mercoledì 3 aprile 2019

Le leggi più controverse


A proposito di democrazia, c’è qualcosa di più totalitario del totalitarismo del profitto, ossia dei poteri industriali e finanziari determinati a trasformare in merci le risorse umane e della natura? Eppure c’è una forte corrente negazionista, gente che non fa che dirci che questo è il prezzo da pagare per i feticci in godimento. Per il resto, aria, acqua e cibo avvelenati, periferie metropolitane terra di nessuno, disoccupazione e precariato sistemico, povertà come stigma sociale, crisi infinita, bische e disastro della vita, privatizzazione della sanità, decadimento verticale dell’istruzione pubblica, sacrifici propiziatori per la “crescita”, parassitismo degli evasori fiscali, rimbambimento di massa in modo che non c’è più bisogno di nascondere cinismo politico, ignoranza e arroganza di ogni tipo.

La bulimia del capitale s’è mangiata la democrazia un po’ dappertutto, rendendo evidente, non ancora ai più ostinati, che il voto non paga.

Le nuove grida di recessione denunciano una volta di più la fragilità dell’equilibrio capitalistico nella fase della sua crisi storica. Mai come nella nostra epoca si è vista una tale accumulazione di ricchezza improduttiva in possesso di un’oligarchia che giudica, a sua ragione, poco profittevole investire nella produzione di merci destinate a non trovare sbocco. Le leggi marxiane ritenute più controverse dai topi di fogna del liberalismo, trovano verifica concreta: la caduta tendenziale del saggio del profitto e la pauperizzazione assoluta. 

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