di lavoro impiegato, come fattore decisivo della produzione della ricchezza. Se la cosa vi sembra d'acchito contraddittoria, non importa, c'è sempre twitter con cui potete distrarvi. 

2 commenti:

  1. Grazie per il commento che non poteva che essere "critico".

    Saluti

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  2. Credo chen l'articolo della Mazzuccato sia una vera e propria minaccia. Il Potere, per ottenere il controllo sociale e lo sfruttamento, finchè ha potuto ha usato la violenza. Con la "democrazia" usa l'ottundimento di anime e menti, attraverso la corruzione e il consumismo, finchè è possibile. Poi sguinzaglia il suo braccio armato: il fascismo.

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