Post dedicato al sig. Graziano Delrio
Si finge preoccupazione per il cambio di proprietà di un paio di giornali. Liberal-cialtroni e filosionisti possono stare tranquilli: la linea editoriale, ossia ideologica, non cambierà. Non c’è da preoccuparsene in un sistema totalitario come il nostro, che con feroce delicatezza ci garantisce una certa opulenza in cambio di sostanziale obbedienza e credulità. Salvo e di rigore la “disciplina nella spesa pubblica”, vale a dire ulteriori tagli ai servizi.
Siamo a tutti gli effetti nel pieno di una situazione rivoluzionaria, tanto che si discorre ad ampio raggio di “distruzione creativa”, guidata ovviamente dall’intelligenza artificiale. Tradotto: affossare il vecchio capitale industriale a favore della “innovazione di frontiera”. Non possono che venire in mente le parole di Marx del Manifesto. Poi, di qui a un lustro o due, quando ci si accorgerà che il “nuovo” capitalismo si troverà di fronte ad ancor maggiori difficoltà nel far compiere il necessario salto organico al capitale, saremo tutti nella merda. Chi più e chi meno, al solito.
In nome della “distruzione creativa” passeremo dalla corsa al riarmo alla produzione bellica tout court. Dal lato popolare (chiamo così l’astrazione interclassista), nessuno vuole distruggere tutto e invece ognuno tende a conservare la posizione acquisita. La cosiddetta maggioranza globale non chiede una rivoluzione, nonostante l’accumulo di gigantesche contraddizioni.
Ci accontentiamo, di volta in volta, di un buon natale, con tutti gli eccessi connessi, compresa la libertà di credere o non credere nel momento stesso in cui piazziamo il bambinello ebreo nel presepe. Il natale è una pietra miliare cruciale nella storia, l’individuo la cui memoria viene onorata era una persona a dir poco straordinaria. Mi chiedo se oggi Gesù sarebbe un colono israelita con il mitra o un soldato di Netanyahu? In tal caso, un assassino.


