giovedì 29 agosto 2019

Air du temps



Rischio povertà significa: “Avere un reddito disponibile inferiore al 60% del reddito medio nazionale”. 74 milioni di persone nella zona euro e 17,4 milioni di persone in Italia sono a rischio povertà. I working poor sono passati nell’Eurozona dal 10,9% nel 2007 al 14,4% nel 2017; in Italia, dal 14,6% al 18,6%. I lavoratori full time a rischio povertà erano il 7% nel 2007 nei Paesi euro e sono il 7,8% nel 2017; in Italia sono cresciuti dall’8,5% all’11,1%. Fonte Eurostat.

Sicuramente durante le trattative per la formazione del nuovo governo si è ampiamente, o anche solo marginalmente, parlato di questi dati e delle misure legislative e finanziarie per porre rimedio alla situazione.

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Vorrei chiedere ai più realisti del re che ogni tanto s'affacciano da queste parti: l’applicazione delle teorie neoliberiste ha allargato la forbice delle disuguaglianze sociali e aumentato la precarietà e la marginalizzazione. La vita di milioni di persone è stata barattata con le dinamiche del darwinismo sociale e dunque con la logica della competitiva in ogni ambito di vita. Questo è un dato di fatto conclamato. Se l’applicazione di una teoria economica dà questi risultati, perché non deve essere messa in discussione?

Fioccheranno le risposte.

mercoledì 28 agosto 2019

Il voto non paga



Ancora una volta avremo per presidente del Consiglio dei ministri un tizio che non è mai stato eletto dal cosiddetto “popolo sovrano”, e una maggioranza che non riflette la volontà degli elettori. È vero che le maggioranze governative si formano in parlamento, ma ciò conferma una volta di più che il sistema è capace di costruire il consenso e farsi legittimare al di fuori del rito elettorale.

La realtà neoliberista


C’è chi sostiene, magari con una punta d'ironia ma in tutta serietà, che “la realtà è neoliberista”. È vero, la realtà è dominata e plasmata dal capitale e dai relativi rapporti sociali, ma ciò non significa che la realtà borghese risponda ancora e sempre a criteri di necessità e razionalità.

Per molti secoli la realtà diventò e si mantenne feudale, monarchica e molto cattolica. Ad un certo punto, l’ancien régime diventò così irreale, cioè così privo di ogni necessità e così irrazionale, che dovette essere distrutto.

La realtà si manifesta nel suo sviluppo come necessità, ma nel corso dell’evoluzione storica tutto ciò che prima era reale diventa irreale, perde la propria necessità, il proprio diritto all’esistenza, la propria razionalità. Infatti, non tutto ciò che esiste in un dato momento storico è, senz’altro, anche reale.

Secondo la dialettica hegeliana, che non è qualcosa di astruso e insulso, tutto ciò che è reale nell’ambito della storia umana diventa col tempo irrazionale, è dunque già irrazionale per proprio destino, è sin dall’inizio affetto da irrazionalità. La tesi della razionalità di tutto il reale si risolve quindi secondo tutte le regole del ragionamento hegeliano nell’altra: null’altro esiste all’infuori del processo ininterrotto del divenire e del perire.

Che la storia della società umana trovi una conclusione definitiva nel modo di produzione borghese, nella “realtà neoliberista”, è una pretesa che trova smentita ogni giorno di più proprio in forza dello sviluppo delle forze produttive materiali della società, nelle irrisolte contraddizioni che tale sviluppo riflette nei rapporti sociali e di produzione esistenti.

P.S. : anche il nuovo governo pare diventerà reale, ove gli unici criteri di necessità e razionalità sono: non andare alle elezioni, durare per esistere. Hegel gli fa un baffo a questi. 

lunedì 26 agosto 2019

Uno spettro s’aggira e scuote il mondo alla velocità della luce



Ieri, in prima e quinta pagina, sul Sole 24ore, un articolo di Riccardo Sorrentino dal titolo virgolettato: «Super valuta digitale per battere lo yuan cinese». L’attacco: «Una valuta globale, come Libra. Per sostituire il dollaro durante la lenta ascesa del renminbi. È coraggiosa la proposta avanzata da Mark Carney, governatore della Bank of England, al Simposio Fed di Jackson Hole. Un’idea incompleta, ma “intrigante” che potrebbe risolvere il problema dell’instabilità finanziaria globale», vale a dire che «La funzione della nuova moneta sarebbe quella di risolvere i problemi generati dall’egemonia del dollaro e di evitare un destabilizzante e lungo duopolio con la valuta cinese».

Anche se l’articolo non lo dice, si tratterebbe sostanzialmente della vecchia idea keynesiana del Bancor, anche se nel caso odierno, pare di capire, si parla di una valuta globale come moneta elettronica  corrente e non solo di valuta per regolare gli scambi internazionali. La proposta è questa: una valuta virtuale basata su un basket di valute globali e fornita «forse attraverso un network di banche centrali». Sembrerebbe essere una buona idea, salvo che non credo gli Usa vogliano vedersi sostituire, di fatto, il dollaro, che funge da moneta di riserva internazionale, con una “valuta sintetica egemonica”. Poiché è proprio questo che infine accadrebbe.

Tutto ciò, si sostiene, «per equilibrare la domanda e l’offerta e ottenere così un’inflazione stabile».  Come se la causa del disequilibrio dipendesse da ragioni semplicemente finanziarie e legate al corso dei cambi.

È tipico degli ideologi borghesi (economisti destri e sinistri[*], politici, straccivendoli, ecc.) di prendere atto di una contraddizione reale e di rifugiarsi, nel tentativo di esorcizzarla, in escamotages d’ordine valutario e circolatorio. In tal modo la contraddizione perde il proprio carattere immanente per assumerne uno, per così dire, di carattere opzionabile. Qualche alchimia finanziaria e si sistema tutto, almeno fino al prossimo patatrac.

Il capitale non può esistere senza rivoluzionare continuamente tutti i rapporti sociali. Libra, o un’altra consimile moneta elettronica, dimostrerà una volta di più che il vecchio mondo e il suo logoro seguito d’idee è morto, ma la contraddizione tra valore e valore d'uso resta insuperata, con tutte le sue conseguenze.

[*] Gli economisti sinistri si mostrano convinti che il sistema possa essere ricondotto all’equilibrio agendo sulla spesa pubblica e una diversa redistribuzione del plusvalore, sorvolando bellamente su quali contraddizioni provochino realmente la crescente divaricazione tra domanda e offerta, la quale è solo l’effetto e non la causa.


venerdì 23 agosto 2019

Perché non possiamo non dirci materialisti


Come si fa a prendere sul serio un tizio che nel suo esilio volontario sul lago Bajkal porta con sé nell’ordine le icone di: san Serafino di Sarov, san Nicola, la famiglia imperiale degli ultimi Romanov, lo zar Nicola II, la vergine nera? Tuttavia qualcosa di buono si può recuperare anche nelle situazioni più disperate. A proposito dell’estetica corrente, Sylvain Tesson si  chiede:

Come ha fatto il kitsch a trionfare nel mondo? La corsa dei popoli verso il brutto rappresenta il principale fenomeno della mondializzazione. Per rendersene conto basta girare in una città cinese, osservare i nuovi codici di decorazione delle poste francesi o il modo in cui si vestono i turisti. Il cattivo gusto è il dominatore comune dell’umanità.

Sostanzialmente si può essere d’accordo con Tesson, anche se mi sembra eccessivo ridurre a principale fenomeno della mondializzazione il trionfo del kitsch. Forse in senso culturale e lato, ma non in quello generale. Dove Tesson sbarca completamente è quando sostiene, riferendosi alla Russia, che “Settant’anni di materialismo storico hanno completamente distrutto negli abitanti il senso estetico”. Non che ai tempi di Čičikov le anime morte avessero un senso estetico molto elevato.

giovedì 22 agosto 2019

La vita è tutta una questione di ...


I cinque punti in 24 ore sono già diventati tre, anche se non sono proprio gli stessi originari. Può essere che cambieranno ancora sia di numero sia di enunciato. Sull’altro versante si può scommettere che faranno di tutto pur di non andare a elezioni anticipate. Umanamente, parlo seriamente, vanno capiti: 15.000 al mese circa più altri benefit, soprattutto per coloro che non hanno mai avuto prima uno stipendio adeguato e regolare, diventano una conditio sine qua non. Quindi saranno disposti a ingoiare, dopo quelli della Lega, altri rosponi.

L’uomo è ciò che mangia, diceva un certo Feuerbach, e un suo giovanile ammiratore soggiunse più tardi che non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma, al contrario, è il loro essere sociale a determinare la loro coscienza.

Riassumo: la vita è tutta una questione di provviste.

a.a.a. ...














mercoledì 21 agosto 2019

Nostalgie canaglia



Ci fu un tempo nel quale, ad agosto, i giornali pubblicavano articoli sugli Ufo e altri presunti "misteri". Di solito in quel mese non cadevano i governi né i ponti, e anche per terremoti e inondazioni vigeva una tregua. Perciò nelle redazioni si arrangiavano con foraggio d'archivio. Col passare degli anni l'eccesso di spettacolarizzazione ha cambiato le cose, nel senso che i rettiliani hanno preso il sopravvento in ogni latrina mediatica da dove ci malmenano con le loro nostalgie diciannoviste e fregnacce boulangiste.

Il cervello in definitiva è solo memoria; basta orientarla. Infatti, questo genere di captazione mi rammenta una novella di Daphne du Maurier. In una gelida notte, un tizio rimane con i piedi imprigionati tra le radici di un albero piantato, a suo tempo, da una persona che lui odiava.


La nuova ondata di fascismo


Mariana Mazzucato, economista, docente di Innovation and Public Value all’University College di Londra, direttrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose e autrice di The value of everything (Il valore del tutto), da tempo racconta l’esigenza di un cambio di paradigma nei modelli economici dominanti, a partire da una consapevolezza: se non si cambia rotta il rischio molto concreto è quello di una nuova ondata di fascismo, perché gli effetti di scelte economiche sbagliate si misurano non solo sul Prodotto interno lordo, ma soprattutto sulla società.

Eccoli qua, ancora una volta vogliono salvare il capitalismo da se stesso paventando “una nuova ondata di fascismo”. Come se la crisi sociale fosse il portato di “scelte economiche sbagliate” e non il normale approdo cui giunge la società borghese nell’evoluzione del modo di produzione capitalistico. Come se la crisi storica della società borghese fosse riducibile a crisi politica e istituzionale, e non fosse invece il prodotto più genuino della crisi dei rapporti sociali borghesi, come insomma se il capitale non fosse esso stesso la contraddizione in processo.

Economisti del cazzo, credete di sapere tutto sugli inganni della circolazione e speculazione monetaria ma non sapete nulla di ciò che avviene alla base del modo di produzione capitalistico, perciò vi sfuggono completamente le determinazioni reali della crisi: crisi storica generale, non semplice perturbazione del ciclo economico e degli assetti politici “democratici”.

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domenica 18 agosto 2019

Revisionismi



Ieri, su Il Cazzettino di Venezia, un articolo a firma di Carlo Nordio si prendeva cura nientemeno che di Napoleone per un’intera pagina. Dopo aver elencato cose note e notissime, l’ex magistrato non mancava di metter al collo di Napoleone uno scapolare con l’immaginetta di Gesù: il prigioniero di Sant’Elena si sarebbe infine riavvicinato alla religione.

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Oggi, invece, sul Domenicale, Emilio Gentile dedica un articolo all’impresa fiumana di cui quest’anno ricorre inevitabilmente il centenario (vogliono fare di Trieste la capitale del revisionismo storico). Gentile traccia un sommario profilo psicologico dell’ineffabile poeta pescarese, cioè quello di “un eroe disoccupato, con la propria Musa inaridita, angosciato dall’invadente vecchiaia e afflitto da un penoso senso di vacuità esistenziale”. Infatti, prima d’allora a D’Annunzio di Fiume non era mai fregato un fico secco. L’avventura fiumana diede al poeta “una nuova stagione epica, uno stato di mistica esaltazione nazionalistica e rivoluzionaria”. Dopo i primi mesi, però, la popolazione fiumana ne ebbe le scatole piene delle sue “esaltanti orazioni dal balcone, delle carnascialesche esibizioni dell’anarchismo legionario”.

Dopo quel fallimento, D’Annunzio si ritirò per quasi un ventennio a Gardone Riviera, in una villa arredata kitsch e d’atmosfera mortifera, mantenuto da Mussolini, cioè dall’erario, dagli editori e creditori.

A Trieste s’è deliberata di recente la realizzazione di un monumento al più sguaiato promotore delle campagne nazionaliste e imperialiste (Libia, prima guerra mondiale, “Vittoria mutilata” …) e sponda del fascismo. Il monumento dovrebbe essere inaugurato per la ricorrenza del centenario dell’impresa fiumana, il 12 settembre. Il tutto per la modica cifra di 382 mila euro.

Da anni, scrive lo storico Angelo Orsi, una corrente mediatico-storiografica presenta Fiume come un luogo di libertà, che anticipò addirittura i movimenti degli anni Sessanta. Fiume fu invece la prova generale della Marcia su Roma, specie nel momento in cui la componente nazionalista ebbe il sopravvento su quelle anarco-libertarie presenti inizialmente. Lo ribadisce il sindaco di Rijeka (Fiume), Vojko Obersnel, che annuncia passi ufficiali con le autorità italiane, scrivendo tra l’altro: «Le iniziative che festeggiano l’occupazione delle terre degli altri, sono in opposizione con la politica europea, che, come una delle proprie basi, ha l’antifascismo».

Italia presidenziale



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In trepidante attesa di vedere l’improbabile ma non impossibile accrocco grillini / sinistra più idiota del mondo (in tal caso, Salvini, si scoprirà poi, è davvero un genio a sua insaputa), gustiamoci il ferragosto con cose più serie, tipo questa:


Ciò che sorprende di questa notizia, almeno per quanto mi riguarda, è l’esistenza di un “presidente dei controllori”. Dunque ci sarà anche un presidente dei conducenti di autobus, magari distinti in urbani e extraurbani, di metrò, di funicolare, di vaporetto. Dei gondolieri esiste pure un presidente, e anche dei bagnini di spiaggia, degli affittacamere (proprio questa mattina leggevo le dichiarazioni sul Corriere del Veneto di uno di essi) e chissà di che cos’altro. Ovviamente ognuno di questi presidenti ha almeno un vice, direttivi, segretari, cassieri, probiviri, e … .

sabato 17 agosto 2019

Per la Storia non fidatevi di Hollywood





Gli Stati Uniti d’America si sono detti di volta in volta contrari a nuove acquisizioni territoriali e contrari ai dazi commerciali, ma tutto ciò solo dopo che avevano fatto i loro porci comodi. Sto leggendo in questi giorni un saggio, Alamo, di Parco Ignacio Taibo II, nel quale si racconta come la battaglia di Álamo sia solo una grande bugia inventata di sana pianta, un mito che ha avuto per protagonisti una manica di delinquenti, di grassatori e truffatori seriali e che però ha prodotto più di 80.000 libri, e ancora oggi costituisce “il vero cuore del progetto imperialista degli Stati Uniti”.

Alexis de Tocqueville, che conobbe Crockett a Washington nel 1831, scrisse di “un individuo chiamato David Crockett, privo di qualsiasi istruzione, che legge con evidenti difficoltà, non ha proprietà, neppure una residenza fissa, e passa la sua vita cacciando, vendendo le prede abbattute e vagabondando nei boschi”.


PS: la Groenlandia non è semplicemente un'isola, come viene scritto in questi giorni, ma la più grande isola del pianeta, d'importanza rilevantissima dal punto di vista geo-strategico. Anche se i magliari di Washington non riuscissero a comprarsela tutta, nell'isola hanno già le loro basi militari su territorio di proprietà Usa


martedì 13 agosto 2019

A proposito di Salvini, di Renzi e Di Maio, e poi di …



È questa una legislatura ancora troppo giovane perché abbia voglia di morire senza aver sperimentato tutte le possibili varianti sopra e sotto il banco. Sappiamo fin troppo bene dove si può spingere la fantasia di una classe politica alle prese con i più meschini interessi personali e di entourage. In tali condizioni, non esiste alcuno spazio reale, sia pure interstiziale, per un qualsiasi reale cambiamento della situazione data. Ciò che si prospetta è sempre e solo la continuazione del rutilante mercato dello spettacolo politico.

Sul concetto di crisi di sistema, l’accordo sembra essere quasi generale, e tuttavia ci si trova più che mai divisi sull’analisi delle cause di questa crisi e sulle sue implicazioni. Anche perché in genere tali analisi trascurano, salvo discuterne gli aspetti per così dire événementiels, quanto è avvenuto negli ultimi decenni dentro i rapporti di produzione e di classe, dentro ogni istituzione ed ogni piega della formazione sociale, nella metamorfosi della forma-Stato in cui si compendia il dominio assoluto del capitale.

Stato che non è più in grado come prima di farsi carico di quei servizi atti a garantire la riproduzione generale delle classi se non nel vortice di un debito pubblico mostruoso e funzionale alla speculazione e alla rendita parassitaria. Se dunque non vogliamo pensare, perché si tratta di una critica ormai giudicata passatista, alle dinamiche di valorizzazione del capitale, che tutto sussumono, poniamo caso a un fatto arcinoto, ossia alle imposte che ineluttabilmente paghiamo mentre le grandi società di capitale versano oboli irrisori in rapporto ai profitti. Il privilegio fiscale è stato uno dei fondamenti del feudalesimo. Non mi pare che sotto tale profilo le cose siano molto cambiate.

lunedì 12 agosto 2019

[...]


I patrioti più furbi suonano a martello perché Roma venga difesa dall’assalto dei nuovi barbari. Per contro, i più realisti della galassia, esseri a sangue freddo, picchiano sul tasto della vendetta: si lasci ad Alarico l’onere di scrivere la prossima legge finanziaria, in tal modo il popolo, abbandonate le spiagge, si accorgerà della differenza tra la propaganda e la realtà, tra le tartine dell’hotel e il pane secco nel frigorifero. In un paese non ci si annoia mai quando cambia così spesso il governo.


giovedì 1 agosto 2019

Il solito "problema enorme" che Calenda s'offre di risolvere




Prima di aprire bocca su quel tema sarebbe doveroso, soprattutto per chi ha accesso ai grandi mezzi di comunicazione, informarsi su come stanno effettivamente le cose, per esempio leggendo questo articolo. Che non nega i problemi e nemmeno vuole ridimensionarli, ma li inquadra nella loro giusta prospettiva, tra l’altro spiegando che cosa sono effettivamente le prove INVALSI e a che cosa servono (o non servono).

Se poi ci si vuole fare un'idea di come stanno le cose a livello internazionale, si può partire da questo sito e poi dai link che segnala. Si scoprirà che in realtà l'inferno dell'analfabetismo è più affollato di quanto credessimo.