C’è trepidante attesa sul mercato librario francese. Il 10 dicembre uscirà l’attesissimo Diario
di un prigioniero (Journal d’un prisonnier). Si potrebbe supporre che si tratti di un detenuto
con una palla al piede, soprattutto perché è appena uscito nelle sale francesi l’adattamento
cinematografico del racconto di Jean Valjean, creato dalla penna di Victor Hugo. La vicenda
di un uomo uscito di galera dopo una condanna ventennale ai lavori forzati a causa di un
furto commesso per fame (*).
E invece le memorie di prigionia che stanno per uscire per i tipi delle edizioni Fayard – il
marchio è stato recentemente acquisito dal multimiliardario di estrema destra Vincent
Bolloré – riguardano un ex galeotto che ha trascorso non più di venti giorni nel prestigioso
carcere di La Santé a Parigi, nutrendosi quasi solo di yogurt.
Si tratta del marito di Carla Bruni, condannato a cinque anni di carcere per corruzione
internazionale e finanziamento politico illecito, che ha iniziato a scontare la pena il 21
ottobre. Sebbene sia riuscito a evitare l’incarcerazione immediata dopo il verdetto (come è
avvenuto per i suoi coimputati, l’intermediario Alexandre (Ahmad) Djouhri e il banchiere
81enne Wahib Nacer, rilasciato il 28 ottobre), il tribunale non gli ha permesso di attendere
il processo d’appello (le udienze sono previste da marzo a giugno) in libertà e nemmeno
agli arresti domiciliari (**).
Il prigioniero, meno di tre settimane dopo, il 10 novembre, è stato rilasciato dalla Corte
d’Appello di Parigi, che ha stabilito che non rappresentava un rischio di fuga e lo ha posto
sotto sorveglianza giudiziaria. I giudici di primo grado avevano giustificato l’ordine di
custodia cautelare immediata con la “gravità eccezionale” dei reati.
Al povero Nicolas, questo il nome del marito della Bruni, sono state imposte alcune dure
condizioni. La più importante, e decisamente disumana, fu che non gli fu permesso di
incontrare di persona il ministro della Giustizia in carica, Gérald Darmanin, durante il
periodo precedente al processo. Darmanin, ex collega di partito di Nicolas, gli ha comunque
fatto visita in carcere il 29 ottobre, durante la sua fulminea detenzione.
Il settantenne ha maturato profonde intuizioni filosofiche durante la sua prigionia. “Simile
a un soggiorno nel deserto”, scrive su X, “la prigione rafforza la vita spirituale interiore” (A
l’image du désert, la vie intérieure se fortifie en prison). Dunque, Nicolas dovrebbe
rimpiangere che il suo periodo dietro le sbarre sia stato troppo breve perché potesse davvero
beneficiare di questo vantaggio.
(*) A firma del regista Éric Besnard, con protagonista Grégory Gadebois, già col. Hubert-
Joseph Henry nel film di Polanskiy L’ufficiale e la spia.
(**) L’imprenditore libanese Ziad Takieddine ha raccontato più volte di aver trasferito
milioni di dollari su un aereo privato da Tripoli all’aeroporto Le Bourget e di averli
consegnati al braccio destro di Sarkozy, Claude Gueant (già ministro dell’Interno e
segretario generale della presidenza della repubblica, per l’affare libico è stato condannato ad un anno). In particolare, Takieddine era un concorrente di Djouhri nel commercio di armi
e nella mediazione in Libia.