Quasi
a ricalco del mio ultimo post, Eugenio Scalfari ripropone questa domenica la
stessa mia riflessione:
La maggioranza è
indifferente, si occupa di se stessa, del suo presente e del suo futuro
prossimo. Le notizie che la riguardano direttamente interessano, ma tutte le
altre no. I problemi generali sono dunque seguiti da una minoranza e il sistema
mediatico cerca appunto di soddisfare questa loro curiosità.
Come
si vede si tratta di una riflessione non originale e che però coglie nella sua
semplicità uno spaccato di rilevante verità. Ciò che fa Scalfari nel rispondere
è menare il can per l’aia, parlando di federalismo europeo, citando ovviamente
Spinelli e quel di Ventotene, Mario Draghi e l’Europa, Angela Merkel e
l’Europa, Matteo Renzi e Italia ed Europa, papa Francesco e il mondo. La Bce,
la Bundesbank, e le varie altre istituzioni.
Così
come la maggioranza è indifferente ai problemi generali, anche Scalfari è indifferente
al problema di fondo: una volta raggiunta la famigerata federazione europea, quando
il debito pubblico e le politiche fiscali saranno comuni, eccetera, crede
veramente Scalfari che le grandi questioni del presente e del futuro troveranno
soluzione? Se tali obiettivi federativi saranno raggiunti, ci si arrangerà
meglio. Forse. E tuttavia le contraddizioni da cui nascono quei problemi
rimarranno intonse.
Ciò
di cui c’è bisogno è un cambio di paradigma, ma tale cambiamento è impedito
dalla natura stessa del sistema nel quale ci muoviamo. Si pensi solo
all’accumulazione di ricchezze improduttive, allo sperpero e dissipazione di
esse. Ma solo per ripetere le solite cose e tacerne moltissime altre.
Il cambiamento che prefigura Scalfari e la gente come lui, così miope, è sempre e solo in ragione dei cambiamenti che esige un’economia tributaria degli interessi del grande capitale, in cui la merce ormai guadagna più dalla sua distribuzione che dalla sua produzione (e vai dunque alle cause della crisi). Le anime comuni l’hanno ben capito e perciò disertano sempre più i temi evocati da Scalfari, nonché i seggi elettorali.
Il cambiamento che prefigura Scalfari e la gente come lui, così miope, è sempre e solo in ragione dei cambiamenti che esige un’economia tributaria degli interessi del grande capitale, in cui la merce ormai guadagna più dalla sua distribuzione che dalla sua produzione (e vai dunque alle cause della crisi). Le anime comuni l’hanno ben capito e perciò disertano sempre più i temi evocati da Scalfari, nonché i seggi elettorali.
È
un peccato che Scalfari non potrà vedere fino a che punto s’è sbagliato, di
quanto fosse antiquato il suo paradigma, fermo ancora a Ventotene.
paradossalmente l'europa salta prima sulle migrazioni che sulla crisi economica. il demente, icona dell' classe media intellettuale, non riesce a mettere in relazione queste due facce della stessa merdosa medaglia.
RispondiEliminala paralisi politica ad affrontare le migrazioni è veramente eloquente, dove per mettere pezze alla crisi internazionale dei profitti ancora riescono a comprare tempo.