Forse sapete già tutto sul terbio, tuttavia lo racconto lo stesso. È il cugino, da parte di padre
svedese, di erbio, itterbio e ittrio. È un drogante, migliora le proprietà di vari materiali. Per
procurarselo bisogna rivolgersi ai cinesi e ci vogliono mesi, mentre i perfidi statunitensi se
lo procurano dalla stessa fonte in poche settimane. Da quanto precede, avrete capito che: 1)
il terbio appartiene al gruppo delle terre rare (lantanidi); 2) che la chimica riguarda la
competizione geopolitica e commerciale, dunque non è come la fisica teorica, diventata un
ramo della teologia.
Il processo di estrazione di terre rare non è solo economicamente costoso, ma ha anche gravi
conseguenze ambientali. Ciò solleva la questione della sostenibilità delle energie
rinnovabili, che si basano su tecnologie che consumano grandi quantità di metalli.
Ieri, la Commissione Industria dell’UE ha presentato a Bruxelles nuovi piani per
l’approvvigionamento di terre rare (RESourceEU). A tale riguardo, sta circolando un
rapporto allarmante dell’agenzia di stampa statunitense Bloomberg. Secondo il rapporto, le
aziende statunitensi stanno giocando duro nella lotta per l’accesso alle terre rare,
eliminando sempre più i concorrenti europei che potrebbero esaurire queste materie prime
insostituibili nel giro di pochi mesi. Bloomberg basa le sue conclusioni sulle dichiarazioni
di trader di materie prime e imprenditori con una visione diretta dell’attività di mercato.
Il piano presentato dalla Commissione Industria prevede investimenti dedicati per “catene
del valore integrate delle materie prime critiche con l’Ucraina, i Balcani occidentali e il suo
vicinato meridionale”. Insomma, nelle trincee ghiacciate gli ucraini non stanno soffrendo e
morendo per nulla.
Inoltre, “l’UE sostiene l’Alleanza per la produzione di minerali critici del G7, guidata dal
Canada”. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha accelerato le guerre per le risorse.
Washington ha messo gli occhi sulle risorse minerarie della Groenlandia, così come lo
scazzo con Ottawa riguarda soprattutto le terre rare e non la pesca del salmone. Il Canada
possiede ingenti giacimenti di terre rare e intende dedicarsi non solo all’estrazione, ma
soprattutto alla lavorazione.
Anche un certo numero di paesi africani ha iniziato a lavorare su progetti a diversi stadi, tra
cui il Sudafrica (Progetti Glenover e Phalaborwa), l’Angola (Progetto Longonjo), il
Madagascar (Tatalus), il Malawi (Kangankunde, uno dei più grandi giacimenti di terre rare
al mondo), il Mozambico (Projet Xiluvo REE), la Namibia (Lofdal Heavy), l’Uganda
(Progetto Makuutu), e la Tanzania (il Progetto Ngualla).
L’accordo di pace tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, del 27 giugno 2025,
garantisce agli Stati Uniti l’accesso a diversi siti di estrazione del litio. E tuttavia, nell’ambito
della Belt and Road Initiative, i colossi industriali cinesi, come Zijin Mining, stanno già
sfruttando siti chiave, tra cui la più grande riserva di litio al mondo a Manono , nel sud-est
della RDC.